Ana Paula Morales Martinez ha dato la luce, il 25 agosto 2020, a un’adorabile bambina chiamata Lourdes. Quasi subito però i medici hanno constatato sul suo corpo numerose tumefazioni. Dilaniata dal dolore e col marito Javier, la donna si è recata a Notre-Dame de Lourdes. La figlia oggi sta bene e i suoi genitori attribuiscono la guarigione all’intercessione della Vergine.Doveva essere il giorno più bello della loro vita: il 25 agosto 2020 Ana Paula Morales Martinez, giornalista cattolica messicana, ha dato la luce a una bambina che, col marito Javier, ha deciso di chiamare Lourdes. Ma la gioia cede presto il passo all’inquietudine: appena la piccola è nata (con taglio cesareo) i medici hanno chiesto alla madre se durante la gravidanza fosse stata in contatto con persone affette da varicella o rosolia. «La mia bambina aveva come delle bolle di pus su tutto il corpo», ha detto la madre alla redazione spagnola di Aleteia. Il marito Javier si ricorda:
All’inizio nessuno capiva cosa avesse. Io pensavo che fosse una piccola infezione, qualche virus, ma il dermatologo ha detto che era meglio fare delle biopsie per vedere esattamente cosa fosse.
Attendendo la diagnosi, Ana Paula si è ricordata che a casa avevano ancora dell’acqua di Lourdes, da un viaggio fatto in Europa nel 2014: l’aveva regalata a Javier quando avevano deciso di fidanzarsi.
Ci siamo sposati tre anni fa, e Javier aveva ancora un po’ di quell’acqua. Quando ho visto che la bambina era malata, ho detto a mio marito di portare in ospedale quel che restava dell’acqua di Lourdes.
Javier riprende:
L’abbiamo messa sulla testa di nostra figlia e abbiamo affidato la sua guarigione alla Vergine, già prima di sapere quanto fosse grave la sua malattia.
Lunedì 31 agosto il neonatologo e il dermatologo convocarono i genitori per informarli del risultato: la figlia era nata con l’istiocitosi delle cellule di Langerhans:
Quando ci hanno dato i risultati non ho davvero capito che cosa fosse la malattia, fino a quando ho capito che si trattava di un rarissimo cancro.
Così Javier, mentre Ana da parte sua si ricorda:
I due dottori erano buoni, ci parlavano di fede. Ci hanno detto di fare altri esami e ci hanno raccomandato un oncologo neonatale.
È seguito un confronto in capo al quale il medico ha consigliato una chemioterapia per la neonata, ma
gli altri due medici – il neonatologo e il dermatologo – ci hanno detto che si trattava di una malattia rarissima, che colpisce una persona su tre milioni, e che c’erano anche casi di auto-remissione.
Ana Paula scrisse subito alle sue amiche consacrate «per chiedere loro di pregare la Vergine di Lourdes per mia figlia». Chiese pure a degli amici attivi in gruppi di preghiera di portare la bambina nelle loro orazioni: «Ho anche parlato con vescovi e preti di mia conoscenza», sottolinea la giovane mamma. Si è allora creata una formidabile catena di preghiera. «Io però, personalmente, facevo fatica a pregare; e lo stesso Javier». Una delle sue amiche religiose le ha allora raccomandato questa semplice preghiera: «Gesù, ho fiducia in te». Quando Ana Paula si svegliava di notte piangendo, ripeteva questa frase. «La mia paura più grande – riconosceva Javier – era che mandassero mia figlia in chemioterapia».
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Fu allora che avvenne l’inimmaginabile. Qualche giorno più tardi, l’oncologo convocò i genitori per dir loro che la bambina non aveva più niente. La prima cosa che Ana Paula chiese era se ci fosse stato un errore nella diagnosi iniziale:
Mi ha risposto che era impossibile perché i due campioni analizzati in biopsia davano il medesimo responso. In quel momento ho ringraziato Dio e la Vergine. Attribuisco il miracolo alla Vergine di Lourdes perché, dal giorno in cui abbiamo messo su di lei l’acqua della grotta, l’avevamo già affidata alla Madre di Dio.
«È la forza della preghiera che ha salvato nostra figlia», assicura la madre. «È quello che sta scritto nel Vangelo: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20), come pure “Chiedete e vi sarà dato” (Mt 7,7)». Il 3 ottobre, Javier e Ana Paula hanno battezzato col nome “Lourdes” la loro piccolina.
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Poiché nel linguaggio comune si fa presto a parlare di miracolo, l’edizione spagnola di Aleteia è andata a parlare con uno dei medici che avevano seguito il caso della piccola Lourdes, la dermatologa messicana Adriana Valencia Olvera, che esercita la professione nell’ospedale pediatrico Federico Gomez.
Non è comune vedere neonati con quella sintomatologia. Ci sono autori che parlano di appena 40 casi noti di istiocitosi delle cellule di Langerhans su neonati, ed è quello che abbiamo diagnosticato su Lourdes.
La bimba sembra guarita ma la dottoressa avverte: «Lourdes è una bambina che dev’essere supervisionata da vicino per essere sicuri che non sviluppi la malattia in un altro momento».
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Alla domanda su cosa pensasse della guarigione, da medico ma anche da donna di fede, Adriana Valencia Olvera si prende del tempo per riflettere:
Come medico, posso dire che ci sono altri casi noti che si sono “autolimitati”, cioè che non è questo il solo caso noto in cui le lesioni sono scomparse senza bisogno di trattamenti. Dunque in teoria ci può essere una spiegazione scientifica. Tuttavia, ho imparato dalla medicina ma anche come essere umano che c’è qualcuno che assiste la strada di ogni persona quaggiù.
Condividendo la sua esperienza, poi, afferma:
Quando sono stata formata come pediatra, sono stata molto colpita dal fatto che c’erano bambini che lasciavamo la sera, secondo noi, molto meglio e che la mattina dopo non c’erano più. Al contrario, alcuni piccoli della cui remissione disperavamo, hanno visto il loro stato migliorare progressivamente. Credo davvero che la vita non dipenda dall’essere umano. Abbiamo conoscenze e strumenti medici che aiutano la gente a guarire, ma penso anche che ci sia qualcuno lassù che definisce il corso.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]