Ricostruiamo cosa è accaduto negli ultimi tempi per comprendere la pubblicazione del durissimo documento “Samaritanus bonus”
Oggi, 22 settembre 2020, è stato notificato il testo della lettera “Samaritanus bonus”, della Congregazione per la Dottrina della Fede, sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Le venti dense cartelle recano le firme del cardinal prefetto Luis Ladária e del segretario mons. Morandi, apposte il 14 luglio 2020 dopo l’approvazione del Papa ricevuta il 25 giugno.
La nota in calce si premura di indicare che il documento era stato programmato durante la plenaria della “Congregazione Regina” che si è avuta il 29 gennaio 2020: il quadro cronologico in cui il documento si iscrive è indispensabile per una corretta contestualizzazione della lettera.
Il 2019 è stato un anno particolarmente difficile per il tema dell’eutanasia. Diversi casi hanno infuocato il dibattito sul piano internazionale, e sono finite con un esito negativo rispetto alla linea scandita dalla Chiesa.
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Il caso Lambert
Nel mese di luglio Vincent Lambert, il 42enne francese tetraplegico il cui caso era diventato molto noto negli ultimi anni nell’ambito della discussione sull’eutanasia in Francia, muore all’ospedale di Sébastopol de Reims, nove giorni dopo la sospensione delle procedure che lo tenevano in vita. Lambert, che faceva l’infermiere, era rimasto tetraplegico nel settembre del 2008 a causa di un incidente d’auto e si trovava da allora in uno stato vegetativo giudicato irreversibile da diverse perizie mediche (Aleteia, 8 luglio 2019).
Dopo anni di appelli e ricorsi, il Consiglio di Stato aveva giudicato conforme alla legge la decisione di interrompere i trattamenti che tenevano Lambert in vita, e la procedura era iniziata una prima volta il 20 maggio. Il giorno successivo il tribunale di appello aveva però ordinato di riprendere i trattamenti e la questione era rimasta bloccata fino a inizio giugno, quando i medici avevano nuovamente sospeso i trattamenti a Lambert.
Le molte cause legali che hanno visto contrapposta la moglie di Lambert ai genitori sono dovute al fatto, tra le altre cose, che in Francia l’eutanasia è illegale, ma dal 2005 esiste la possibilità di attuare quella che viene definita un’eutanasia passiva, in cui i medici possono scegliere di fermare le cure a un paziente (Il Post, 8 luglio 2019).
La vicenda di Dj Fabo
Rimasto tetraplegico in seguito a un incidente stradale, Fabiano Antoniani, noto a tutti come dj Fabo, scelse di morire con il suicidio assistito in una clinica svizzera, il 27 febbraio del 2017. Con lui c’era Marco Cappato, esponente dell’associazione Luca Coscioni, che il giorno successivo si autodenunciò.
La procura di Milano fu “costretta” ad accusarlo di aiuto al suicidio e per lui iniziò il processo, arrivato fino alla Consulta e conclusosi il 23 dicembre 2019 con l’assoluzione dell’esponente dei Radicali. La Corte costituzionale, chiedendo un intervento del Parlamento per colmare un “vuoto legislativo”, aveva inizialmente rinviato a settembre 2019 il verdetto sull’aiuto al suicidio.
Il Parlamento, però, negli undici mesi successivi non si era espresso e quindi era toccato ai giudici della Consulta decidere in materia. Il 25 settembre 2019 la Corte Costituzionale aveva aperto al suicidio assistito, decisione che ha poi portato all’assoluzione di Cappato da parte della corte d’Assise di Milano “perché il fatto non sussiste” (Sky Tg24, dicembre 2019).
La sentenza della Consulta
Con quella sentenza, la Corte Costituzionale ritiene non punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli” (Il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2019).
Papa Francesco inascoltato
In quei giorni a nulla valse l’intervento durissimo di Papa Francesco, che si è espresse così:
«Si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”. “Si tratta – osserva Bergoglio – di strade sbrigative di fronte a scelte che non sono, come potrebbero sembrare, espressione di libertà della persona, quando includono lo scarto del malato come possibilità, o falsa compassione di fronte alla richiesta di essere aiutati ad anticipare la morte». Parole al vento (Adn Kronos, settembre 2019).
La follia olandese
Uno degli ultimi provvedimenti che hanno fatto clamore è stato il via libera della Corte suprema olandese, nell’aprile 2020, all’eutanasia per i pazienti affetti da demenza avanzata, seppur non in grado di reiterare il loro desiderio di porre fine alla propria vita.
Lo scorso settembre era stata prosciolta una dottoressa accusata di aver proceduto all’eutanasia su una paziente affetta da Alzheimer, nel 2016, ma senza avere la certezza del suo consenso.
Il pubblico ministero aveva poi rinviato il caso dinanzi la Corte suprema «nell’interesse della legge», proprio per chiarire le condizioni in cui un medico può procedere all’eutanasia anche se il paziente non è più in grado di rinnovare il suo consenso, quindi senza rischiare il processo. «L’eutanasia si può attuare anche quando il paziente è incapace di esprimere la sua volontà a causa di una demenza avanzata» ha riferito la massima giurisdizione olandese, precisando che in tal caso «il medico può dare seguito ad una domanda pregressa scritta» (Agi, 22 aprile 2020).
“Crimine”
In questo contesto è arrivato il duro e definitivo pronunciamento del Vaticano, che equipara l’eutanasia, o qualsiasi altra forma di trattamento di fine vita ad essa connesso, come un vero e proprio “crimine”.