Il massacro è avvenuto durante un assalto delle truppe filo governative. Ecco cosa è accaduto nella città santa di Axum
Difendevano la chiesa dove è conservata l’Arca dell’Alleanza: strage di cristiani ortodossi nella città santa di Axum, nella regione del Tigrai, in Etiopia.
Qui, dallo scorso novembre, infuria una guerra fratricida fra la popolazione locale, che chiede maggiore autonomia, e il governo etiope, guidato dal Premio Nobel per la pace 2019 Abiy Ahmed, che di pacifico sta dimostrando di aver ben poco. Se è vero infatti che Abiy Ahmed portò a termine la guerra decennale con l’Eritrea, la ribellione in atto nel Tigrai la sta soffocando nel sangue (Il Sussidiario, 13 gennaio).
L’Arca dell’Alleanza
Neppure l’Arca dell’Alleanza e i cristiani sono stati risparmiati dall’orrore della guerra del Tigrai, ancora tutto da svelare. Circa 750 persone sono state massacrate nella città santa di Axum, dove avrebbe abitato la regina di Saba. La quale secondo la leggenda avrebbe ricevuto da re Salomone e portato in Etiopia, l’Arca, tuttora, custodita da un monaco, in una cappella del tempio ortodosso dedicato a Maria di Sion, proprio nella piazza dell’obelisco.
L’arca dell’Alleanza, secondo la Bibbia, era una cassa di legno d’acacia con un coperchio d’oro, utilizzata per custodire le Tavole della Legge date da Dio a Mosè sul monte Sinai. Essa costituiva il segno visibile della presenza divina in mezzo al popolo di Israele.
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Come è avvenuto il massacro
Secondo diverse ricostruzioni effettuate ascoltando i testimoni fuggiti verso sud, autori del massacro nel Tigrai contro i cristiani ortodossi, sarebbero le truppe federali etiopi e le milizie alleate della regione Amhara.
I fedeli che si trovavano nella chiesa ortodossa dedicata a Maria di Sion sarebbero stati uccisi per difenderla. Avrebbero udito i soldati Amhara, arcinemici dei tigrini, gridare che l’Arca doveva essere portata ad Addis Abeba. I soldati avrebbero ucciso senza pietà i dimostranti usciti dalla chiesa (Avvenire, 12 gennaio).
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Attaccata anche la sacra moschea Nejashi
La notizia del massacro di cristiani nel Tigrai, è stata confermata da diversi testimoni. Confermato che anche uno dei luoghi sacri dell’islam etiope, la moschea Nejashi a Wukro, costruita dai compagni di Maometto, è stata colpita e danneggiata.
Dal Sudan, dove 60mila i tigrini sono fuggiti dal conflitto nei campi profughi, arrivano conferme della lunga catena di orrori. Dai sequestri di massa, alle torture, agli stupri e agli omicidi etnici di civili. In rete è stata pubblicata una lista di 400 vittime tigrine ammazzate dagli etiopi.
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La testimonianza del sacerdote cattolico eritreo
Secondo Mussie Zerai, sacerdote cattolico eritreo, che vive in Italia dove si occupa di migranti e di rifugiati politici dall’Eritrea e dall’Etiopia, «questa violenza senza distinzioni vuole creare odio e discriminazione fra la popolazione locale, che è attaccatissima alla propria religione, per fomentare il clima di violenza».
Inoltre, ha detto in un’intervista a Il Sussidiario, che «l’Etiopia ha violato la convenzione di Ginevra, permettendo agli eritrei di riportare con la forza 6mila degli oltre 100mila rifugiati che qui si trovano nel loro paese di origine».
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