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Lavora come architetto in un monastero trappista. Ne resta abbagliata e si fa suora

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/07/20
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Suor Maria Chiara Pieri, 33 anni, originaria di Forlì, affascinata dalla vita della beata Gabriella da Vitorchiano, ha lasciato la sua professione per abbracciare Dio. Ecco la sua testimonianza

Da architetta a monaca trappista. Sembra il titolo di un romanzo. Invece, è la storia vera di suor Maria Chiara Pieri, 33 anni, originaria di Forlì, che prima del lockdown ha fatto la professione solenne nelle trappiste del monastero cistercense di Valserena, comune e parrocchia di Guardistallo, in provincia di Pisa e diocesi di Volterra, a 30 chilometri da Livorno.

Il lavoro…al monastero

Appena laureata, aveva trovato lavoro in uno studio associato di Varese, che le assegnò un incarico proprio presso il monastero di Valserena, come racconta l’interessata:

«Il mio capo mi aveva chiesto di venire ad incontrare una delle sorelle della Siria, perché volevano iniziare la costruzione di un monastero laggiù. Quella volta, tra i libri della foresteria, mi sono imbattuta nella vita della beata Maria Gabriella di Vitorchiano, che ho letto tutta d’un fiato. Ho pensato tra me: ‘Che strano modo di dare la vita, così semplice eppure così totale’. Sono ritornata dopo qualche mese invitata da un’amica, che conosceva alcune sorelle della comunità».

«L’intuizione che ho avuto nell’incontro con il monastero – continua la trappista – vedendo la comunità pregare in chiesa, è stata quella di una vita vissuta sotto lo sguardo di Qualcuno che ti ama, di una vita che è tutta desiderio di piacerGli. Non ho subito pensato: ‘Voglio farmi monaca’, piuttosto da quel momento è iniziato un cammino che, nel tempo, mi ha portato a chiedere di poter verificare meglio, vivendo un tempo di esperienza dentro la clausura. Di quel periodo la cosa che più mi ha colpito è stata l’intensità del mio rapporto con Cristo, il fatto di poter rimanere sempre in Sua compagnia, di poter ritornare sempre a Lui».

Nel 2014 entra in monastero e si prepara fino alla recente professione solenne (Avvenire, 31 luglio).

Don Giussani e gli scout

Racconta suor Maria Chiara, sempre al quotidiano dei vescovi:

«Ho ricevuto la fede dalla mia famiglia, nella parrocchia forlivese della Pianta e negli scout di S. Maria del Fiore. Decisivi sono stati lo studio, le amicizie in cui la fede c’entrava con tutto, l’incontro con Cl, le parole di don Giussani e le testimonianze di tanti che mi hanno fatto intuire la bellezza di un vita donata totalmente a Dio».

“Ho dato fiducia a Dio”

Per la trappista «la vera decisione non è stata quella di diventare suora, ma di dare fiducia a Dio, che offriva al mio cuore una modalità più profonda di amare. La mia decisione è stata cioè essere disponibile al fatto che Dio mi stava indicando la verginità come possibilità di abbracciare tutto e tutti».

Suor Maria Chiara aveva raccontato, in una recente intervista ad Aleteia. la sua esperienza di fede e quella ricerca della felicità che l’ha portata a scegliere la clausura.


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