Emergenza Covid-19, per gli esperti riaprire al pubblico dal 4 maggio è “prematuro”. Dopo il 25 maggio, forse. Criticità maggiori per la distribuzione dell’Eucaristia e sullo spostamento delle persone
L’annuncio del premier Giuseppe Conte di non aprire al pubblico le funzioni religiose (eccetto i funerali con il vincolo di mascherina ai partecipanti, massimo quindici e preferibilmente all’aperto) viene da un parere del Comitato tecnico scientifico.
Il Comitato è composto da venti esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato che supportano il Capo del Dipartimento della Protezione Civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Tra questi, ci sono personalità del calibro di Silvio Brusaferro, Presidente dell’lstituto superiore di sanità; Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della salute, per citarne due che spesso ritroviamo in apparizioni televisive.
Le due maggiori “criticità”
Al Governo, il team di esperti ha spiegato che ci sono «criticità ineliminabili», che rendono impossibile la riapertura al pubblico, già dal 4 maggio, delle funzioni religiose.
Secondo il Comitato scientifico «la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia».
Dunque i rischi maggiori riguarderebbero il pericolo di assembramenti nell’entrare e disporsi tra i banchi, durante la santa messa o altre cerimonie, e per la distribuzione della Comunione, poiché in quel caso c’è un contatto ravvicinato tra il sacerdote e i fedeli.
Il 4 maggio è “prematuro”. Dopo il 25 forse
Da qui la sentenza: a partire dal 4 maggio quindi e «per le successive tre settimane», sostengono gli esperti, «non essendo ancora prevedibile l’impatto che avranno le riaperture parziali e il graduale allentamento delle misure attualmente in vigore sulle dinamiche epidemiche, il Cts reputa prematuro prevedere la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose».
Gli esperti sostengono che la loro posizioni potrà essere rivista solo «a partire dal 25 maggio nella direzione di una previsione verso la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose, rispettando rigorosamente le misure di distanziamento sociale sulla base degli andamenti epidemiologici».
Divisioni nel Governo. Protesta il ministro Bonetti
Oltre alla protesta dei vescovi, anche nel Governo ci sono “crepe” sulla posizione espressa dal Comitato scientifico e avallata dal premier Conte. «Non posso tacere di fronte alla decisione incomprensibile di non concedere la possibilità di celebrare funzioni religiose», dice all’ANSA (26 aprile) il Ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti (IV). «Non ho mai condiviso questa decisione – ha aggiunto il ministro – e non credo ci assolva riferirci alla rigidità del parere del Comitato tecnico scientifico. Sta alla politica tutelare il benessere integrale del Paese, e la libertà religiosa è tra le nostre libertà fondamentali».
L’infettivologo: non ci sono più rischi che andare al supermercato
«Non sono d’accordo con gli esperti del Comitato tecnico scientifico. Ci sono chiese enormi dove è possibile fare il distanziamento. Il rischio di essere contagiati durante una funzione è lo stesso se si va al supermercato», ha detto Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova e componente della task force della Regione Liguria.
Le “buone prassi” del professore Cauda
Una opinione che si sposa con quella di Roberto Cauda, professore ordinario di Malattie infettive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. Ad Aleteia (24 aprile), l’infettivologo aveva indicato alcune raccomandazioni per riaprire al pubblico le funzioni religiose, in sicurezza. «E’ fondamentale stabilire un numero limitato di posti in cui la gente si può sedere, e che tra i fedeli si garantisca la distanza di almeno un metro – ha spiegato Cauda – La ripresa sarà graduale e queste norme, che valgono, ad esempio, per uffici e mezzi di trasporto, dovrebbero estendersi formalmente anche agli edifici di culto, così come la mascherina: deve essere utilizzata anche in chiesa».
Il professore Cauda aveva sconsigliato lo scambio della pace e precisato che sulla Comunione vanno fatto «attente valutazioni per “salvare” il sacramento, ma in assoluta sicurezza, ed evitare qualsiasi rischio di potenziale trasmissione del virus», mentre sugli altri sacramenti, con le dovute accortezze, ci sarebbero ancora meno rischi da valutare.
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