Lo sdegno dei vescovi per l’impegno non mantenuto. Conte annuncia altri protocolli. E quelli già proposti?
M.MIGLIORATO I CPP I CIRIC
21 mai 2018 : Discours du pape François lors de l'ouverture de l'Assemblée générale de la Conférence épiscopale italienne. Salle du Synode au Vatican.
May 21, 2018: Pope Francis speaks during the opening session of the General Assembly of the Italian Episcopal Conference, in the new Hall of the Synod at the Vatican.
La CEI aveva presentato "Orientamenti e Protocolli" nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, documenti che "il Governo ha girato al Comitato Tecnico Scientifico". Obiettivo: riaprire al pubblico le messe a partire dal 4 maggio. Da qui il duro "disaccordo" contro la decisione del premier
La data della speranza è il 23 aprile. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese rilascia una intervista ad Avvenire, in cui afferma: «Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto».
Parole che «arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio». Poi la doccia fredda.
“Il disaccordo dei vescovi“ – la nota con cui la Conferenza Episcopale Italiana ha protestato contro la decisione del premier Giuseppe Conte di rinviare l’apertura al pubblico delle funzioni religiose in chiesa – inizia ricordando proprio l’impegno preso dal ministro, a nome del Governo.
“La Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”
«Un’interlocuzione – proseguono i vescovi – nella quale la Chiesa ha accettato con sofferenza e senso di responsabilità le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale».
Da parte della Conferenza Episcopale c’è stato un impegno serrato per fare in modo che dal 4 maggio potessero riprendere in sicurezza le funzioni religiosi aperte al pubblico. Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la “fase 2” «esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo», avallando il parere negativo del Comitato Scientifico.
Il richiamo a Conte e al Comitato Scientifico
Ma «alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico – è il duro monito dei vescovi – si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia».
Perché in questo modo è «compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».