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Cristiani assassinati a centinaia in Etiopia. Una tragedia attuale

ETIOPIA
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Francisco Vêneto - pubblicato il 15/02/21
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Il dramma del massacro dei cristiani nel nord del Paese sta passando praticamente inosservato sui cosiddetti “grandi media”Cristiani assassinati a centinaia in Etiopia: la tragedia che colpisce la regione del Tigrai, nella zona settentrionale del Paese, sta passando praticamente inosservata sui cosiddetti “grandi media”, ma non sfugge all’attenzione della Chiesa.

Regina Lynch, alla guida dei progetti della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ha denunciato il brutale sterminio dei cristiani, sia laici che religiosi, nella zona di frontiera dell’Etiopia con Sudan ed Eritrea.

I cristiani locali, che seguono la Chiesa Copta Ortodossa Etiope, rappresentano circa il 95% della popolazione di questa zona del Paese. La violenza che li colpisce, secondo la fondazione pontificia, non è dovuta alla religione in sé, ma a un conflitto politico intensificatosi dopo il rinvio delle elezioni parlamentari prevista per il 29 agosto 2020.


Aksum Ethiopia; CHURCH
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“Il partito nazionalista Fronte del Popolo per la liberazione del Tigrai (PFLT), nel settembre successivo, ha organizzato autonomamente, e senza autorizzazione da parte del Governo nazionale, elezioni regionali nello stesso Tigrai, il che ha determinato una crisi politica e il conseguente intervento militare”, ha spiegato Regina Lynch.

Gli scontri sono esplosi quando il Primo Minsitro Abiy Ahmed ha inviato truppe federali nella regione, a quanto sembra accompagnate da truppe della vicina Eritrea, per lottare contro il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigrai (PFLT). Una delle fonti della fondazione pontificia ha infatti confermato che “il problema è che le truppe eritree sono state coinvolte dall’inizio. Il Governo lo ha negato, ma sono state le truppe eritree a commettere gli omicidi nella parte orientale e nord-occidentale del Tigrai”.

Cristiani assassinati a centinaia

“È quasi impossibile confermare le cifre, ma abbiamo ricevuto notizie di persone uccise dalle truppe eritree ad Irob, Zalambassa e Sebeya. Ho anche sentito di decine di persone, compresi sacerdoti, uccisi in chiesa a Gietelo, Gulemakada”, ha proseguito la fonte.

Regina Lynch ha ricordato che “centinaia di cittadini vengono uccisi nel conflitto in corso nella regione del Tigrai. Nessuno conosce il numero esatto dei morti ma ci è stato riferito che ci sono sacerdoti e leader ecclesiastici fra di loro. Negozi, scuole, chiese e conventi sono stati rapinati e distrutti. Migliaia di persone hanno abbandonato le loro case. Molti hanno attraversato il confine con il Sudan, ma altri hanno cercato rifugio in aree remote, nelle montagne, senza acqua né accesso al cibo”.



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La responsabile della fondazione ACS ha anche menzionato il probabile assassinio di 750 persone a novembre in occasione di un attacco alla chiesa ortodossa di Santa Maria di Sion (Maryam Tsiyon), ad Axum, dove secondo un’antichissima tradizione etiope è custodita l’Arca dell’Alleanza.

“Non siamo riusciti a verificare i dati esatti di questo episodio, che rappresenterebbe un vero massacro. Viaggi nella regione attualmente non sono possibili e le comunicazioni sono molto limitate, ma abbiamo ricevuto conferme di una serie di uccisioni e di attacchi a persone innocenti in molte parti della regione e anche nell’area di Aksum. La popolazione è terrorizzata”.

Oltre a questo, la fondazione pontificia ha denunciato che nel dicembre 2020 potrebbe essere stato perpetrato un altro massacro nella chiesa di Maryam Dengelat, con oltre 100 morti.

Situazione allarmante e grande difficoltà di accesso alle informazioni

La verifica dei numeri, ha sottolineato la Lynch, è resa quasi impossibile dall’isolamento imposto alla regione:

“La situazione nel nord dell’Etiopia è allarmante. Le comunicazioni sono precarie. La regione è rimasta totalmente isolata dal resto del mondo, senza Internet né telefono. Le notizie che riescono ad arrivarci sono tremende. Si tratta di un problema politico, ma quanti pagano con la propria vita sono cittadini e civili. È una situazione terribile. La sofferenza di così tante persone deve essere alleviata, e deve essere portato conforto alle nostre sorelle e ai nostri fratelli cristiani che sono isolati dal mondo in una situazione di angoscia, minacciati dalla violenza e dal terrore. Al momento è quasi impossibile avere accesso alle informazioni, ma stiamo cercando soluzioni per sostenere la Chiesa locale. Chiediamo a tutti di unirsi alle nostre preghiere per questo Paese, per la sua Chiesa e per il suo popolo”.