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Come Afineevsky ha recuperato l‘estratto sulle “unioni civili” con il Papa

EVGENY AFINEEVSKY
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Camille Dalmas - i.Media per Aleteia - pubblicato il 23/10/20
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È col pieno accordo del Vaticano che il regista del documentario Francesco ha recuperato la versione completa della vecchia intervista di papa Francesco contenente la famosa frase sulle “unioni civili” che sta fomentando una polemica dal 21 ottobre. Stando alle conclusioni di i.Media, sembra che in Vaticano ci si fosse dimenticati di quella frase già tagliata dal lungo girato da 80 minuti. Nel 2019 papa Francesco ha accordato un‘intervista a Valentina Alazraki, vaticanista messicana di fama – ha cominciato la sua carriera nel 1974, sotto il pontificato di Paolo VI –, servizio destinato a Televisa, emittente messicana che trasmette nell’intera America Latina.

La versione presentata in televisione non faceva menzione della “ley de convivencia civil” (≠ “ley de uniones civiles”) che si trova oggi nel documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky.

In realtà, l’estratto che comporta la frase polemica – «quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile: hanno il diritto di essere legalmente coperti» – è stata tagliata dal primo montaggio del 2019, ha confermato il 23 ottobre Televisa all’agenzia di stampa americana AP. Il taglio, di cui s’ignora l’esatta portata, sarebbe stato operato in accordo tra la giornalista messicana e il Vaticano.

Si sarebbe trattato di una scelta editoriale da parte della televisione ispanica, poiché la dichiarazione centrale si allontanava – a suo avviso – dall’argomento centrale dell’intervista, che verteva sulla pedofilia nella Chiesa.

Non doveva essere cosa “degna d’interesse” perché papa Francesco «aveva già precedentemente indicato di sostenere» la “ley de convivencia civil” (≠ “ley de uniones civiles”), dichiara l’emittente smentendo categoricamente di aver venduto il girato integrale a terzi.



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Un accesso agli archivi con la benedizione di Paolo Ruffini

Il Vaticano conserva per regola nei suoi archivi assolutamente tutti i “rush” delle interviste rilasciate dal Romano Pontefice. La versione integrale di quest’intervista del 2019 è dunque entrata nell’immensa collezione dell’archivio vaticano.

Quando Evgeny Afineevsky ha chiesto di poter accedere agli archivi vaticani per realizzare il proprio documentario, probabilmente il personale di archivio non si ricordava del taglio nel girato, e il regista – visionato il passaggio – se n’è servito.

È pure probabile che nessuno in Vaticano abbia rilevato la presenza del vecchio taglio in occasione della presentazione del film. Paolo Ruffini, prefetto del dicastero per la Comunicazione, ha dichiarato ad AP il 21 ottobre che aveva incoraggiato il regista a consultare gli archivi. «Una vera miniera d’oro per la storia», gli aveva dichiarato – e probabilmente non sapeva di dire così bene.

Nello scorso luglio, una mezz’ora del documentario è stata presentata al papa, che sembra essere stato toccato dal lavoro di Evgeny Afinevsky. Quest’ultimo, del resto, è stato invitato dal pontefice a una piccola celebrazione per il suo compleanno il 21 ottobre, il giorno della première del film. In quel momento, sembra che nessuno degli attori avesse coscienza di una possibile polemica suscitata da un passaggio del documentario.



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Nessun terremoto per il regista e per l’entourage del papa

Del resto, Evgeny Afineevsky ha contestualmente dichiarato a diverse persone di essere rimasto assai sorpreso della polemica. Secondo lui il papa «non cercava di cambiare la dottrina ma esprimeva semplicemente la sua convinzione che gli omosessuali debbano godere dei medesimi diritti degli eterosessuali».

Mons. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, è al momento l’unico ad aver rotto il silenzio, affermando essere questa la prima volta che il papa si esprimeva in modo tanto «esplicito», ma ha insistito sul fatto che questa frase non rimette minimamente in discussione la dottrina cattolica.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]