Il suo carisma speciale era ben noto nella diocesi di Perugia. Nonostante era in pensione, ha continuato il suo apostolato fatto di ascolto, aiuto e conversioni
A causa del covid è morto il prete delle “conversioni”, monsignor Gustavo Coletti. Era parroco emerito di Ponte Pattoli. Ed è il primo sacerdote dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve deceduto per il coronavirus, nella notte fra lunedì e martedì, all’ospedale “Santa Maria della Misericordia” del capoluogo umbro.
I “magnifici sette”
Don Gustavo era molto conosciuto tra il clero umbro per essere stato uno dei “magnifici sette” seminaristi perugini, come titolava il periodico di allora del Seminario nell’annunciare l’ordinazione presbiterale di ben sette giovani, nell’anno 1965, epoca in cui c’era una fioritura di vocazioni.
Leggi anche:
“Due minuti per dare la comunione”. La corsa contro il tempo (e il coronavirus) del prete del Sacco
In pensione ma pronto all’ascolto di tutti
Il sacerdote, riferisce l’arcidiocesi, era nato a Perugia il 22 agosto 1938, ed è stato prete per più di mezzo secolo, prima che il covid lo strappasse alla vita. “Don Gu” – così lo chiamavano in paese – da alcuni anni era a “riposo” ma sempre attivo nell’ascoltare le persone, sostenendole nel momento del bisogno, anche in questo tempo di pandemia. La sua capacità di stare accanto alla gente ha portato alla conversione numerose persone.
In seminario ad 11 anni
Coletti, per le sue non comuni doti di uomo e di sacerdote, fu nominato da Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità. Al titolo di monsignore però non teneva. Si sentiva soprattutto un «vecchio parroco di campagna». Una dote che «lo ha contraddistinto per tutta la sua vita trascorsa per la quasi totalità al servizio di Dio e della Chiesa, entrando all’età di undici anni in Seminario».
A raccontarlo con voce commossa è uno dei suoi tanti ragazzi “convertiti” al Vangelo, oggi sacerdote: don Riccardo Pascolini, parroco a Perugia città e responsabile di diversi Uffici e servizi diocesani.
Leggi anche:
Don Franco da Pavia: prima l’affanno, poi il ricovero. Vi racconto cosa ho passato per sconfiggere il covid
“Il sacerdote del sorriso”
«”Don Gu” è stato per tanti giovani e adulti il prete “per te”, non solo anagrammando la parola “prete”», prosegue don Riccardo. Il prete ucciso dal covid, è stato «il sacerdote della semplicità di un sorriso, dell’accoglienza, della prossimità, dell’amicizia e di una predicazione forte, carismatica, puntuale».
Campeggi e campi scuola
«La sua semplicità – prosegue don Riccardo – è stata la chiave con cui ha “conquistato” fin dall’inizio tutta la comunità locale. Tante le iniziative pastorali da lui messe in atto che hanno contribuito alla crescita anche sociale di Ponte Pattoli: dai famosi campeggi e campi scuola estivi alle attività di animazione e di catechesi. Un uomo e un sacerdote – conclude don Riccardo – che è sempre stato un riferimento per tutta la comunità, senza mai chiedere niente per sé» (Diocesi di Perugia, 13 novembre).
Leggi anche:
La prima messa “sicura” del parroco guarito dal Covid-19: ho perso 10 kg, Dio era con me