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Come annunciare lo Spirito Santo? Gli appunti del padre spirituale del Papa

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Giovanni Marcotullio - pubblicato il 02/07/20
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Il Paraclito è in un certo modo il Grande Invisibile della storia della salvezza: neanche una conversione avviene senza il suo intervento costante, eppure solo tardivamente si riesce a riconoscerlo. Da alcuni appunti del gesuita Miguel Ángel Fiorito emerge la proposta che la catechesi sullo Spirito parta sempre dall’introduzione del credente a riconoscere le meraviglie che lo Spirito opera in lui.Una delle cose che mi hanno sempre colpito dell’opera di san Luca nel Nuovo Testamento è la scelta di comporre due libri così distinti che individuano altrettante opere: non è solo il fatto che i redattori del Canone hanno voluto mettere il quarto vangelo tra Luca e gli Atti, dal momento che intesero raccogliere i Quattro. Avrebbero potuto infatti far prevalere l’unità autoriale e lasciare Luca come quarto, invece di Giovanni, cosicché il passaggio dal Vangelo agli Atti apparisse più fluido e naturale, così come doveva essere nelle intenzioni dell’autore. E invece no: gli estensori del Canone intesero marcare una cesura tra i due libri di Luca perché, molto più che essere due libri diversi di un’unica opera, essi sono piuttosto due opere distinte di un unico autore.


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E certo, la comune dedica a Teofilo ci ricorda che esse sono da intendersi raccolte in un’unità superiore, ma c’è in fondo una grande differenza che mi ha sempre convinto dell’evidenza della distinzione: non è che Gesù sia assente, negli Atti, anzi compare diverse volte e si parla continuamente di lui… quel che è diversa è la presenza dello Spirito, anzi soprattutto la sua azione. «Lo Spirito mi prese…» «Lo Spirito mi comandò…» «Lo Spirito non volle…» «Lo Spirito non mi permise…» sono solo alcune delle espressioni che indicano una presenza autonoma e volitiva di quest’inafferrabile entità, la stessa della quale di lì a pochi anni Giovanni avrebbe scritto, ricordando le parole di Gesù:

Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito.

Gv 3,8

È tanto più sorprendente, in un certo senso, che malgrado le precoci e chiaroveggenti elaborazioni dottrinali di alcuni grandi teologi (ricordiamo al volo i soliti Origene e Tertulliano) ancora i Padri del primo Concilio di Nicea (325) non si sbilanciarono affatto, sullo Spirito:

Crediamo nello Spirito santo.

E nient’altro: quel che poi fu aggiunto e che tutti conosciamo a memoria, dal momento che lo recitiamo ogni domenica a messa, sarebbe stato frutto del primo Concilio Costantinopolitano (381). Certo, all’inizio del secolo c’era la crisi ariana, e se già era difficile impegnarsi a confessare la piena divinità del Figlio poté sembrare politicamente avventato fare lo stesso per lo Spirito, che venne tenuto lì da presso senz’altro aggiungere («Si fa sempre in tempo a convocare un altro concilio», avrà pensato qualcuno, e non avrebbe sbagliato).



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Sta di fatto che lo Spirito è tanto difficile da definire ed enunciare quanto imprescindibile nell’esperienza della fede, e dunque già mentre ci poniamo domande a riguardo – se sussista, se sia una semplice forza divina o piuttosto una persona, se e come si distingua dal nostro spirito… – lo Spirito stesso sta agendo in noi e ci guida a una crescente comprensione del mistero divino.

Nel numero de La Civiltà Cattolica in uscita dopodomani (sabato 4 luglio) si trovano alcuni appunti di Miguel Ángel Fiorito – ormai noto per essere stato nei decenni “il padre spirituale di Papa Francesco” – redatti da José Luis Lazzarini: sono poche pagine essenzialmente volte a offrire «suggerimenti pastorali per la catechesi dello Spirito», e precisamente nel senso che dicevamo poc’anzi.

Fiorito e Lazzarini si rifanno all’autorità di Cirillo di Alessandria per stabilire il punto di partenza:

Lo Spirito Santo non è un artista che raffiguri in noi la sostanza di Dio, come se Egli le fosse estraneo: non è così che ci porta alla somiglianza con Dio; ma Egli stesso, che è Dio e da Dio procede, si imprime nei cuori che lo ricevono come il sigillo sulla cera.

Cirillo di Alessandria, Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate 34, in Miguel Ángel Fiorito e José Luis Lazzarini, «Credo nello Spirito Santo», in La Civiltà Cattolica 4081, 81-85, 82

E lo esplicitano così:

«Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi [e sarà in voi]» [Gv 14,17]: dev’essere l’inizio della catechesi dello Spirito; e, da l’ in avanti, la sagacia pastorale suggerirà momenti forti dell’azione dello Spirito, una sorta del “quando” di Dio.

Ibid.

Seguono brevi e dense paginette di appunti genuinamente spirituali, nei quali si offrono alle persone spunti per il discernimento degli spiriti… in vista di quello dello Spirito. Ad esempio, quando sul punto di commettere un peccato ce ne ritraiamo perché qualcosa in noi è stato più forte della suggestione del male, o quando dopo averne commesso uno riusciamo a vedere la nostra realtà peccaminosa senza tuttavia scoraggiarci e indulgere alla disperazione… tutto questo è opera dello Spirito e basta in sé a ricordarci che non siamo abbandonati, che anzi vive in noi, per la grazia sacramentale della Chiesa, il germe del Regno di Dio. Tre sono i passi-chiave che i due accompagnatori spirituali indicano a quanti cercano di orientarsi:

  1. riconoscere lo Spirito come Essere personale;
  2. comprendere che lo Spirito è luogo d’incontro con il Padre e con il Figlio (invece di confondere “l’uccellino che tutti abbiamo in testa” con la Colomba divina);
  3. di conseguenza, se abbiamo compreso che non siamo noi a dire a Dio come si è Dio, ma al contrario è Dio a indicare a noi come essere uomini, imparare a obbedire allo Spirito, senza attentare alla Sua signoria (cosa che ovviamente andrebbe a nostro esclusivo danno).

La fede cresce anche passando attraverso la speculazione razionale del credente, e dunque il prodotto di questo processo (che possiamo chiamare “teologia”, in senso lato, anche se a farla non sono dei “teologi di mestiere”) dev’essere vagliato per verificare la sua rispondenza al principio-unificatore che è lo Spirito stesso:

È Spirito di sintesi, e non di contraddizioni senza uscita; e sappiamo che lo Spirito supera le contraddizioni senza uscita come “carisma e istituzioni”, “utopie e realtà” ecc.

ivi, 85

Un’eccellente cartina al tornasole per molti scritti che ci proponiamo come “nutrimento per la fede”, ma ancora di più per le nostre stesse intuizioni spirituali.