La resina odorosa di cui profuma la città di santa Teresa coincide con la “manna”, la sostanza che indica la venuta sulla terra del Figlio di Dio
I racconti della creazione non parlano solo del soffio di Dio e del profumo della sua parola, ma anche dei profumi del giardino di Eden. Bisogna entrarvi in punta di piedi per scoprirne la traccia.
Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice (Gen 2,7-15)
Il paese di Avìla, attorno al quale scorre il misterioso primo fiume, Pison, è detto ricco di resina odorosa e di pietra d’onice, oltre che d’oro. La geografia di Genesi non è innanzitutto cartografica, ma simbolica.
La resida odorosa: il bdellio
La resina odorosa, il bdellio del paese di Avìla, è tra le più ricercate di tutta l’antichità. Materia trasformata in profumo, poteva essere utilizzata nelle fumigazioni, nelle cure dei malati e nell’imbalsamatura dei morti, oltre che, naturalmente, per il culto.
Si tratta di una gomma giallastra, ricca di essenze balsamiche che si rivelano pienamente quando la si spruzza con il vino.
La “manna”
Questo bdellio non lo si ritrova altrove, se non nel libro dei Numeri, dove si dice che «la manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa» (Nm 11,7).
Questa connivenza discreta fra la misteriosa manna (sostanza commestibile che Dio somministrò agli Israeliti durante le loro peregrinazioni nel deserto, dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto; la manna iniziò a scendere dal cielo quando il popolo d’Israele si avvicinò al Monte Sinai per ricevere la Torah ndr) e questa preziosa gomma odorifera, è magia per l’immaginazione del lettore biblico. Paragonata, in questo modo, a una gomma aromatica, la manna porta in sé la caratteristica del profumo: il suo stesso nome, manhu, “che cos’è?”, è evanescente.
Esce dalla bocca del Signora e va sulla terra
Mentre gli incensi e i profumi salgono al cielo, la manna ne discende. Esce letteralmente dalla bocca del Signore, come il soffio creatore insufflato nelle narici di Adamo, come la parola profumata del creatore. Mangiando la manna, gli Ebrei hanno imparato che «l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).
Come il profumo, la manna è una sorta di traccia, il pregusto di qualcosa che promette più di quel che è.
Il nutrimento del popolo di Dio
Il libro di Giosuè ci offre un altro indizio: «La manna finì il giorno seguente la Pasqua». La Pasqua celebrata dagli Ebrei era la festa della liberazione dalla schiavitù, ma non fu compiuta fino a che il popolo attraversò la prova del deserto per giungere nella terra promessa. La Pasqua di Cristo, la sua morte e resurrezione, è un compimento della Pasqua. Quando il popolo è giunto a destinazione, nella terra promessa, non ha più bisogno della manna. Ha trovato il proprio nutrimento.
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