La guarigione dal terribile male che le capitò alla vigilia di Natale del 1906, fu annunciato da una visione della Vergine del Rosario
Chi era veramente la beata Elena Emilia Santa Aiello, mistica e stigmatizzata del secolo scorso? Elena era nata a Montalto Uffugo, un paesino in provincia di Cosenza, il 10 aprile 1895, proprio durante la settimana santa. Suo padre Pasquale era sarto e stimato in tutto il circondario. Sua madre, Teresa Paglilla, ebbe otto figli ma, quando Elena compì dieci anni, morì, lasciando la famiglia nella tristezza più profonda e quasi nella disperazione.
Elena si prodigava già nel crescere e accudire i fratelli, quando, a causa di un incidente tanto spiacevole quanto inspiegabile, cominciò ad essere vittima della serie interminabile delle sue malattie. Ecco cosa accadde, secondo quanto si legge in uno scritto che è stato redatto tenendo conto degli appunti della suora calabrese.
Il primo malore
Alla vigilia di Natale del 1906, Elena ed Evangelina sua sorella osservarono da casa una scena ridicola e la raccontarono al babbo, per farlo distrarre dal pensiero della morte della loro genitrice (era passato appena un anno). Elena, mentre rideva, ebbe un colpo di tosse convulsa per un po’ di acqua che, bevendo, era entrata nella trachea. Comunque, per circa un anno e mezzo, ebbe l’abbassamento della voce e tosse continua, che cessava soltanto durante la notte.
La visione
Furono senza esito le varie cure tentate: il dottor Francesco Valentini di Cosenza, infine, le ordinò il lavaggio dello stomaco, con una sonda gastrica. Per le sofferenze, causatele da tali lavaggi, e per il persistere del grave disturbo, una sera, dopo la recita del Santo Rosario (recita mai trascurata), Elena fece voto alla Santissima Vergine di Pompei di farsi religiosa nel suo Santuario se l’avesse liberata da quel terribile male.
Ed ecco cosa avvenne in seguito alla preghiera. Nella notte di quell’anno 1908, Elena Aiello ebbe la visione della Santissima Vergine di Pompei: Ella l’assicurava della guarigione.
La promessa mantenuta
Il mattino dopo, il grave disturbo era scomparso e la giovane poteva tornare alla vita normale, che per lei consisteva nell’assistenza ai poveri, ai malati e ai moribondi, specialmente durante la terribile epidemia della cosiddetta “spagnola”, che la vide prodigarsi instancabilmente tanto da non ritirarsi in casa nemmeno la notte, anche per non contagiare la famiglia, preferendo stare al capezzale dei sofferenti.
Ottenuto dal padre il permesso di farsi suora, Elena entrò finalmente come novizia, nel 1920, nell’Istituto delle Suore del preziosissimo Sangue nella diocesi di Nocera-Pagani, dove è collocato il Pontificio Santuario mariano di Pompei, rendendo omaggio a quella promessa fatta alla Vergine del Rosario.
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