Già dopo il 4 maggio arriveranno dal premier Conte le prime indicazioni ai vescovi per far ripartire le celebrazioni religiose a porte aperte. Si va verso l’obbligo di guanti e mascherine
Nel giro di 24 ore, dopo lo sconcerto causato dal prolungamento del divieto di celebrazioni religiose con fedeli, il premier Giuseppe Conte annuncia un «protocollo» per la ripresa in sicurezza, da definire con la Cei e forse pronto entro il 18 maggio. Lo scrive Avvenire (28 aprile).
Già un primo segnale potrebbe arrivare dal 4 maggio, attraverso la possibilità, garantita dall’esecutivo, di celebrare messe all’aperto. Lo anticipano fonti di maggioranza sempre ad Avvenire, aggiungendo che la soluzione, ancorché temporanea, avrebbe il vantaggio – sempre nel rispetto del distanziamento e dell’uso di guanti e mascherine – di non tenere i fedeli in un ambiente chiuso.
Secondo step: il protocollo non prima del 18 maggio
Successivamente, ma comunque non prima del 18 – proseguono le medesime fonti – potrebbe arrivare la definizione del protocollo sulla nuova modalità delle celebrazioni “con popolo” all’interno delle chiese. Un protocollo che, con opportuni aggiustamenti relativi al tipo di culto, potrebbe essere applicato anche alle altre confessioni religiose.
Ipotesi obbligo di mascherine (e guanti)
Sulle linee guida del protocollo si dovrà ancora discutere: le ipotesi spaziano dall’obbligo di guanti e mascherine, al contingentamento degli ingressi (una persona per banco oppure un calcolo in base ai metri quadri dell’edificio), alla sospensione del segno della pace e dell’uso delle acquasantiere, fino alle modalità della Comunione (ritenuta momento “rischioso” per il contatto fra fedeli e celebrante).
Secondo La Repubblica: ripartenza soft tra il 10 e 11 maggio
Anche La Repubblica (28 aprile) racconta il dietrofront di Conte sulle messe, cominciato domenica sera e pronto a concludersi con l’annuncio: dal 10 maggio potrebbero celebrarsi di nuovo le messe in Italia. All’aperto, dove possibile. Più difficilmente al chiuso, anche se questo dettaglio sarà definito nelle prossime ore. Sicuramente con la mascherina. Riporta La Repubblica:
«È il compromesso più avanzato a cui lavorano le diplomazie del governo e della Cei, con il sostegno di Giuseppe Conte. Silenziosamente. Per chiudere lo scontro inedito che ha lasciato il premier più isolato che mai. Il 10 maggio, allora. O meglio: Palazzo Chigi preferirebbe l’11 maggio, un lunedì, in modo da garantire una ripresa soft. I vescovi, però, chiedono almeno di ripartire in un giorno festivo, evocativo, di rinascita. E lo chiedono mentre mobilitano il mondo cattolico e giocano di sponda con mezzo governo».
«La più attiva è Luciana Lamorgese. È lei, al telefono con il presidente della Cei Gualtierio Bassetti – a sua volta snodo che porta la comunicazione fino a Papa Francesco – a promettere il massimo impegno per chiudere presto l’incidente».
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