Da mangia-preti a testimone entusiasta, ha un modo tutto originale e ironico di usare i social, anche il controverso TikTok. Siamo felici di potervela presentare, con tutto lo slancio, la generosità di una ragazza che si scopre figlia di Dio e che sa di essere in cammino. Come tutti, vero?Francesca Parisi, studentessa in Filologia, Linguistica e Tradizioni Letterarie all’Università di Chieti, originaria di Matera. Attualmente è Responsabile della comunicazione per la pastorale universitaria della città che la ospita; ma a me personalmente è saltata all’occhio per la sua originale presenza sul social del momento, quello che è cresciuto di più negli ultimi mesi e che piace tanto ai giovanissimi: Tik Tok. E la sorpresa è che sì, si può dire qualcosa di bello, vero e adeguato al mezzo (per il quale ho sempre nutrito tante perplessità, ma che spesso risulta onestamente divertente). Guardatevi il post in cui fa vedere la dinamica della tentazione, ad esempio. Io ho riso come una matta, per quello e molti altri. Buongiorno Francesca, partiamo in quarta: chi sei e cosa fai?
Buongiorno a tutti, ciao; io sono Francesca Parisi, sono originaria di Pisticci, in provincia di Matera. Classe 1994, sono la quarta di 5 figli, studio a Chieti Lettere Moderne; attualmente frequento la Laurea magistrale di Filologia linguistica, nella quale ho inserito 24 crediti per la pedagogia didattica, a scopo concorso. Uno dei miei desideri infatti, anzi quello che sento proprio come la mia vocazione professionale, è l’insegnamento. Vorrei portare la verità attraverso la cultura. Ci sono tante informazioni parziali nelle materie di studio, tanta ideologia…
Per come viene raccontata la storia, ad esempio?
Esatto e ora che me ne rendo conto mi sembra proprio una grave ingiustizia.
Ti ho incontrata grazie ad un’intervista che hai fatto con Rita Sberna, per Cristiani Today. Racconti anche a noi di For Her Aleteia la tua conversione?
E’ andata così, finora, la mia vita: sono cresciuta in una famiglia cattolica; nonna e zia erano molto attive in Azione Cattolica, in parrocchia, molto ferventi nella fede. Le ho seguite fino alla Prima Comunione, ho frequentato il catechismo e tutto. Ma se ci penso ora, allora non avevo capito l’enormità di ricevere il Corpo di Cristo. Ora dopo 16 anni ci penso e dico “caspita ho preso il corpo di Cristo e manco me ne sono accorta!”. La preparazione per la cresima invece non l’ho frequentata, mi sono rifiutata; dicevo che per rispetto a Dio preferivo non farla, preferivo non essere ipocrita. Mia madre ha insistito un po’, senza esagerare; mentre nonna e zia si sono proprio sdegnate. Ero di una piccola realtà lucana, quella che vivevamo era una chiesa molto “estetica”; la gente doveva vedere che io andavo in chiesa. Nelle convinzioni delle persone circolavano tante cattiverie: sulla chiesa, sui sacerdoti di questo posto. Posso dire che non era un ambiente che brillasse di carità e misericordia. Ma poi io stessa non vedevo, non mi rendevo conto della realtà più vera della Chiesa, ero forse una moralista anche io! Negli anni successivi la mia personalità è un po’ esplosa; io so di essere una persona violenta, con un fuoco dentro. Il mio padre spirituale dice che sono come un fiume in piena. Senza argini robusti e alti il necessario, corro il rischio di rovinare i campi tutti intorno. Con gli argini che contengono la piena, questo fiume invece può portare tanto beneficio… Ho abbandonato la chiesa cattolica a causa dei cattolici, che è una cosa sciocca da pensare, ma l’ho vissuta così. Non trovavo modelli attraenti, ma ero prima di tutto accecata io. Predicavano bene e razzolavano male, malissimo. In adolescenza poi inizio ad avere un’ideologia politica, tutta schierata a destra, una vera nazi-fascista, ero minorenne quindi lo dicevo apertamente. Avevo avversione nei confronti del diverso.
Volevi appartenere a qualcosa di forte forse?
Sì anche, ma volevo dominarlo. Volevo essere un membro attivo della società. Per farti capire, ad esempio a scuola ero sempre a capo degli scioperi. Mi piaceva trasportare gli altri, trascinarli in qualche azione importante.
E la fede, in questa fase?
Mi sono sempre ritenuta credente, avevo cioè la convinzione dell’esistenza di Dio. Ok, Dio esiste, le cose ci sono per cui ci deve essere un autore, ma lui sta lì, io qua. Era lontano dalla mia vita, mai, prima d’ora, ho potuto dire “eccolo!”. Assolutamente non cattolica, ero scandalizzata dalla pedofilia, ma anche dalla ricchezza della Chiesa.
Eri tra quelli che volevano risolvere la fame nel mondo vendendo l’anello del Papa?
Avevo sempre in canna un’invettiva contro la Chiesa. Però c’era un’amica nel RnS (Rinnovamento nello Spirito Santo), che mi raccontava cose per me assurde (guarigioni, svenimenti, profezie..), che tuttavia mi incuriosivano. Io li prendevo in giro, però ero attratta. Finché una volta sono andata a Melfi, in Basilicata, per vedere questa gente che sveniva per lo Spirito Santo, sai il fenomeno cosiddetto del “riposo nello Spirito”? Ecco. Era un raduno regionale e a me con quella preghiera qualcosa si smuoveva. Mi sentivo male, provavo fastidio e mi veniva da piangere. Però le altre cose no, mi lasciavano scettica e disillusa: tipo quando chi guidava la preghiera diceva “qui c’è qualcuno che è dipendente dalla pornografia!”. Mi dicevo: per forza che indovina, eravamo mille persone, anche solo per statistica…ci avrebbe azzeccato. Personalmente io non ho mai sperimentato nulla di strano, di soprannaturale, di eclatante come le cose che raccontavano o dichiaravano di vivere.
Però quel fastidio e quel desiderio di pianto, se posso dire, forse colpiscono ancora di più. So che per un certo periodo la tua fama era quella di “mangiapreti” e ne andavi parecchio fiera. Com’è nata?
E’ successo così; nella nostra classe un giorno c’era il prof di scienze, non era nemmeno il nostro ma ci faceva supplenza, e durante un’esercitazione-dibattito io avevo il ruolo di sindaco e tra le varie proposte ai miei cittadini avevo fatto anche quella di chiudere le chiese, con un bel piglio dittatoriale.
Così, per fare una cosa moderata…
Eh, te lo dicevo che avevo quella natura lì, violenta, estrema. Lo stesso professore non era un grande credente, e così ridendo, per la prima volta mi ha dato della mangiapreti. E la cosa mi ha inorgoglita. Ho continuato sulla mia strada con questa bella etichetta addosso, di cui andavo fiera. Continuavo con le mie invettive contro la chiesa, convinta. Ma in realtà alcuni semi gettati da amiche, parenti, forse sconosciuti che pregavano per me hanno iniziato a mettere radice. Alla fine delle superiori volevo fare Giurisprudenza, determinata a diventare uno di quegli avvocati spregiudicati disposti a passare su tutto e tutti: avrei difeso anche uno stupratore. Una sera, era estate, mia mamma mi fa vedere il film di S. Agostino con Alessandro Preziosi, un po’ romanzato ma lo stesso significativo. E il Santo di Ippona si lascia interrogare dalla domanda “Quid est veritas?” . E rifletto sulla forza della verità, sulla sua evidenza alla nostra coscienza. Allora inizio a chiedermi seriamente se avrei potuto compromettere così la mia coscienza pur di lavorare, di fare carriera.
E la risposta?
E’ stata no. Infatti ho optato per Lettere, anche per assecondare il mio interesse per la professione giornalistica che mi appassiona molto; nella letteratura trovo tutto, la reputo una forma d’arte eccezionale. Nel frattempo volevo pure fare l’attrice e avevo iniziato ad andare a Roma per corsi e casting. Ma quello è un ambiente difficile, “sporco” e grazie a Dio ho avuto il coraggio di fare un passo indietro. Il mondo dello spettacolo è un mondo di compromessi ed un responsabile di casting per attori non professionisti (si trattava di un’agenzia trovata a Roma, navigando su internet) mi disse, accarezzandomi i capelli che quello era un mondo di compromessi! E così ho ascoltato mia mamma che mi suggeriva caldamente di andare all’Università dove frequentavano già i miei fratelli, per non gravare troppo su bilancio familiare. E loro erano a Chieti. Ho iniziato lì, a Chieti ma non ero felice. Non ero io: non ero l’attrice che volevo essere, l’avvocato che avrei voluto diventare, e mi trovavo in una città che non era quella dei miei sogni. E quindi mi sono trovata a iniziare male il percorso universitario. Poi ho cominciato a fare esperienza di volontariato perché volevo aiutare ma ero sempre io al centro, volevo fare anche questo per compiacere me stessa, per stare bene io.
E cos’hai fatto come attività di volontariato?
Ah per esempio come prima cosa ho iniziato a pulire una chiesa. Mi sono proposta da sola. Poi ho cominciato a servire i pasti alla Caritas e poi ho detto “basta”! Le signore presenti mi avevano detto “vieni a messa la domenica sera, ci sono sacerdoti argentini che vi coinvolgono, c’è pieno di ragazzi universitari”. Pieno, pensavo che fossero tre gatti, sai il “tanti ragazzi” per una chiesa… E invece c’era così tanta gente che sono dovuta stare in piedi. C’erano ragazzi che servivano, che suonavano, che leggevano. Era una messa partecipata e servita dai giovani. E così le domeniche successive cercavo di arrivare prima per sedermi almeno un po’ più avanti. E ho conosciuto questi sacerdoti, della società San Giovanni. Il loro carisma è quello di formare nella fede i futuri professionisti, quindi gli studenti universitari. Sono in Italia, a Chieti, dal 2007. La società nasce nella diocesi di Cruz del Eje, nella provincia argentina di Cordoba. Ho iniziato anche a frequentare questi gruppi di formazione, proposti da loro. E per dirti come ragionavo io: facevo ginnastica a Chieti alta dalle 7 alle 8 e poi c’era l’incontro dalle 8 alle 10. Mi sono detta, ci aggiungo l’incontro così poi approfitto di loro per la cena e il passaggio. Ed è per questo che ho iniziato il corso Alfa. A me non ha cambiato tanto l’esistenza, lì per lì. Discutevo con gusto, però. Questi sacerdoti ad ogni mia obiezione e critica anche molto saccente accettavano tutto e si confrontavano con me. Non mi era capitato: prima quando attaccavo con le miei obiezioni, le mie domande, a volte ostinate o supponenti, spesso venivo liquidata con un “allora sei tu che non vuoi capire, per cui via!”. Loro invece si sono presi sempre la briga di rispondere ad ogni mia domanda, anche quando probabilmente ero insopportabile!
Hai trovato dei preti che si sono lasciati “mangiare”, alla fine, ma in un senso tutto diverso
Ecco infatti dove sono finita da brava mangiapreti! Mi hanno dato questo tipo di attenzione nonostante sapessero bene che le mie intenzioni erano malevole e questo mi ha stupito. Lì in quel contesto, in quella comunità guidata da questi sacerdoti ho conosciuto tanti ragazzi speciali che avevano qualcosa che io possedevo, ero invidiosa della luce che loro avevano negli occhi e io no. Allora, mi sono detta, vediamo di che si tratta. Al massimo c’è da guadagnare. Dal 2014 ho iniziato a frequentarli anche in università. Stava già cambiando qualcosa in me ma non vedevo le cose mentre succedevano; se mai le scoprivo guardandomi indietro. Tutto questo fino al 2018.
Quando ho sentito l’amore di Dio come Padre.
Cos’è successo? una caduta da cavallo su qualche via per Damasco?
Sì, ma io ero in via Pescasseroli. Ho sentito dall’alto, distintamente, senza possibilità di equivocare, l’amore di Dio, di un Padre che mi stava amando.
Raccontaci un po’ se puoi
Nei giorni precedenti avevo litigato con mia sorella. E pensavo “anche i familiari che ti devono amare, per natura, invece se possono rinfacciarti una cosa brutta lo fanno. Che delusione.” Allora ascoltavo un canto tratto dalle parola di S.Teresa di Lisieux, “Se avessi mai commesso”, c’è questo passaggio : “(…) non ho trovato creatura capace di amarmi a tal punto…!”. Ho sentito il Suo amore, mi sono scoperta figlia Sua.
Ero per strada e mi sono dovuta fermare per godere di quell’abbraccio.
@franchecca_parisi La verità! ✝️❤ #pray #love #christian #domande #perte
“Ecco, grazie. Ho pregato tanto e finalmente ho avuto esperienza di quell’amore!” E così anche la famiglia con Dio diventa più piena, l’amore di un Padre come Dio rende tutto più vero. Sono arrivata in università felice, avevo voglia di perdonare mia sorella e da quel momento in poi mi sono detta che non avrei mai potuto negare la presenza di Dio nella mia vita, dal momento che mi ha fatto questo grande dono di sperimentare di essere Sua figlia. Ho iniziato a fare tutto con occhi diversi, da figlia di Dio. Mi occupo della comunicazione della pastorale universitaria di Chieti. Ho fatto tante cose, organizzato tanti eventi. Mi sento in dovere di dire alle persone che c’è un Padre che ci pensa e ci desidera, personalmente . Nei miei coetanei ho notato tanto questa mancanza: la mancanza dell’amore genitoriale, che nessuno può colmare. Nessuno. E’ come se i genitori non volessero più esserlo. Non vogliono farsi carico dei figli. Si sentono prima uomini e donne che madri e padri, come se ci fosse contraddizione tra le due cose. Un figlio subisce questo sguardo da parte del genitore. Vedo tanto individualismo anche all’interno delle famiglie.
Certo, anche se ogni storia è a sé, si può constatare una tendenza. Mi ricordo del compianto Card. Caffarra che mi raccontava di quanto vedesse nei ragazzi di adesso una bassissima autostima, come non sentissero gratitudine da parte della società per la loro vita, come se dovessero quasi scusarsi di esserci.
Anche su TikTok mi è capitato di recente di discutere di aborto, per esempio. Molti mi contestavano con il solito argomento: dicevano fino a tre mesi non è un figlio, non è una persona.
Non pensi che anche senza rendersene conto stiano svalutando loro stessi per primi come persone? che questa riduzione del concepito effonda la sua luce mortale anche sulla loro vita, visto che tutti veniamo da quella strada e che è impossibile negare che senza quei passaggi di sviluppo noi, nessuno di noi, sarebbe qui?
Credo di sì. Io a 25 anni, sento già il desiderio di avere una famiglia…se devo dire la verità.
Hai un bel fidanzato ho visto! si può dire, vero? Sembrate una bella coppia
Eh, grazie! possiamo anche accennare alla fatica, bella!, del fidanzamento, al tema arduo e magnifico della castità? Per esempio su questo avere una comunità che ti sostiene, che ti ricorda che è per un bene maggiore, è fondamentale.
Ricapitolando: educazione cattolica, sacramenti principali e poi hai perso la fede.
A 13 anni, anzi no, subito dopo la comunione ho avuto un rifiuto.
Come dice Padre Maurizio Botta: a 8 anni il bambino se non trova risposte adeguate alle sue domande che sono difficilissime, teologiche e metafisiche, perde la fede
Sì, mi mancava l’esempio e ho fatto miei tutti i luoghi comuni contro la Chiesa.
E per arrivare alla tua vera conversione ti ci sono voluti 4 anni: dal primo incontro con quegli strani sacerdoti che invece che liquidarti sbrigativamente ti ascoltavano e rispondevano a tutte le tue domande.
Sì perché loro avevano proprio qualcosa, Qualcuno, da offrirmi, ed erano certi delle loro ragioni, per questo non c’era rigidità o durezza, ma un’enorme disponibilità.
Sei presente sui social, Instagram ma anche sul controverso e sempre più scaricato TikTok. A te è servito quasi un lustro per convertirti: ti chiedo, da antipatica, cosa può fare un video di pochi secondi?
Mi sono interrogata, mi interrogo anzi sul senso di questa mia presenza. Allora, è cominciata in modo un po’ intenso dalla pandemia, quindi da marzo circa. Ho iniziato con dei video-caricatura . I social non permettono di tenere una catechesi. Ma sono un luogo in cui le persone stanno; tutti noi abbiamo almeno un account o Instagram o Facebook per cui mi son detta: perché non condividere anche qualcosa di bello, di gioioso? E poi ho riflettuto sul fatto che sui social c’è anche tanta cattiva informazione; per questo mi sento in dovere di portare la verità, per come posso; una lanterna non può restare sotto il moggio, giusto? Sono stata toccata da questa grande grazia e quello che so per certo è che le persone sono alla ricerca della stessa gioia. Mi sento una testimone nella mia vita e quindi come lo faccio in casa, in università, così lo faccio anche sui social.
Tutti ambienti dove incontri le persone
Anche i Tik Tok li faccio per Dio (sorride, è proprio trasparente, autoironica, Ndr). Vedendo la gente che mette a nudo le cose più intime, lutti, malattie…ci sono alcuni piangono, espongono quasi senza ritegno il proprio dolore, ecco allora mi dico: perché non mettere a nudo la mia fonte di gioia, di felicità? Sul web si sente tanto la Sua mancanza.
E che risposte, che reazioni raccogli?
Molti la vedono come me. Mi contattano privatamente, si vergognano perché se ti dichiari cattolico oggi sui social vieni subito additato. Sei discriminato per la tua fede. E poi penso che sia giusto che la gente sappia che ci sono dei cristiani! Nel mio piccolo voglio far vedere che sono cristiana e che sono normale! Che rido, faccio ridere, che posso ironizzare, e penso che sia una cosa bella, la gente dice “la chiesa ha fatto questo e quest’altro e i sacerdoti sono così e cosà”. Ma se la Chiesa fosse perfetta tu, io, nessuno potrebbe entrarci. Non per giustificare ma per dire “guardiamoci dentro”. Io sono figlia di un cattolicesimo pedante e opprimente, vissuto così nel mio passato e quindi lotto contro quello stile. Si può parlare di Dio in modo più leggero? Nel quotidiano è presente allora lo porto ovunque.
La creatività della Chiesa e il sacerdozio dei battezzati si sono scatenati in questo periodo (insieme a tante derive, impoverimenti o inutili protagonismi. Ma pensiamo solo alla messa del Papa seguita da milioni di persone e alla preghiera con la benedizione Urbi et Orbi fatta in quella Piazza S. Pietro deserta e bagnata di pioggia). Una situazione da emergenza o una scoperta che si può adattare alla normalità?
Ovunque mi trovo voglio testimoniarlo e allora anche i Tik Tok, li faccio per Dio. Faccio brevi video, cose buffe, adoro fare i pezzi con la voce di Enrico Brignano. Per esempio il suo pezzo sul matrimonio mi ha fatto proprio divertire. Ieri mi è venuto in mente un video per Aleteia… amo tanto l’autoironia, perché sono salvata per grazia. Le persone sui social cercano approvazione.
@franchecca_parisi Mi sono svegliata col pensiero! #buongiornissimo alleluja!
O riconoscimento?
Me lo chiedo anche io: cosa cercano i giovani? O i giovanissimi, come quelli che sono la maggioranza su TikTok, mi chiedevo. E vedevo tanta gente che soffriva.
Vuole essere guardata? Forse crede di ottenere da una somma di apprezzamenti quello che segretamente desidera: amore personale, preferenza, esclusività. Chiede aiuto, anche?
E nostro Padre, che dici, ci cerca anche lì?
Io credo di sì, o comunque è un luogo, sui generis, un ambiente, meglio, dove posso entrare in contatto con tante persone. I giovanissimi ci passano le ore.
E il fuoco amico o pseudo-tale, ti colpisce?
Un po’ capita, sì. E come sei vestita? Ma usa rispetto per il nome di Dio; sii più modestia, etc.
Una cosa che capita anche a noi, è di riferire uno spunto bello preso da personaggi lontani dalla Chiesa e di venire accusati di sincretismo, di ingenuità o di collusione con chi è anticristiano. Ma pazienza! Altri protagonisti cattolici sui social che ti ispirano?
Mi piace moltissimo Don Alberto Ravagnani, è appassionante (ho fatto anche un duetto sempre su TikTok). È molto essenziale, ha 26 anni, lui è uno proprio diverso nel modo di comunicare. Un altro che mi piace tantissimo è Don Luigi Maria Epicoco, è meraviglioso. E’ proprio qualcuno a cui guardare. Mi piace come parla ma una persona giovane che non è interessata alla Chiesa non viene coinvolta temo. E infine mi piace moltissimo Giovanni Scifoni!
“Celo!” Tutti e tre sono in qualche modo presenti sul nostro portale. Don Luigi Maria Epicoco con il commento al vangelo, ogni mattina, a cura proprio della nostra redazione (grazie Silvia, grazie Annalisa!); Don Alberto e Giovanni Scifoni con i loro video e articoli che li riguardano. Ora che siamo in confidenza ti faccio io una confessione: sono ufficialmente una “viziatina” (nome dato alle followers di tal Denis Dosio, Ndr): mia figlia, la seconda, ha cannibalizzato per diverso tempo i miei profili social, IG e TikTok, e gli ha scritto a mio nome. Sono una stalker inconsapevole.
Ahahahah lo vedo spesso su TikTok, mi esce nei “per te” anche se non è “per me”, personalmente! Ma devo ammettere che hai una figlia abile! Giustamente, tu hai un nome!
Sì, diciamo “abile” e diciamo pure “un nome”!…Passiamo oltre. Social media, dunque. Il gioco allora vale la candela? Se le persone sono lì, se ci” vivono” (mia figlia prenderebbe la residenza su TikTok. Benedetto Family Link che mi vieni in soccorso) occorre stare dove sono. O no? Oppure il mezzo non è così neutro e impedisce o deforma la testimonianza di fede?
Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato». Servono parola e stili nuovi, per l’annuncio di Cristo che è sempre lo stesso ieri oggi domani.
Anche il linguaggio si incarna in ogni epoca. Tante parole usate in tempi passati ora sono come usurate e i ragazzi non le ascoltano più. Non priviamoli della verità per la paura di cambiare. Se in classe dico “vita eterna” e “fede” i ragazzi smettono di ascoltarmi”. Cito a memoria Emanuele Fant, scrittore, autore teatrale e insegnante.
Sono d’accordo. Già i social hanno il limite che pongono uno schermo tra me e l’altro. Se c’è incontro personale diretto io ti posso parlare del kerygma (l’annuncio essenziale e integrale della Salvezza di Cristo: incarnazione, passione, morte e resurrezione, NdR); ma su TikTok posso dirti che sei un figlio amato, punto. Chi non ha mai incontrato Dio non deve sapere subito, in prima battuta, come si fa l’esame di coscienza, ma deve sentirsi dire che è un figlio amato! I social si aggiungono al resto delle relazioni. La sofferenza la vedo, ma fa differenza viverla con Dio. L’ho ricevuto io, questo dono, e voglio che lo ricevano anche gli altri: questo mi muove. Mi sento male se lo tengo solo per me.
Riscontri? Persone che ti ringraziano o che ti criticano aspramente?
Ho 1700 followers per ora e ho visto che alcuni colleghi d’università o conoscenti hanno smesso di seguirmi perché, chiaramente, hanno una visione di vita e di fede diversa dalla mia. C’è chi mi fa commenti o mi contatta privatamente solo per discutere e far valere la sua tesi -come se volesse smontare la Verità che è Dio- ma non mi segue. Mentre altri, come dicevo, cercano consiglio, confronto, amicizia e incoraggiamento ma senza esporsi pubblicamente.
Una evangelizzazione da “ti scrivo in privato”?
C’è molta paura di sembrare “deboli”, per quello che vedo. Io sono frutto dell’amore di Dio. Magari posso offrire un conforto: tanti vogliono solo parlare, provano qualcosa di interiore che viene minimizzato dagli amici. Un ragazzo ad esempio mi ha mandato 6 minuti di audio nel quale mi raccontava proprio questo; i suoi amici sminuiscono la sua sofferenza spirituale. E poi vedo tante grazie…per esempio anche che voi mi abbiate contattato. C’è qualcosa di buono. Credo di poter offrire questo piccolo servizio, finché Lui lo vorrà. Che mi gestisca Lui! Questa è la mia disposizione d’animo.
@franchecca_parisi Umili sempre😎❤ #aleteia #interview #cristiana #umili #piccoli #Dio