Questo processo avvenuto sulla Sacra Sindone è scientificamente inspiegabile. E’ come se quella immagine fosse stata prodotta da una radiazione ultravioletta
«L’uomo della Sindone non è stato lavato: così prescrivevano le norme giudaiche in caso di morte violenta. Il cadavere è stato avvolto nel lenzuolo circa due ore e mezza dopo la morte».
In “Nuova luce sulla Sindone“, libro a cura di Emanuela Marinelli (edizioni Ares), una articolata inchiesta dimostra un fatto inspiegabile avvenuto sul sacro lino in cui sarebbe stato avvolto Gesù Cristo dopo la morte. Marinelli, sulla base di indagine scientifiche, analizza gli studi sul sangue e sul corpo del cadavere che appare sulla Sindone.
La permanenza del corpo nel lenzuolo
Il sangue si era coagulato sulla pelle ferita e sulla Sindone attorno alle ferite ci sono aloni di siero, visibili solo nelle foto all’ultravioletto.
Questo sangue si è ridisciolto per fibrinolisi a contatto con la stoffa umida, e dal grado di ridiscioglimento dei coaguli si deduce che il cadavere è stato a contatto con il lenzuolo per circa 36-40 ore.
La permanenza del corpo nella Sindone per un periodo di tempo limitato può essere dedotta non soltanto dall’interruzione del processo fibrinolitico, ma anche dall’assenza di qualsiasi segno di decomposizione. La fine del contatto è avvenuta, inesplicabilmente, senza causare un movimento che avrebbe alterato i bordi delle tracce di sangue.
L’immagine del corpo avvolto: negativo fotografico
Sulla Sindone c’è anche l’immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa impronta, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, è paragonabile a un negativo fotografico. È superficiale, dettagliata, termicamente e chimicamente stabile.
È stabile anche all’acqua. Non è composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca, non c’è via di mezzo. Invece, sulla Sindone c’è immagine anche dove sicuramente non c’era contatto.
I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Sotto le macchie ematiche non esiste immagine del corpo: il sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la zona sottostante mentre, successivamente, si formava l’immagine.
La sorpresa: tridimensionale e ben proporzionato
Il chiaroscuro dell’immagine può essere letto e ricostruito al computer con un effetto tridimensionale. Una normale immagine piatta dovrebbe fornire un rilievo distorto; al contrario, in questo caso si ottiene un corpo tridimensionale ben proporzionato.
Come un cadavere abbia potuto imprimere sul lenzuolo l’immagine fotografica di sé stesso è un fenomeno unico e ancora inspiegabile. Non è noto il meccanismo fisico-chimico all’origine dell’impronta; però si può ipotizzare che sia stata provocata da un fiotto di radiazione non penetrante che si attenua con il passaggio nell’aria e diminuisce con la distanza.
La ricerca dell’Enea
Presso l’ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) di Frascati, alcune stoffe di lino sono state irradiate con un laser a eccimeri, un apparecchio che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità. I risultati, confrontati con l’immagine sindonica, mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità che l’immagine sia stata provocata da una radiazione ultravioletta direzionale.
Secondo molti fisici, come Thomas Phillips dell’Harvard University di Cambridge, negli Stati uniti, l’immagine presente sulla Sindone potrebbe essere stata causata da un effetto fotoradiante provocato dall’energia sprigionatasi dal corpo di Cristo al momento della risurrezione.
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