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Sente la figlia dal Paradiso: così il Covid cambia la vita a un non credente

Il "re del lscio" reggiano è sopravvissuto al covid. E la sua vita, anche a livello spirituale, è cambiata.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/02/21
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Cinquanta giorni di lotta contro il virus, la morte vicina, i gruppi che pregavano per lui: la trasformazione spirituale di Tavernelli, il “re del liscio”

La vita di Felice Tavernelli non è cambiata per i suoi successi musicali e il suo carisma. Ma per il “re del liscio” dell’Emilia la svolta è arrivata dopo essere sopravvissuto a 50 giorni d’inferno in ospedale a causa del Covid, ed ora, per lui, non credente, si è accesa una “nuova luce”.

Ciò a cui ha assistito durante la malattia gli ha aperto il cuore: gruppi che pregavano per la sua guarigione, il diacono dell’ospedale di Reggio Emilia che lo consolava e lo supportava, la presenza della figlia, morta prematuramente nel 2017 per un incidente stradale. «Ora la vedo in Paradiso», spiega alla Gazzetta di Reggio (15 febbraio).

“Sentivo la mano di mia figlia sulla fronte”

«Sono stato sottoposto a terapie pesantissime – dice Tavernelli, raccontando come ha vissuto il Covid – e mi sentivo sempre più debole. Poi la terapia intensiva, durissima, per venti giorni. E ogni giorno poteva essere l’ultimo. Nella testa ti passano tanti pensieri e tanti volti. Mia moglie, i mie nipoti, mia figlia… Poi sentivo la mano di mia figlia sulla fronte, e trovavo la forza di reagire. Un giorno, è passato il diacono e mi ha detto che era stata ricoverata anche mia moglie. Un’altra mazzata. Per fortuna lei si è ripresa abbastanza velocemente».


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I gruppi di preghiera

Tavernelli è uscito «diverso, cambiato» dal Covid. «Io non sono credente. Ma ho saputo che tantissimi amici e conoscenti, mentre ero all’ospedale, si riunivano in piccoli gruppi di preghiera. Per me. Perché guarissi, Perché potessi tornare a casa. Questo mi ha fatto pensare molto. Vedere le cose in modo diverso. Adesso mia figlia – e la voce viene inghiottita dall’emozione – la vedo in Paradiso».


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“Ero disperato”

«Nessuno – sottolinea il “re del liscio” reggiano – può immaginare cosa significhi essere contagiato dal Covid ed esserlo così pesantemente come è capitato a me. Sono stato per cinquanta giorni ricoverato al Santa Maria. Ho visto di tutto. Sentito ogni cosa. E sì – la voce si rompe – ci sono stati momenti in cui ho pensato di non farcela. Di non avere più la forza di reagire. Ero disperato. Sì, disperato».

«Non dimenticherò la professionalità, la serietà e l’umiltà del personale sanitario, a partire dagli infermieri. I loro sguardi – chiosa Tavernelli – sono stati cura».


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