La persecuzione sistematica del PCC contro la minoranza uigura stanziata nella regione di Xinjiang ha un nuovo agghiacciante capitolo, tutto contro la maternità e la vita nascente.
Denuncia dell’antropologo tedesco Zenz: la minoranza uigura è sottoposta a genocidio
Il ricercatore tedesco Adrian Zenz, è un antropologo tedesco esperto della questione uigura e in particolare della tragica realtà, sistematicamente negata e censurata dalle autorità di Pechino, dei campi di rieducazione destinati a questa minoranza nella regione di Xinjiang.
Zenz è docente di metodologia di ricerca sociale presso la Scuola europea di cultura e teologia e ricercatore di studi cinesi presso la Victims of Communism Memorial Foundation.
Da Asia news ma anche da Il Foglio e AGCnews in queste ore viene rilanciata la notizia: quella di un sistematico attacco alla popolazione uigura, minoranza musulmana concentrata nella vasta regione nord occidentale della Cina. Ufficialmente autonoma è oggetto di un controllo poliziesco sempre più stretto da parte dell’autorità centrale cinese.
La zona era al centro della Via della Seta, antico raccordo tra Cina e Medio Oriente, vocazione di cui conserva tuttora tracce nei tradizionali bazaar all’aperto e nelle città-oasi, come Hotan e Kashgar.. Ospita diverse minoranze etniche tra le quali quella degli Uiguri turchi, oggetto di tanta aspra attenzione.
Secondo i dati prodotti da Zenz, confermati poi dalle Nazioni Unite, oltre un milione di uiguri (su una popolazione di quasi 10 milioni) e altre minoranze turcofone di fede islamica sono detenuti in modo arbitrario nello Xinjiang, che la locale popolazione chiama “Turkestan orientale”.
Il lavoro di Zenz si basa su dati ufficiali, documenti governativi e testimonianze dirette. Il ricercatore tedesco sostiene che le autorità di Pechino obbligano le donne uigure a interventi chirurgici di sterilizzazione o a cure per bloccare il ciclo mestruale. (AsiaNews)
Una guerra contro una popolazione dalla precisa identità religiosa e culturale e che per questo resta refrattaria alla sinizzazione. Il potere centrale cinese appare come uno spaventoso Giano bifronte.
Controllo delle nascite ad ogni costo: anticoncezionali, sterilizzazione, aborto
Due facce terribili volte con espressioni diverse sempre sul ventre delle donne. Da una parte il governo di Pechino sta pensando a come uscire dalla palude melmosa dell‘invecchiamento vertiginoso della popolazione (parto più che annunciato della stolida e lunga politica del figlio unico. Ora, per non lasciare sulle gracili spalle dei pochi nati tre pensionati a testa, il governo, spinto da demografi ed economisti, vuole fare una rapida inversione. Vuole fare aumentare la natalità nazionale con ogni mezzo, ad ogni costo: dagli aiuti economici all’incentivazione della fecondazione medicalmente assistita. Ma con scarsi risultati e crescente preoccupazione); e dall’altra si adopera con freddo e sistematico zelo per la riduzione della popolazione uigura, stroncandola, diremmo con amarissima ironia, sul nascere.
Zenz parla proprio di “genocidio demografico”.
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Controlli ginecologici, uso obbligatorio di anticoncezionali, sterilizzazione e aborto
Il nemico, il nascituro, si va a cercare fin nelle tube delle donne, costrette a indagini mediche, ad assumere di anticoncezionali, a dispositivi antiannidamento contro la propria volontà (spirale o IUD: che non è un semplice anticoncezionale ma anche un dispositivo che impedisce l’annidamento dell’embrione), obbligate non solo a sottoporsi a continui controlli ginecologici, ma persino a subire la sterilizzazione forzata o se “le cose” sono già ben avviate a subire l’aborto.
Se si rifiutano di abortire per rispettare i limiti di due figli per famiglia, esse sono rinchiuse nei campi di internamento. Gli amministratori locali, soprattutto nelle aree rurali, sottopongono le uigure in età fertile a controlli ginecologici obbligatori.
A conferma del suo studio, Zenz fa notare che nel 2017 e nel 2018 il tasso di crescita della popolazione uigura è stato inferiore alla media di quella di etnia han, maggioritaria in Cina. Per l’analista tedesco, la Cina sta portando avanti un “genocidio demografico” nello Xinjiang.
Sulla base di quanto riportato da Zenz, l’Alleanza interparlamentare sulla Cina, un gruppo informale di legislatori statunitensi, europei e di altri Paesi occidentali, ha chiesto ieri un’indagine internazionale per verificare se Pechino è responsabile di crimini contro l’umanità e genocidio nello Xinjiang.
Le ragioni della persecuzione
La minoranza è talmente rigettata in ogni sua espressione culturale e religiosa che persino lo stile d’arredamento uiguro è penalizzato. Al posto di tappeti e cuscini è più che incentivato l’acquisto di divani, sedie, scrivanie. La sinizzazione della popolazione deve procedere a passo spedito; ma l’optimum resta sempre la riduzione demografica, alla radice.
L’origine della persecuzione contro la minoranza uigura è complessa e le ragioni ufficiali sono inattendibili. La giustificazione di una repressione tanto dura si basa secondo il PCC nella minaccia terroristica e separatista che questa minoranza costituirebbe, mentre invece le frange di islam estremista tra gli uiguri sono a tutt’oggi molto ridotte e largamente impopolari nella società. Ciò che assai verosimilmente le renderebbe attrattive è proprio il pugno di ferro continuo usato dal governo centrale.
Ciò che di fatto il partito teme è l’impulso di rinascita religiosa che dalla minoranza uigura potrebbe estendersi ad altre popolazioni. Si tratterebbe quindi di persecuzione politica ma soprattutto religiosa.
La comunità internazionale ha gli occhi puntati sul PCC proprio in tema di violazione diritti umani; l’ultimo disastroso appuntamento fallito dalla Cina è quello della Revisione periodica universale, avvenuta il 6 novembre scorso:
Ogni cinque anni il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite verifica il la situazione del rispetto dei diritti umani di tutti i Paesi membri. L’ultima revisione periodica della Cina è stata presentata nel 2018 e la prossima è prevista per il 2023. (bitterwinter)
Pesa come un macigno quel milione di internati uiguri nei campi di rieducazione; quelli denunciati anche sulla piattaforma Tik Tok sotto un finto tutorial di make up, ricordate?
La Cina ha fatto peggio solo negli anni 2000, quando ha spiegato il braccio repressivo contro il movimento di rinnovamento spirituale basato sulla medicina tradizionale e sui “tre insegnamenti”, il Falun Gong; dapprima tollerato e addirittura incoraggiato e poi schiacciato senza pietà, come la peggiore delle eresie. Anche in questo caso il timore era di una troppo vigorosa rinascita religiosa.