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Usciti a rivedere le stelle, in salvo 11 minatori cinesi intrappolati

MINERS, CHINA, RESCUE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 25/01/21
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Dopo 14 giorni al buio e sottoterra, li hanno bendati per portarli in salvo. Rivedere le stelle, c’insegna ancora oggi Dante, è sostenere il dono di essere stati strappati al buio.

Alle 6 di domenica mattina, 24 gennaio, è stato messo in salvo il primo dei minatori che dal 10 gennaio erano intrappolati in una miniera d’oro della Cina. Altri 10 sono stati messi in salvo più tardi nella stessa giornata, mentre 11 sono morti (di cui uno disperso).

Tutto l’oro del mondo

Che paradosso, lo dico di nuovo: intrappolati in una miniera d’oro.
Fosse un film potrebbe essere una storia fantastica sul fare fortuna in modo avventuroso. Nella realtà è una tragedia. 14 giorni fa 22 uomini sono rimasti bloccati in una miniera aurifera che si trova vicino a Qixia (600 chilometri a sud-est di Pechino). Da allora hanno cercato di sopravvivere in circostanze estreme. Sotto terra, al buio.
Guardiamo questi 30 secondi di video sul primo salvataggio:
L’uomo non si regge in piedi, e ha una benda sugli occhi. Ritornare a vedere la luce del sole sarebbe stato un trauma troppo grande, dovrà riabituarsi pian piano.
Quanto vale poter vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi? C’è un modo di dire, a tal proposito, “più di tutto l’oro del mondo”. Già.
Forse c’è qualcosa di clamoroso (e dimenticato) nel riuscire ad aprire gli occhi e sostenere la luce di ogni – benedetto – giorno. Forse possiamo imparare che significa anche questo il detto “il mattino ha l’oro in bocca”.

Rivedere il giorno

Forse Dante si accorse del dono enorme della vita, dopo essere stato nella voragine infernale, e perciò scrisse: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Ogni specie di inferno finisce quando, anche con il corpo pieno di ferite, un uomo si accorge che esserci è essere strappati al buio del nulla. Quei minatori sopravvissuti dovranno abituarsi da capo a sostenere la luce del giorno. Ma abituarsi è il verbo giusto? Rivedere, il verbo che usa Dante è quello giusto. Sarà una revisione della vita, un guardare di nuovo con tutto il tremore di chi era un passo dalla morte.
Sì quest’anno celebriamo Dante, e possiamo cominciare a farlo con gli occhi di questi minatori. Non siamo qui ad applaudire un grande poeta morto 700 anni fa, ma una voce che sa mostrarsi ancora viva e vegeta dentro i fatti del mondo. Più ciascuno di noi vivrà piantato nel mezzo del cammin di sua vita, più si troverà a scoprire che quel poema chiamato Divina Commedia non è un testo che sta a prendere polvere nelle biblioteche ma è la casa di una compagnia umana molto varia che ci sta a fianco ogni giorno.

 

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