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Scopre un tumore in gravidanza e rifiuta l’aborto: Mia figlia deve nascere, a qualunque costo!

Angela Bianco

Angela Bianco

Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/09/19

La battaglia di Angela per proteggere la sua vita e quella della creatura in grembo: «Grazie alla fede mi sono salvata».

È l’agosto del 2013, quando Angela – una ragazza salernitana di 26 anni al terzo mese di gravidanza – sviene in casa dopo un terribile mal di testa. Trasportata al pronto soccorso di Vallo della Lucania viene diagnosticata un’emorragia cerebrale che intanto ha causato il coma della paziente. Appena si risveglia è trasferita al Policlinico Umberto I di Roma dove, in seguito alla biopsia effettuata, viene diagnosticato ciò che si temeva.

“Non voglio abortire, mia figlia è un dono grande”

Il verdetto fu terribile: un tumore maligno al cervello. Pensai alla mia vita, ma anche alla piccola di tre mesi che viveva dentro di me. In pochi secondi le immagini della mia storia mi si presentavano come un film. Dico ai medici che non voglio abortire, desidero che nasca mia figlia, un dono grande. A qualunque costo (Credere).

Angela dopo aver scartato l’aborto però è nel pallone:

Avevo bisogno di un consiglio, uno scoglio a cui aggrapparmi, mi rivolsi al dottor Salvatore Ronsini, il ginecologo che mi aveva seguita per tutto il percorso (Ibidem).

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La preghiera dei pellegrini campani a Lourdes

Un gruppo di pellegrini campani che in quei giorni di agosto si trova a Lourdes, saputo del dramma di Angela, prega intensamente anche per lei nella grotta di Massabielle dove la Madonna apparve alla giovane Bernadette. Tra di loro c’è un vicino di casa, compagno di classe di un medico che forse può aiutarla a trovare una cura adatta per il suo tumore.

Un intervento innovativo per proteggere la bambina

Tra le prospettive di terapia le avevano ventilato la possibilità di sottoporsi ad un intervento assolutamente innovativo con il Cyberknife, una strumentazione sviluppata per la radiochirurgia con la quale poter bombardare in modo assolutamente preciso la zona tumorale. Questo vicino di casa conosce proprio il neurochirurgo italiano che negli Usa opera con questa tecnica.

“Salvare la bambina e continuare a vivere”

La Provvidenza ha aperto uno spiraglio di speranza a cui Angela si aggrappa disperatamente:

Pensai che poteva essere la soluzione, salvare la bambina e continuare a vivere (Credere).

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I tempi lunghi della burocrazia e l’intervento in Grecia

La burocrazia però non si rivela così tempestiva come la situazione richiede: i tempi per l’autorizzazione ad eseguire questo intervento all’estero, in quanto non disponibile in Italia, si allungano mentre il tumore continua inesorabilmente a crescere.

Alla fine con il professor Romanelli decidiamo di eseguire l’intervento in Grecia. Voliamo ad Atene cercando con la massima rapidità di agire con il Cyberknife, non danneggiando il feto (Ibidem).

Mamma e figlia sono salve!

L’intervento effettuato al quinto mese di gravidanza riesce salvando la vita della madre e della creatura che porta in grembo. La battaglia però non è finita e, dopo la nascita di Francesca Pia, Angela deve iniziare la chemioterapia.

“Grazie alla fede mi sono salvata”

In tutto questo doloroso percorso l’ha sostenuta sempre la fede, grazie anche alla vicinanza spirituale di un sacerdote della sua bella terra cilentana, don Luigi Maria Marone.

Mi ha aiutato molto la preghiera in un momento difficile: grazie alla fede mi sono salvata. Il parroco mi fece donare il velo da sposa alla Madonna Immacolata: il giorno che le fu messo in testa, è stato l’ultimo di chemio dopo tempi durissimi (Credere).

Francesca Pia in onore del Santo Padre e di San Pio

Angela l’ha terminata cinque anni fa, ed ora si sottopone periodicamente agli esami necessari per controllare che tutto vada bene. La bimba ha cinque anni, tanti riccioli e un grande amore per la danza: la lotta per la vita ha reso ancora più forte il legame tra madre e figlia. Perché Francesca Pia?

Una notte sono stata male e mi sono ritrovata davanti la statua del santo di Pietrelcina: gli promisi che avrei dato quel nome alla bimba. Adesso ho un desiderio. Raccontare questa storia a papa Francesco, in fondo la bimba si chiama anche come lui! (Ibidem).

SILVIA POZZAN

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Angela nella battaglia contro la malattia non ha perso la fede, ha coltivato la speranza, la fiducia, l’umiltà. Nella sua debolezza si è manifestata la potenza di Dio!

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