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Il mio ragazzo voleva abortissi, io ho scelto mia figlia. Dio è con me

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 03/02/21
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Karìn è peruviana: rimasta incinta è stata abbandonata dal fidanzato. Ha scelto di non abortire e sulla sua strada ha incontrato i volontari del Cav. “La mia bambina porterà nella mia vita tante cose migliori. Non sono sola, io sono con Dio”. Karìn ha 29 anni, vive in Italia da due ed è peruviana. È all’ottavo mese di gravidanza e quando ha saputo di aspettare una bambina ha scelto subito il nome: la chiamerà Valentina.

Quando sono arrivata in Italia ho lavorato a casa di una ragazza come donna delle pulizie, lei si chiamava Valentina e mi sono innamorata di quel nome. Ho detto: “quando avrò una figlia la chiamerò così”.

Stava insieme da sei mesi con il suo ragazzo ed è rimasta incinta, lui voleva farla abortire, si è rifiutata, così l’ha lasciata ed è sparito.

Abbiamo parlato al telefono e mi ha colpito la sua semplicità, il suo andare dritta al punto, raccontare il necessario.

Si è scusata tante volte per l’italiano stentato, e invece credo risieda proprio qui la ricchezza della sua testimonianza: è stata essenziale, asciutta.

Ha detto quello che doveva senza divagazioni, ricami, parentesi. Un’intervista solo con l’indispensabile:

Sono certa che mia figlia mi porterà tante cose belle.

La seconda cosa che mi ha stupito è stata l’assenza totale di giudizio nei confronti di chi, di fronte all’annuncio della sua gravidanza, non solo non l’ha aiutata, ma anzi, la spingeva ad abortire. Nessuna traccia di acredine, rabbia o risentimento.

Cercherò anche io per rispetto della sua dignità e della sua fede, sì, Karìn è una donna di fede, di raccontarvi la sua storia stando attenta a non aggiungere cose inutili, a non cadere in facili giudizi.

Ringrazio Maria Luisa Di Ubaldo, Presidente di Federvita Lazio, per avermi dato l’opportunità di conoscere la sua storia e di condividerla con i nostri lettori. In vista della 43esima Giornata Nazionale per la Vita che celebreremo il 7 febbraio prossimo, mi è sembrato bello regalare una storia in cui la Vita vince grazie al coraggio di una mamma.


MOTHER, SMILE, NEWBORN
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Ciao Karìn, cosa è successo quando hai scoperto di essere incinta?

Nel luglio 2020 sono andata a fare le analisi e ho scoperto di essere incinta, ero di sei settimane. Per prima cosa l’ho detto a mio padre e lui è rimasto molto male, mi ha detto: “come è possibile?”. Si è arrabbiato tanto e allora ho deciso di lasciare casa e sono andata da mia cugina: ho preso in affitto una stanza. Stavo da sei mesi con il mio ragazzo, anche lui peruviano, e gli ho detto di essere in attesa quando ero già di due mesi. Ho aspettato perché avevo un po’ paura della sua reazione. Quando lo ha saputo mi ha detto: “no, devi abortire”.

Gli ho risposto che non lo avrei fatto, e che sei lui non voleva questa responsabilità sarei andata avanti da sola. In quel periodo lavoravo quattro ore tutti i giorni, facevo le pulizie in una farmacia. Perciò quando lui mi ha detto di abortire io ho risposto di no, che ce l’avrei fatta da sola: “io posso”. Ho lavorato e sono passati mesi, dopo che abbiamo parlato lui se ne è andato via, mi ha lasciato ed è sparito. Al principio ero triste, dispiaciuta, piangevo, ero impaurita ma quando ho saputo di aspettare una femmina, una bambina, mi sono concentrata sui di lei pensando positivo e… adelante!

Come stai adesso?

Adesso sono tranquilla, se all’inizio è stato difficile per me, non solo lavorare ma ritrovarmi incinta e sola, ora non è più così. Sto bene, sono serena. Pensavo che anche il mio fidanzato desiderasse una famiglia, ma lui non ha voluto ed io non posso obbligarlo. Mi sono fatta forza e sono andata avanti, non ho mai pensato di abortire mia figlia, mi sono detta: “da sola ce la faccio”. Ora sono di otto mesi e mi sento felice. Vivo con mia cugina, lei mi appoggia, ho lavorato fino al settimo mese ma ora non ce la faccio perché la pancia è cresciuta. Mio padre piano piano sta accettando la mia gravidanza.

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By noBorders – Brayden Howie | Shutterstock

Chi ti ha aiutato?

Mia mamma che è in Perù quando ha saputo che ero incinta ha chiamato una sua amica connazionale che vive a Torino e lei mi ha contattata: “Voglio trovare una chiesa, un centro che possa aiutarti”. Si è presa a cuore la mia situazione e mi ha detto di andare nella parrocchia San Giuseppe Artigiano presso il Centro Aiuto alla Vita Tiburtino: lì grazie alla presidente Daniela Ferrara e ai volontari ho ricevuto vestiti per la bambina e vitamine per la gravidanza. Si sono resi disponibili ad aiutarmi e offrirmi ciò che mi servirà.

Perché sei venuta in Italia?

La situazione in Perù è difficile, sono venuta in Italia per un vivere un futuro migliore. Ora senza lavoro, con il Covid, è cambiato tutto, ma prima lavoravo e riuscivo ad aiutare mia madre e i miei fratelli che sono in Perù.

Cosa diresti alle donne sole che hanno paura di portare avanti una gravidanza?

Direi la mia esperienza: un bambino è una benedizione di Dio, non bisogna abortire, una vita è una cosa bella che porterà cose buone nella vita delle mamme.


Angela Bianco
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Cosa ti sostiene?

Credo in Dio, penso che dopo che nascerà la mia bambina verranno nella mia vita tante cose migliori. Io tengo tanta fede in Dio. Quando sono andata a fare la morfologica mi hanno detto che la mia bambina aveva un buchetto nel cuore, come se non si fosse formato bene. Ero in pensiero, preoccupata, ma ho sempre pregato tanto, ho chiesto a Gesù di guidare la mia bambina, di aiutarmi. Poi quando ho fatto l’ultima ecografia i medici mi hanno detto che sta bene, che il cuore sta a posto. Io so che anche se la mia famiglia sta lontano io non sono da sola, io sono con Dio.

Valentina deriva da valente, diciamo spesso: un valente avvocato, un valente professionista. Karìn è una mamma valente, una donna prode, valorosa! Che non si è lasciata irretire dal compagno che voleva abortisse, ma ha scelto di custodire la sua bambina, il suo tesoro, la sua eredità. E ha trovato nel suo cammino accidentato delle persone sensibili e generose che la sostengono nel nome della Vita.

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Rido | Shutterstock

Adelante, Karìn!