“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Questa frase è una lezione sul perdono
“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Quale è il significato di questa frase del Padre Nostro? Che debiti abbiamo? E chi sono i nostri debitori?
Risponde il biblista Jean Carmignac (1914-1986), nel libro postumo “Ascoltiamo il Padre Nostro” (edizioni Ares).
“Debitori di Dio”
Questa parola «debito» contiene una teologia implicita dei rapporti tra l’uomo e Dio: «noi siamo i debitori di Dio. Noi gli dobbiamo non qualcosa, poco o tanto, ma semplicemente la nostra persona nella sua totalità; noi stessi, creature sostenute e nutrite dalla sua bontà», dice Karl Barth, in “La Preghiera secondo i catechismi della Riforma” (pp. 48-49).
I peccati dell’uomo
La bontà di Dio perdona i nostri peccati, che coincidono con i nostri debiti, e ci riabilita ad aspirare alla Salvezza eterna. Ma qual è la relazione tra il perdono che Dio ci elargisce e quello che noi dobbiamo accordare ai nostri debitori (“Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”?
Questa richiesta è composta da due parti, nelle quali il perdono divino e il perdono umano sono legati dalla congiunzione «come». Questa reciprocità tra il perdono di Dio all’uomo e il perdono dell’uomo verso i suoi fratelli è spesso proclamata nel Nuovo Testamento.
L’ipocrisia di non saper perdonare
San Marco, nel suo riassunto del Padre Nostro, in 11, 25, non ha conservato che questa richiesta: «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
Agiremmo da ipocriti se domandassimo a Dio di perdonarci, cioè di “cancellare i nostri debiti”, quando invece rifiutassimo di perdonare i nostri fratelli. per essere in condizione di presentare una tale domanda al nostro Padre celeste, noi dobbiamo aver già perdonato agli altri suoi figli della terra.
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