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II Guerra Mondiale: un atto di misericordia rende “fratelli” due ex nemici

FRANZ STIGLER AND CHARLIE BROWN
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Theresa Civantos Barber - pubblicato il 20/10/20
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Un pilota tedesco è sopravvissuto per essere grato per l’atto di cavalleria compiuto 50 anni primaAppena prima del Natale 1943, Charles Brown, un pilota di bombardiere americano nella II Guerra Mondiale, era sicuro che sarebbe morto.

Brown era un ragazzo di 21 anni che proveniva da una fattoria del West Virginia ed era alla sua prima missione. Il fuoco nemico aveva colpito ripetutamente il suo bombardiere trasformandolo in colabrodo e quasi distruggendolo. Gli uomini a bordo erano in condizioni ancor peggiori dell’aereo: metà dell’equipaggio era gravemente ferito, mentre il mitagliere e morto e il suo sangue inondava le armi.

Gravemente danneggiato, l’aereo non poteva reggere ancora a lungo, e presto iniziò a cadere in picchiata. In qualche punto del cielo della Germania, Brown individuò l’unica cosa che poteva rendere ancor peggiore quella situazione già disperata. Un aereo da combattimento tedesco Messerschmitt si stava avvicinando.

“Mio Dio, è un incubo”, disse il co-pilota, Spencer “Pinky” Luke.

“Ci distruggerà”, disse Brown. Sembrava che non ci fossero speranze.

Non sapevano, però, che l’uomo che pilotava quell’aereo, Franz Stigler, proveniva da una famiglia apertamente antinazista. Stigler, inoltre, era cattolico, e prima della guerra aveva studiato per diventare sacerdote. Non voleva unirsi ai corpi di combattimento, e inizialmente si era reso disponibile solo per addestrare altri piloti. Dopo che il suo amato fratello August, pilota anche lui, era però morto in guerra, Stigler aveva acconsentito ad andare al fronte, guidato dalla rabbia e dal risentimento.


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Quel giorno, però, qualcosa dentro di lui fu più forte dello spirito di vendetta. Guardò negli occhi disperati del giovane Charlie Brown e si rese conto che non poteva abbattere il suo aereo.

Anche se combatteva dalla parte dei nazisti, Stigler credeva profondamente in un principio di moralità di guerra, che alcuni chiamano “codice del combattente”: “C’è qualcosa di peggiore della morte, e una di queste cose è perdere completamente la propria umanità”.

Stigler vide che gli uomini di quell’aereo erano del tutto vulnerabili e incapaci di difendersi. Sparare avrebbe voluto dire ucciderli. In seguito disse di quell’episodio: “Per me era come se fossero lì con un paracadute. Li ho visti e non potevo abbatterli”.

Stringendo il rosario che teneva in tasca, Stigler elaborò rapidamente un nuovo piano. La CNN spiega che fece del suo meglio per salvare gli uomini dell’aeroplano:

“Stigler cambiò la sua missione. Fece un cenno al pilota americano e iniziò a volare in formazione, di modo che la contraerea tedesca a terra non abbattesse il bombardiere che si muoveva con lentezza (la Luftwaffe aveva dei B-17, abbattuti e ricostruiti per per missioni segrete e addestramento). Stigler scortò il bombardiere sul Mare del Nord e diede un’ultima occhiata al pilota americano. Poi lo salutò, invertì la rotta del suo aereo e tornò in Germania. ‘Buona fortuna’, si disse Stigler. ‘Sei nelle mani di Dio’”.

L’atto di misericordia di Stigler avvenne a costo della sicurezza e della sua voglia di successo. Pilota esperto, in quel momento aveva bisogno solo di un’altra aggressione per ricevere la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro, il riconoscimento tedesco più importante per il proprio valore. Cosa ancor peggiore, si era messo in grave pericolo: se qualcuno avesse scoperto l’incidente, avrebbe potuto essere portato davanti alla corte marziale, e quindi non lo disse a nessuno per molti anni.



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Dopo la guerra i due uomini sono andati avanti, entrambi sposandosi e diventando padri. Quell’episodio insolito di tanti anni prima era però impresso nella loro memoria. Decenni dopo, Brown iniziò ad avere degli incubi al riguardo, e alla fine sentì di dover cercare il pilota e capire perché gli aveva salvato la vita.

Quando la sua ricerca negli archivi militari e il fatto di condividere la sua storia in una riunione di piloti non ebbero esito, Brown tentò una nuova tattica. Mise un annuncio su una newsletter per ex piloti della Luftwaffe, raccontando la vicenda e chiedendo informazioni sul pilota.

Il 18 gennaio 1990, Brown ricevette finalmente una lettera che iniziava così: “Caro Charles, per tutti questi anni mi sono chiesto cosa fosse successo al B-17, se ce l’avesse fatta o meno”.

Stigler si era trasferito in Canada dopo la guerra e voleva incontrare Brown per parlare della vicenda di tanti anni prima. I due uomini decisero di incontrarsi nella hall di un albero in Florida quasi 50 anni dopo l’incidente che aveva cambiato la loro vita.

Dopo che si sono finalmente incontrari, la loro storia è diventata ancor più straordinaria. I due uomini sono diventati grandi amici, arrivando a riferirsi tra loro come a “fratelli” alla fine della loro vita. Andavano a pesca insieme, attraversavano il Paese per andare uno a casa dell’altro e condividevano dei viaggi per raccontare la loro storia nelle scuole e alle riunioni di veterani. Si parlavano una volta a settimana e si informavano regolarmente sulla salute reciproca. Anche le loro mogli erano diventate amiche. E gli incubi di Brown erano spariti.

La loro profonda amicizia è durata 18 anni, fino a quando sono morti entrambi nel 2008. Quando la loro storia è diventata ampiamente nota, due storici e scrittori, Adam Makos e Larry Alexander, hanno scritto un libro sulla loro vicenda intitolato A Higher Call. Makos ha passato la notte a casa di Brown prima della sua morte, e nella sua biblioteca ha notato un libro sugli aerei da combattimento tedeschi che Stigler aveva regalato all’amico. All’interno c’era scritto:

“Nel 1940 ho perso il mio unico fratello, pilota da caccia notturno. Il 20 dicembre, 4 giorni prima di Natale, ho avuto la possibilità di salvare un B-17 dalla distruzione, un aereo danneggiato così seriamente che stupiva che potesse ancora volare.

Il pilota, Charlie Brown, è per me prezioso come lo era mio fratello.

Grazie Charlie.

Tuo Fratello, Franz”

La II Guerra Mondiale è costata la vita al fratello di Stigler, ma gliene ha dato un altro 50 anni dopo in un modo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Nonostante il rischio che comportava, Stigler ha vissuto per essere profondamente grato per aver compiuto quell’atto di cavalleria.