Le spiegazioni che non riesce a dare la scienza: le anomalie sul cadavere; la formazione dell’immagine; la trasparenza del corpoTre misteri sulla Sacra Sindone e una teoria “rivoluzionaria”, avvalorata da studi scientifici. E’ la tesi che si legge su “Nuova luce sulla Sindone“, libro-dossier a cura di Emanuela Marinelli (edizioni Ares).
Con la sua risurrezione, Gesù è tornato alla vita recuperando la sua corporeità e riacquistando anche col suo corpo la pienezza della vita, non più soggetto al tempo e allo spazio.
Come pegno per la nostra fede ci è stata lasciata la testimonianza dei suoi discepoli che videro e credettero: videro le apparizioni del Risorto col quale, per un breve periodo, entrarono in un rapporto diretto quotidiano, parlando, mangiando con lui e toccandolo; videro pure la tomba vuota con particolari che convinsero a credere che il corpo di Gesù non era stato rubato, ma sciolto dai legami della morte.
Per una incredibile serie di circostanze è giunto a noi, con la Sindone, un «particolare» di quella scena del sepolcro vuoto, un «indizio» di quell’evento prodigioso. È un lenzuolo con la superficialissima immagine del cadavere di un flagellato, coronato di spine, crocifisso, trafitto da lancia e deposto in un sepolcro. È un lenzuolo con ben 700 macchie di sangue tra piccole e grandi.
Nessuno ha assistito alla risurrezione. È Gesù stesso il rivelatore della sua risurrezione. Ai discepoli «sconvolti e pieni di paura», che credono di vedere un fantasma, egli replica in maniera diretta: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho» (Lc 24,38-39).
1) Un cadavere incorrotto
È ormai scientificamente certo e inoppugnabile che il telo torinese ha avvolto un corpo umano. L’immagine e il decalco delle ferite non potevano che essere lasciate da un cadavere su cui era stato drappeggiato il lenzuolo. Lo provano la tridimensionalità dell’immagine e alcune particolari macchie di sangue, come quella del gomito e quella laterale ai piedi che dimostrano come le due metà del telo siano state avvolte attorno a un corpo tridimensionale.
È interessante notare che in corrispondenza delle macchie dei piedi, insieme con il sangue si è trovato dello sporco, come fosse fango o terriccio, presente sui piedi nudi di un uomo che ha camminato senza scarpe. Le macchie di sangue sono dovute al contatto diretto con le ferite di un corpo umano. Sotto le macchie non esiste l’immagine del corpo perché il sangue depositatosi sulla tela ha schermato la zona sottostante.
Due ore e mezza dopo la morte
È lapalissiano affermare che se quel cadavere fosse rimasto cadavere la tela non avrebbe resistito alla putrefazione. Invece, sulla Sindone torinese vi sono prove evidenti di rigidità cadaverica, ma non v’è traccia di fenomeni putrefattivi. Dallo studio dei coaguli ematici e del tempo occorrente perché si trasferissero sulla stoffa si deduce che il corpo è stato avvolto nel lenzuolo non più tardi di due ore e mezza dopo la morte e vi è rimasto avvolto per circa 36 ore durante le quali non ebbe inizio la putrefazione.
Nel caso di deceduti per violenti traumi essa comincia più celermente e quell’intervallo è sufficiente perché se ne notino gli effetti.
Tutto ciò appare in una coincidenza temporale perfetta con i Vangeli: dalla sepoltura affrettata prima del tramonto del giorno della Parasceve – a motivo della particolare solennità di quel sabato – alla scoperta del sepolcro vuoto «di buon mattino» (Mc 16,2). Questo è il primo indizio confacente all’evento della risurrezione.
2) Immagine non manuale
Notati l’assenza di corruzione e un distacco, per così dire, anticipato del corpo dal lenzuolo, c’imbattiamo in un secondo indizio, questa volta in positivo: un’immagine non fatta da mano d’uomo, un’immagine che non siamo in grado di riprodurre e di tradurre in termini di fisica corrente, un’immagine prodotta da una energia che non conosciamo.
Il meccanismo della sua formazione non è stato ancora completamente spiegato. Non sappiamo né il come, né il perché si sia formata. Non riusciamo a dare una spiegazione completa e coerente di tutte le sue caratteristiche.
Gli otto punti di Jackson
Il fisico statunitense John Jackson ha affermato che ogni possibile spiegazione dell’immagine corporea sulla Sindone deve soddisfare i seguenti otto punti:
1) L’immagine è ad alta risoluzione: si possono distinguere particolari dettagliati come le labbra.
2) L’immagine riguarda solo le fibrille superficiali, che sono colorate individualmente e in modo uniforme. Non ci sono pigmenti o sostanze coloranti aggiunte.
3) L’intensità di colorazione di ogni singolo punto è correlabile alla distanza tra il corpo e il telo che lo ha avvolto ed è indipendente dalla natura della parte anatomica coinvolta (pelle, capelli, ecc.).
4) Non vi sono viste laterali né attorno a quella frontale né a quella dorsale, compresa la regione fra le due immagini della testa.
5) L’immagine del corpo è dovuta chimicamente a un cambiamento molecolare della cellulosa del tessuto, cioè a una degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali.
6) Le macchie rosse sono composte di sangue e/o sostanze derivate dal sangue.
7) Supponendo il telo naturalmente adagiato sopra un corpo disteso supino, l’immagine frontale si delinea secondo una proiezione verticale.
8) Le intensità massime delle immagini della vista dorsale e di quella frontale sono dello stesso ordine di grandezza.
Nessuna delle teorie avanzate sino a oggi sulla formazione dell’immagine è in grado di soddisfare tutti gli otto punti. Essa non è dovuta all’azione di un liquido perché non avrebbe interessato solo le fibrille superficiali e orientate verso il corpo; né è dovuta all’azione di vapori o di sostanze gassose perché non avrebbe dato luogo a una immagine tanto precisa e non si sarebbe potuta avere la sua proiezione in verticale; né, infine, per un trasferimento energetico dalla superficie del corpo verso la tela per gli stessi motivi detti sulla tesi vaporografica.
Un’energia sconosciuta
Secondo il biofisico Jean-Baptiste Rinaudo, ricercatore di medicina nucleare a Montpellier, l’ossidazione acida delle fibrille superficiali della Sindone nelle zone dell’immagine, l’informazione tridimensionale contenuta nella figura e la proiezione verticale dei punti si possono spiegare con un irradiamento di protoni che sarebbero stati emessi dal corpo, sotto l’effetto di apporto di energia sconosciuta. Gli esperimenti condotti su tessuti di lino hanno portato a risultati confrontabili con la Sindone.
Rinaudo ritiene che gli atomi coinvolti nel fenomeno siano quello del deuterio, presente nella materia organica: è l’elemento che ha bisogno di minore energia per estrarre un protone dal suo nucleo che è formato da un protone e da uneutrone. È un nucleo stabile, quindi c’è stato bisogno di un apporto di energia per romperlo. I protoni prodotti avrebbero formato l’immagine, mentre i neutroni avrebbero irradiato il tessuto, con il conseguente arricchimento di C14 che avrebbe falsato la datazione compiuta nel 1988 dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo.
Per il discorso generale che ci riguarda, possiamo ritenere un secondo indizio congruo con la risurrezione: l’immagine si è prodotta per una emissione di energia. un effetto fotoradiante si è verificato dove c’era un cadavere. I morti non sprigionano energia. E nemmeno chi rinviene da uno stato di morte apparente.
3) Un corpo trasparente
Dopo l’indizio dell’assenza di corruzione e dell’interruzione della sepoltura e quello legato alla presenza dell’effetto di un’energia foto-radiante di origine sconosciuta, ci imbattiamo in un terzo misterioso indizio che non contraddice la risurrezione.
Le tracce di sangue sul lino, per quanto minuscole, non hanno sbavature né ci sono segni di stiramenti delle fibre: il che dimostra che nessuno ha potuto rimuovere il cadavere dal drappeggio sindonico e dal sovrapposto avvolgimento dei teli sepolcrali.
L’intervento della gravità
Non solo. Ma c’è una corrispondenza in verticale fra il corpo e i punti corrispondenti dell’immagine: una simile corrispondenza potrebbe essere stata determinata dall’intervento della gravità, cioè dall’afflosciamento del lenzuolo su sé stesso. Inoltre osserviamo che il telo, nel momento in cui si formavano le macchie di sangue, aveva una posizione, rispetto al corpo, diversa da quella che aveva mentre si formava l’immagine corporea. Per esempio: le macchie di sangue che notiamo sui capelli si sarebbero formate laddove il telo, in un primo momento, toccava le guance.
Mancano poi tracce di immagine corporea laterale, mentre ci sono delle macchie di sangue laterali. Difficile trovare una teoria di formazione dell’immagine che soddisfi tutte queste caratteristiche fisico-chimiche e queste deduzioni.
Un’idea difficile da accettare ma realistica
L’idea di un corpo che passa attraverso il lenzuolo è difficile da accettare. Ma è in grado di giustificare quella proiezione ortogonale della figura sulla tela, che altrimenti non si spiega.
Il passaggio del lenzuolo attraverso il corpo divenuto meccanicamente trasparente è quanto di più congruo si possa immaginare per spiegare quello che ci presenta la Sindone ed è in pieno accordo con i racconti evangelici sullo stato di corpo glorioso assunto da Gesù con la risurrezione. Egli vinse i legami della morte simboleggiati dall’impacchettatura della Sindone e dei teli che furono «attraversati» dal Risorgente, così come fece quello stesso giorno presentandosi agli apostoli nel cenacolo nonostante le porte sbarrate.
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