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4 santi che ci insegnano ad essere più pazienti e meno frenetici

SAINT CLAIRE FRANCIS

Chiara e Francesco di Assisi

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 19/02/21
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Nel nuovo libro di padre Felice Accrocca i protagonisti sono una madre e un figlio, una “guida carismatica” e la sua discepola

«Oggi siamo sempre meno pazienti. Eppure la pazienza ci porta sulla via della santità». La pazienza, come l’attesa, dona sapore alle cose. E lo sanno anche i santi. Monsignor Felice Accrocca, ne ha parlato nel libro “Elogio della pazienza”, pubblicato da Libreria Editrice Vaticana.

Le pagine del libro sono incentrate «su quattro personaggi e sulle loro storie». Si tratta, indubbiamente, di storie “vere”, ricavate dalle molte autorevoli fonti storiche che abbiamo a disposizione. «Quattro storie – premette Accrocca – ma non quattro mondi diversi: i primi due protagonisti sono infatti madre e figlio (Monica e Agostino), mentre gli altri (Francesco e Chiara) appaiono indissolubilmente legati dalla sequela di Gesù povero, un percorso sulle vie di Dio nel quale l’uno fu guida sapiente per l’altra».

Quattro storie che “frenano” le nostre corse, i nostri ritardi

Quattro itinerari diversi, attraverso cui i protagonisti hanno dovuto apprendere sulla loro stessa pelle cosa significhi aver pazienza, non stancarsi, non irrigidirsi, non deflettere dai propri obiettivi. Quattro storie che possono insegnare tanto a persone come noi, sempre di corsa, sempre in ritardo, incapaci di attendere anche un minuto in più, ai quali è stato tanto difficile abituarsi alla quarantena forzata che il Covid-19 ci ha imposto.


SAINT JOSEPH
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D: Come è nata l’idea di scrivere un libro dedicato alla pazienza?

R: «Nel 2016 feci lo schema di quello che doveva essere questo volume. È rimasto tale per qualche anno. L’anno scorso dovevo fare delle trasmissioni per una tv locale. E pensai di orientarne quattro ad ogni personaggio del libro. Poi quando c’è stato il lockdown: ho avuto più tempo per riflettere, scrivere. E così l’ho completato».   

D: Perchè ha scelto proprio quei quattro personaggi e non altri?

R: «Perchè Francesco e Chiara sono, da tempo, oggetto dei miei studi tradizionali. Agostino e Monica hanno un loro fascino legato alle “Confessioni”. Ed ecco le due coppie: la madre e il figlio, e il Seguace di Dio, Francesco, e la sua discepola, Chiara».



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D: Monica che donna è? E suo figlio Agostino?

R: «Monica è una donna di fede schietta. Lei però vorrebbe forzare i tempi. Vorrebbe che la conversione di Agostino, avvenisse presto. È molto impaziente. Invece Dio le fa capire che deve perseverare nella preghiera. Infatti l’itinerario della conversione di Agostino è lungo 14 anni. Dio ha i suoi tempi, una sua pedagogia, che non coincide con la nostra. Agostino è passato dal manicheismo al neoplatonismo. Ma non si è stancato di cercare. A un certo punto si era quasi intestardito che non dovesse più tornare nella Chiesa Cattolica. Alla fine ha trovato quello che cercava, proprio laddove era convinto non ci fosse. Quindi bisogna essere pazienti nell’attendere i tempi di Dio. Lui ha i suoi progetti ai quali dobbiamo adeguarci».

SAINT MONICA

Wikipedia PD

Santa Monica e accanto a lei suo figlio Agostino.Nelle ultime settimane di gravidanza, le donne diventano spesso impazienti. Se succede anche a voi, rivolgetevi alla madre di Sant'Agostino, che mostrò un'incredibile pazienza nei confronti del figlio (è anche colei a cui rivolgersi se i figli sono una delusione, ma speriamo che non sia il vostro caso!)

D: La pazienza, però, nella vita di San Francesco ha un volto diverso.

R: «Si. In Francesco la pazienza ha un volto multiforme. C’è innanzi tutto pazienza nel soffrire fisicamente. Le sue patologie fisiche sono molteplici, dolorose. La cecità progressiva è un problema che riporta quando torna dall’Egitto, come testimoniano i suoi compagni. Era una infezione che gli procurava dolore sopratutto quando era esposto alla luce: una sensazione come quella di avere degli spilli negli occhi. Poi, Francesco ha avuto tanti altri problemi, negli ultimi anni era un relitto. Subì anche un’operazione da parte di un celebre medico oculista, ma senza successo. Un altro medico gli perforò entrambi gli orecchi, senza alcun risultato. Nel suo caso, “paziente” può essere aggettivo, ma anche sostantivo, il paziente cioè il malato».



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D: Il santo di Assisi è stato paziente anche con i suoi seguaci.

R: «Francesco deve esercitare la pazienza da diversi punti di vista. Come accettare visioni diverse della vita religiosa tra i suoi seguaci. Questo non è stato meno doloroso per lui. Poi sperimenta, ad un certo punto della sua vita il buio, l’assenza di Dio. Vive un momento che potremo definire depressivo, da un punto di vista clinico. Come se Dio non gli parlasse più. È un vero e proprio martirio della pazienza in cui il santo di Assisi si mantiene fedele al Signore».

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D: La pazienza è uno di quei requisiti che portano alla santità?

R: «Il martirio della pazienza è connaturale quasi al percorso di santità. La pazienza dice tante cose. Dice che abbiamo vinto l’irascibilità, i sentimenti di vendetta. Senza pazienza non si può diventare santi. E perciò tanti santi hanno dovuto conquistarla, in fondo, in una maniera o nell’altra».


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D: Invece perchè l’ha colpita Santa Chiara?

R: «In Chiara la pazienza ha un altro volto. Quello della tenacia. Una persona tenace non demorde. Chiara si sintonizza su un obiettivo. E’ stata la prima donna della Chiesa a scrivere una Regola per le donne. Solitamente, nel Medioevo erano gli uomini a scriverle per loro stessi o su di loro. Chiara è stata molto tenace. Non solo l’ha scritta, ma ne ha chiesto anche la conferma papale. E ha lottato fino in fondo per ottenerla. L’approvazione avvenne il 9 agosto 1253 da Papa Innocenzo III. Il giorno dopo un frate le portò la lettera del pontefice con la bolla e il sigillo. Chiara la portò alla bocca e la baciò. Il giorno dopo morì. Come a dire: “ora me ne posso anche andare in Cielo”. Ma fino a quel momento aveva lottato a denti stretti per raggiungere il suo obiettivo. La testardaggine, che può diventare un limite, in questo caso è una virtù. Bisogna essere costanti per essere pazienti!».

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Santa Chiara – 11 sierpnia

D: Padre, oggi riusciamo ancora ad essere pazienti?

R: «Oggi è sempre più difficile esserlo. La pazienza prevede un’attesa. Ma tutti faticano ad aspettare perchè si vuole tutto e subito. Facendo così non si prova più soddisfazione per niente. E’ come un bambino che gioca tutto il giorno con lo stesso giocattolo. Poi si scoccia. E ne vuole un altro. Un bambino oggi nella camera ha più giocattoli che in un negozio! Anche i giovani oggi sono meno ilari di quanto lo erano ai miei tempi. Vedo volti tristi. Non conoscono l’attesa. E la gioia dell’incontro spesso non c’è più. Voglio ricordare l’atmosfera gioiosa che si respirava nel “Sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi nell’attesa del “dì di festa”. Quando finisce l’attesa finisce anche la festa. Perciò oggi più che mai avremmo tanto bisogno di più pazienza!».


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