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L’immaginifico linguaggio dei Padri del monachesimo: i mercanti d’oro (3/6)

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Mathilde De Robien - pubblicato il 05/08/20
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Benché ritirati dal mondo, i progenitori della vita monastica cristiana hanno trasmesso i loro insegnamenti attraverso numerosi discepoli che andavano a rendere loro visita: ne sono risultate delle memorabili raccolte di aneddoti e di apoftegmi. La loro strategia comunicativa? Impiegare un linguaggio assai evocativo sul piano dell’immaginazione: cosa che rende il loro messaggio accessibile e tuttora attualissimo.

Bisogna che diventiamo degli abili cambiavalute, dei cambiavalute spirituali, dei cambiavalute evangelici!

Così scrive nella sua Prima Conferenza Giovanni Cassiano, fondatore nel V secolo dell’abbazia di Saint-Victor a Marsiglia. Qual era lo scopo? Poter discernere il bene dal male, i pensieri che vengono da Dio da quelli che rischiano di allontanarcene. E compara quindi il discernimento a un’attività mercantile!

All’epoca di Cassiano – spiega Marie-Anne Vannier, specialista dei Padri della Chiesa, nell’opera Prier 15 jours avec les Pères du désert –, i mercanti d’oro e i cambiavalute permettevano di avere la moneta corrente nelle diverse regioni o province ed erano attenti alle monete che ricevevano per capire se erano buone e affidabili o falsate, “tosate”, di metallo spurio.

Insomma uno sforzo di discernimento per riconoscere la moneta vera e il vero oro:

L’abilità e la scienza dei cambiavalute – precisava Cassiano – hanno il loro punto di forza nel discernere l’oro puro da quello che non ha subito al medesimo grado la prova del crogiolo.

Mettere i pensieri sulla bilancia del cuore

È vero oro? L’immagine che vi è coniata è quella del vero Re o di un usurpatore? Il peso è giusto? Tutte domande che si possono applicare sul piano spirituale: quest’azione, questo pensiero sono puri? Vengono da Dio? Non avrà perso valore per la «ruggine della vanità»? Un esercizio che invita a mettere i propri pensieri sulla bilancia del cuore per discernere quelli che vengono da Dio e lasciar cadere gli altri.



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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]