Nella vita di san Filippo Neri, noi troviamo un pregnante esempio dell’intervento dei santi angeli contro i tentativi del demonio per perdere le anime.San Filippo Neri (1515-1595), è uno dei santi più amati e grazie alla fondazione dei preti dell’Oratorio che proponeva una gioiosa santificazione della vita quotidiana con il ricorso anche alla musica e alle arti figurative, è uno dei grandi riformatori della Chiesa della Controriforma cattolica.
I salvataggi degli angeli
Devoto agli spiriti celesti fu salvato dal suo angelo custode che lo sollevò talmente in alto da evitare che il Santo, fondatore de preti dell’Oratorio, fosse travolto da una carrozza trainata da quattro cavalli imbizzarriti che a pazza velocità attraversavano uno stretto vicolo di Roma. Un’altra volta a san Filippo Neri, si fece innanzi un povero o per chiedergli l’elemosina, il Santo stava per dare prontamente tutte le poche monete di cui disponeva, ma l’altro disse sorridendo: “Io volevo vedere solamente quello che tu sapevi fare” e scomparve. San Filippo Neri in seguito confidava tale episodio a due suoi amici sacerdoti, affermando che il pezzente era il suo angelo custode che aveva fatto ricorso a questo travestimento per fargli capire sempre più quanto la carità ai poveri fosse gradita a Dio e ai suoi angeli.
Il legame con san Camillo De Lellis
Filippo fu anche il direttore spirituale di un altro grande santo italiano della carità verso gli ammalati: Camillo De Lellis. Nella vita di san Camillo De Lellis, scritta da uno dei suoi primi biografi, il padre Sanzio Cicatelli, viene confermato l’importante ruolo svolto dagli angeli a favore di ogni persona specialmente al momento del trapasso tra la morte e la vita. Gli angeli ispirano ai sacerdoti le opportune parole di conforto e di speranza per sollevare lo spirito del moribondo durante l’agonia.
Scrive il padre Cicatelli nella biografia del santo fondatore dei Ministri degli Infermi (meglio conosciuti come padri Camilliani):
“…A maggior sostegno di ciò voglio riferire la testimonianza del beato Filippo Neri. Il quale trovandosi presente nell’agonia del signor Vergilio di Crescenzo, patrizio romano e gentiluomo di famosa bontà, disse ad un nostro sacerdote, Claudio Vincenzo, anche lui presente alla detta agonia: “Padri, attendete pure di buon animo a questo santo ufficio di carità verso i morenti perché io vi dico, per vostra consolazione, che ho visto gli angeli santi mettere le parole in bocca ad uno dei vostri mentre raccomandava l’anima ad un altro morente dove anche io mi trovavo presente.”.
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Sebastiano e il demonio
Sempre nella vita di san Filippo Neri, noi troviamo un pregnante esempio dell’intervento dei santi angeli contro i tentativi del demonio per perdere le anime. Un povero musicista chiamato Sebastiano, uno dei penitenti di San Filippo, cadde ammalato a Roma. La perdita di quest’anima virtuosa sarebbe stata una bella vittoria per Satana; così egli cercò tutti i mezzi in suo per far dubitare il malato della sua salvezza. Vi riuscì. Sebastiano, colpito da terrore, si lasciò andare alla disperazione: “Infelice che sono, gridò, meglio sarebbe valso il non nascere! Ho perduto ogni speranza. Sarò piombato nelle fiamme dell’Inferno. Sono maledetto!”.
“Non abbiate paura”
Per due ore, egli si lamentò in questo modo senza poter essere consolato. Gli amici giunti per assisterlo inviarono a cercare il parroco della parrocchia; ma Sebastiano rifiutò di vederlo e di ascoltarlo. Gli voltò la schiena con disdegno, dicendo che era irrimediabilmente perduto e non poteva più sperare di essere salvato.
I suoi amici erano accasciati dal dolore e non sapevano come confortarlo. Essi pensarono di fare appello a San Filippo Neri. Il santo accorse, e, dalla soglia della porta chiese ad alta voce, in modo che ognuno lo sentisse: “Che c’è?”. Era la sua abituale esclamazione. Si diresse verso il letto, posò la sua mano sulla testa del malato e disse: “Non abbiate paura”. Sebastiano si calmò immediatamente ed esclamò: “Padre Filippo caccia il diavolo; il diavolo fuggì, qual meraviglioso potere quello di padre Filippo! Viva Cristo! Viva Filippo che mi ha salvato dall’Inferno!”.
Con una gioia debordante, egli si mise a recitare degli inni ed in particolare quello che cominciava così: “Gesù! Gesù! Ognuno faccia appello a Gesù!”. Poi alzò le mani e gli occhi al cielo gridando: “Vedete gli angeli! Vedete gli arcangeli!” e nominò uno ad uno tutti i cori degli angeli.
Fu una meraviglia, poiché la sua ignoranza era profonda ed egli aveva sempre ignorato i loro nomi. Poco dopo, Sebastiano rese la sua anima a Dio tra le braccia di san Filippo.
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