La devozione per gli spiriti celesti del fondatore dell’Istituto della Carità è legata ad un suo impegno diretto per far rinascere il santuario della “Sacra di San Michele” in Piemonte
Intorno al 1830 Re Carlo Alberto di Savoia cominciò a preoccuparsi delle sorti dell’insigne monumento della Sacra di San Michele, il più importante santuario dedicato all’arcangelo in Piemonte, che si trovava in grave stato di abbandono, e pensò di affidarlo ad Antonio Rosmini affinché lo riportasse al primitivo splendore e ne facesse un luogo di ritiro per i laici. il progetto andò in porto nel 1836 e tuttora la Sacra è custodita da pochi padri rosminiani, che come il loro fondatore nutrono grande devozione per il principe degli angeli.
Nel pensiero e nella spiritualità di Rosmini la presenza degli angeli, in particolare di San Michele, è costante. Basti pensare che il centro di formazione per i suoi missionari dell’Istituto della carità (i cosiddetti “rosminiani”) – che poi si recarono in Inghilterra ed Irlanda – da lui voluto alla Sacra, realizzato pochi anni dopo averne assunto la guida, fu intitolato a San Michele arcangelo. Agli angeli il beato Rosmini attribuiva una fondamentale funzione di guida dell’uomo.
Le azioni degli uomini sono mosse dagli angeli
Scrisse infatti:
«fra le cose verosimili (salvo il giudizio della chiesa) parmi che l’azione sui nostri spiriti, quell’azione onde percepiamo il mondo corporeo e quella altresì onde percepiamo il mondo intelligibile, si operino pel ministero degli angeli».
E ancora:
«le idee che pur debbon essere le prime, iddio non poteva averle realmente distinte in se stesse; dunque dovean rendersi sussistenti le prime. Queste essenze sussistenti sono gli angeli. Quindi San Tommaso dice che ogni angelo.è una specie. E ottimamente gli angeli sono chiamati luce, secondo la spiegazione di Sant’Agostino del passo della Genesi “Fiat lux”. Sono luce perché sono essenze ossia di un’indole loro propria che esser possono sussistenti e quindi racchiudono in sé, come nelle menti, le altre idee delle cose».
La proposta a Tommaseo
La devozione a Michele accompagnò Rosmini per tutta la vita. Un anno prima di morire, il 30 giugno 1854, scrisse all’amico Niccolò Tommaseo: «Caro tommaseo, potreste farmi un inno in onore di San Michele arcangelo? converrebbe che tanto i concetti quanto le locuzioni fossero chiarissime. La materia potrebbe essere sottosopra cavata da’ seguenti cenni: prima guerra di San Michele cogli Angeli – Quis ut Deus? San Michele in forma di colonna di fuoco conduce il popolo ebreo nel deserto. San Michele continua ad essere il protettore della Sinagoga e del popolo ebreo. San Michele, l’Angelo protettore e condottiero della chiesa di cristo. San Michele conduce le anime dopo uscite dal corpo ecc. Ultimi combattimenti e vittoria. State di buon animo e volete bene al vostro Rosmini».
Un doppio regalo
Tre giorni più tardi, il 3 luglio 1854, il beato Rosmini precisò meglio la sua richiesta: «L’inno che desidero per San Michele dovrebbe poter esser cantato. ne vorrei fare un doppio uso: mandarlo in regalo ai miei fratelli di San Michele della chiusa, acciocché lo facessero cantare dal popolo, e regalarlo pure a un amico, che da molto tempo me ne mostrò desiderio, il quale probabilmente lo farebbe cantare dai fanciulli e dalle fanciulle dello stabilimento a cui presiede a Roma, che è l’ospizio di San Michele a Ripa».
L’inno
Niccolò Tommaseo scelse il primo tema indicato dall’abate Rosmini, la guerra di Michele con gli angeli ribelli, e scrisse un inno del quale vengono qui riportate le prime strofe:
A lui che fece i secoli,
Al dio tre volte Santo,
concorde agli astri e agli Angeli
Alzi la terra il canto.
S’armò il pensier di Satana
debellar l’eterno:
e cadde come folgore,
e cominciò l’inferno.
Ma tu sorgesti indomito nell’umiltà fedele,
Guerra di luce a vincere
co’ prodi tuoi, Michele. l’arduo de’ cieli, e il baratro del male a te s’aprìo:
fosti chiamato a scegliere, tutti, tra il nulla e dio.
Scegliesti. ed era agli Angeli l’urto di quel momento,
più che la morte agli uomini, terribile cimento.
libero d’ira, e vergine
fu d’odii, il tuo coraggio. le tracotante audacie
Si fecero al tuo raggio:
d’un turbin di bestemmie perdutamente cinti
in ceppi di caligine
da se medesimi avvinti.
Chi pari a dio?
nell’inclito tuo nome il re di Gloria
come in sigillo immagine,
Scolpì del ciel la storia
Tu la terrena storia
giungi del cielo ai fasti:
pugni, o Michel, per gli uomini,
tu che per dio pugnasti.
Tu d’israel sei l’angelo
difensore e guida;
Gèmino segno ed unico,
nuvola e fiamma fida… ».
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