San Claudio de la Colombière paragona la piccola sofferenza che affrontiamo in ogni Quaresima a quella che Gesù ha sperimentato sulla croceDurante la Quaresima, la Chiesa stabilisce dei giorni specifici in cui i fedeli cristiani sono incoraggiati a digiunare dal cibo e ad astenersi dalla carne. Il digiuno è solo il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, mentre l’astensione dalla carne vale per ogni venerdì di Quaresima.
E tuttavia ancora ci lamentiamo!
La Chiesa ha abbassato l’asticella nel corso dei secoli, e ha ridotto le restrizioni al punto che è relativamente facile rispettare queste mortificazioni corporali di base. Malgrado queste modifiche, siamo esseri umani deboli, e rifuggiamo qualsiasi tipo di penitenza.
San Claudio de la Colombière ha offerto una riflessione su questo argomento nel suo libro Le Sante Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo, e ci incoraggia a guardare a Gesù per renderci conto di quanto sia esigua la nostra sofferenza se paragonata alla Sua.
“In che modo [Gesù] ha sopportato tormento e umiliazione? In ogni parte del Suo corpo, in tutti i Suoi sensi e in ogni modo possibile… È strano che dopo questo la gente critichi le mortificazioni corporali… la vera penitenza include anche l’umiliazione del corpo. Quella di Gesù è stata infinita, non solo perché tutte le Sue sofferenze sono state accompagnate da vergogna e ignominia, soprattutto dalle percosse sul volto, la flagellazione e la crocifissione, ma anche perché gli hanno sputato addosso, è stato trascinato nel fango, vestito come un lunatico come un finto re per la punizione della lussuria e della vanità e per dare una testimonianza pubblica al dolore che ha sopportato a causa loro. Se contemplate Gesù in questa condizione, rimarrete profondamente colpiti, e se considerate voi stessi vi vergognerete forse per il fatto di assomigliare tanto poco ai peccatori penitenti”.
Quando pensiamo a questa immagine di Gesù, inoltre, quello che la Chiesa ci chiede in termini di digiuno è molto poco.
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“Iniziamo digiunando, che è una questione di necessità. Nulla mostra più chiaramente quale piccola penitenza abbiamo della disobbedienza a questo riguardo. Abbiamo ahimé commesso peccati che quarant’anni di digiuno a pane e acqua non riuscirebbero a espiare, e la Chiesa, la nostra buona madre, riduce tutto a quaranta giorni! E a quale tipo di digiuno? Così leggero e così semplice nella nostra epoca, e tuttavia non riusciamo a deciderci a seguirlo”.
Ci sono sicuramente molte giuste ragioni di salute che dispensano una persona dal digiuno e dall’astinenza. Ciò non vuol dire, però, che chiunque sia dispensato da questa pratica.
Se avete mai pensato che le linee guida della Chiesa sul digiuno e l’astinenza siano troppo ristrette e difficili da sopportare, meditate sulla sofferenza di Gesù sulla croce!
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