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Giuseppe, lo strumento della promessa annunciata dai profeti (1/9) 

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Joseph-Marie Verlinde - pubblicato il 05/01/21

Fondatore e priore della comunità monastica della Famiglia di San Giuseppe, padre Joseph-Marie Verline ci introduce alla grande figura di san Giuseppe, a cui papa Francesco ha consacrato un anno speciale in occasione del 150º anniversario della sua proclamazione a patrono universale della Chiesa. Chi era Giuseppe? Ovunque presente nella Scrittura come “Figlio di Davide”, è per mezzo di lui che Gesù si ritrova iscritto nella promessa di Dio annunciata dai profeti. 

Secondo le promesse di Dio, il Messia doveva nascere dalla radice di Iesse (Is 11,1), nella stirpe di Davide. È dunque per Giuseppe – «della casa e della stirpe di Davide» (Lc 2,4) – che si compiono tutte queste promesse. L’evangelista Matteo, dopo aver affermato anch’egli fin dal primo versetto del suo Vangelo, che Gesù è “figlio di Davide”, giustifica la sua affermazione declinando la lunga genealogia della casa di Davide fino a Giuseppe. Quest’unica informazione che abbiamo sulla famiglia di Giuseppe giustifica pienamente la scelta divina. Niente ci viene detto sull’aspetto di Giuseppe, né sulla sua età al momento in cui contrasse matrimonio con Maria; ma la tradizione – giudaica e cristiana – ci permette di far parlare un poco di più il silenzio dei Vangeli.




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Chiamato “figlio di Davide”

Colpisce come l’Angelo si rivolga a Giuseppe rompendo il ghiaccio col patronimico “figlio di Davide” (Mt 1,20), come per suggerire fin dal saluto il motivo della sua visita. La tradizione giudaica credeva effettivamente che il Messia sarebbe venuto dalla stirpe del re Davide; essa si fonda sulla promessa fatta da Dio stesso a Davide mediante il profeta Natan, come essa ci è tramandata nel secondo libro di Samuele:

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d’uomo e con i colpi che danno i figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio favore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre

2Sam 7,12-16

Il primo libro delle Cronache avrebbe ripreso questa profezia (1Cr 17,1-15), e lo stesso avrebbe fatto il profeta Amos (Am 9,11).

Un principe ereditario?

Il primo versetto del Vangelo si apre con l’annuncio della “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo”. Si capisce che sia stato importante per Matteo declinare tutta la genealogia di Giuseppe risalendo fino a Davide, e anzi ad Abramo, per giustificare il versetto dal timbro messianico “Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale fu generato Gesù, chiamato Cristo” (Mt 1,16). Maria è forse anch’ella della discendenza di Davide da parte di padre (e di quella di Aronne da parte di madre), ma se il Vangelo insiste soltanto su Giuseppe, dicendo che era di Betlemme e non soltanto della discendenza di Davide, bensì “della casa e della stirpe di Davide” (Lc 2,4) è forse – ma l’ipotesi, per quanto interessante, resta ancora da consolidare – per dire che era nel gruppo dei principi ereditarî legittimi del trono di Davide, e questa ipotesi rinforzerebbe l’importanza del titolo col quale l’Angelo si rivolse a Giuseppe secondo il racconto di Matteo – “figlio di Davide” (Mt 1,20). Queste considerazioni si uniscono a quelle di specialisti che nel 2010 a Nazaret hanno tenuto un convegno – “Archeologia, storia ed eredità culturale di Nazaret” – a proposito del toponimo: le radici ebraiche NSR possono significare “consacrazione”, ma anche “corona”, e la cittadina sarebbe potuta essere in antico la residenza estiva, insieme con Megiddo, dei principi reali nel Regno del Nord.

Alla morte di Giuseppe, è Gesù il “Figlio di Davide”

Gesù ha – sembrerebbe – atteso la morte di Giuseppe per cominciare la sua missione pubblica. Quando uscì da Nazaret fu lui, da quel momento in poi, ad essere chiamato con l’epiteto “Figlio di Davide”: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me» (Lc 18,38-39), ed è in forza di questo che si sarebbe rivelato al mondo come “il re dei giudei” (Lc 23,3.37-39; Gv 18,33).

Onoriamo san Giuseppe:

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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