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Perché san Giuseppe si sposò giovane? (3/9) 

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Joseph-Marie Verlinde - pubblicato il 08/01/21
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Fondatore e priore della comunità monastica della Famiglia di San Giuseppe, padre Joseph-Marie Verline ci introduce alla grande figura di san Giuseppe, a cui papa Francesco ha consacrato un anno speciale in occasione del 150º anniversario della sua proclamazione a patrono universale della Chiesa. Certamente Giuseppe non era vecchio quando sposò Maria: era probabilmente un giovane uomo nel pieno del vigore, che formava con Maria una coppia apparentemente normale, per nascondere, custodire e proteggere il segreto di Dio da ogni male e da ogni curiosità. 

È san Matteo che dà a san Giuseppe lo spazio maggiore, nel suo racconto. È probabile che, per scrivere il suo Vangelo, egli sia ricorso al “libello di famiglia” di san Giuseppe, come san Luca a quello della Vergine Maria, visto che ognuno degli evangelisti ci presenta gli eventi ritenuti in maniera tale che possiamo coglierne il significato utile alla nostra salvezza.



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Nel pieno delle forze 

Contrariamente a un’iconografia simbolica assai diffusa, sicuramente Giuseppe non era vecchio quando sposò Maria. Al momento di diventare “lo sposo di Maria”, Giuseppe doveva essere un giovanotto nel pieno delle forze, insomma verosimilmente un uomo sulla ventina: il Talmud, che esplicita la tradizione giudaica, raccomanda infatti di sposarsi presto. Vi si raccomanda l’età di diciott’anni, a condizione che il futuro sposo e padre sia capace di provvedere ai bisogni materiali di una famiglia: «Un uomo deve anzitutto costruirsi la casa, quindi piantare una vigna, infine sposarsi». L’età avanzata di Giuseppe, in una certa iconografia come nel Protoevangelo di Giacomo (9,2) [che dell’iconografia è causa e fondamento], è un linguaggio simbolico che vuole indicare l’assenza di relazione carnale tra gli sposi, ma non intende assolutamente suggerire che il san Giuseppe storico fosse un vegliardo al momento di sposare Maria. 

Per preservare Maria 

Lo scrupolo di sottolineare la filiazione divina del Cristo e il suo concepimento verginale nel grembo di Maria si trova negli apocrifi, che hanno contribuito a nutrire il culto di san Giuseppe, ma che l’hanno talvolta avviato su delle piste poco feconde: il Protoevangelo di Giacomo, lo Pseudo-Matteo, il Libro della Natività di Maria, la Storia di Giuseppe presentano così san Giuseppe coi tratti di un vegliardo vedovo che aveva già figli e figlie. Oltre al fatto, però, che il Talmud condanna severamente un’eccessiva differenza di età fra gli sposi, un tale matrimonio non avrebbe adempiuto al suo ruolo provvidenziale, cioè quello di preservare agli occhi degli uomini l’onore e la dignità di Maria. Nelle catacombe, Giuseppe è invece rappresentato come un uomo giovane e pieno di vigore, e mai sotto le sembianze di un vegliardo. Quando poi si manifestò nei secoli a seguire, come ad esempio nel 1660, a Cotignac, apparendo a Gaspard Ricard, si presentò – stando al racconto del veggente – sotto la forma di un uomo robusto e “di statura imponente”. 

Per proteggere il segreto di Dio 

Giuseppe avrebbe nascosto, custodito e protetto da ogni male e da ogni curiosità, nel silenzio, il segreto di Dio. Nella sua seconda omelia “Super Missus est” (sulle glorie della Vergine Maria), san Bernardo aggiunge un argomento meno scritturistico ma pure assai interessante: 

Era necessario che Maria fosse fidanzata a Giuseppe, poiché quello era il mezzo per sottrarre ai cani un mistero santo, di far constatare la verginità di Maria proprio dal suo sposo e di gestire al contempo il pudore e la reputazione della Vergine. Mediante ciò, i segreti disegni di Dio hanno un testimone, si trovano sottratti al riconoscimento del nemico e l’onore della Vergine Madre è conservato immacolato. 

San Bernardo, Super Missus est II,13. 

I “cani” non sono altri che i demonî; il “nemico” identifica Satana, che conveniva tenere all’oscuro del Mistero. Conoscendo la profezia di Isaia – «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio» (Is 7,14) – egli avrebbe subodorato che la Vergine Maria, ove fosse stata incinta senza alcuna relazione col matrimonio, fosse la ragazza designata dal profeta. Il demonio non avrebbe troppo badato a una giovane coppia in dolce attesa: cosa poteva esserci di più ordinario? E così, senza il santo matrimonio di Maria e di Giuseppe, 

i demonî non avrebbero ignorato quel che avrebbero avuto modo di conoscere. Bisognava invece che il Principe di questo mondo non fosse avvertito, almeno per qualche tempo, dei disegni di Dio. Non che Dio avesse timore – ove avesse agito in maniera scoperta – di essere impedito dal demonio nella propria opera, ma Egli fa tutto ciò che vuole non solo con potenza, bensì pure con sapienza, e volle nell’opera meravigliosa della nostra redenzione far risplendere la sua prudenza non meno che la sua potenza, di modo che in tutte le sue opere Egli si degnò di osservare certe convenienze nelle cose e nei tempi, nell’interesse della bellezza dell’ordine stesso. 

Ibid.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]