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Don Alberto, youtuber da record: a volte siamo scontati, dico “no” ai preti sui camioncini

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/04/20
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Don Alberto Ravagnani spiega il successo dei suoi video, che hanno raggiunto fino a 500mila visualizzazioni, e indica 3 errori nella comunicazione di molti sacerdoti

Don Alberto Ravagnani, 26 anni, prete dal 2018, della parrocchia di San Michele Arcangelo di Busto Arsizio (Varese). ha pensato di andare su Youtube per spiegare alcuni aspetti della fede con video brevi e accattivanti.

Risultato: un successone. Trentamila visualizzazioni, in media, per ogni video. Quasi cinquecentomila per quello in cui spiega a che cosa serve pregare. Famiglia Cristiana (20 aprile) ha intervistato lo “youtuber di Dio”.

Innamorato dell’oratorio

Don Alberto si definisce, però, non un youtuber incallito, ma «un prete innamorato dell’oratorio che ogni tanto dice cose sui social. La fede mi fa godere e per questo ne parlo».

Il suo successo lo spiega così: «Non dico cose nuove ma contenuti che la Chiesa e la tradizione cristiana dicono da sempre però, a ogni giro della storia, bisogna ridirle in maniera accattivante e con lo stile giusto».

DON ALBERTO RAVAGNANI,

YouTube | Don Alberto Ravegnani

“Il tema giusto, al momento giusto”

Il video dove spiega “a cosa serve pregare”, con le sue quasi cinquecentomila visualizzazioni ha stracciato ogni record. «Forse ho beccato il tema giusto nel momento giusto. La gente aveva negli occhi le immagini del Papa che pochi giorni prima era uscito, da solo, a pregare per le vie deserte di Roma per invocare la fine della pandemia. Grazie alle catene su WhatsApp poi il video è diventato virale».

“Livelli alti” e “livello bassi”

Secondo Don Alberto la Chiesa oggi comunica bene ai «livelli alti». «Prendiamo papa Francesco: il suo messaggio passa, buca il video con la sua spontaneità e la gente questo lo avverte».

A quelli «bassi», «ci sono molte difficoltà». E il prete youtuber le elenca senza girarci attorno: «Uno: ci rivolgiamo sempre ai nostri. Due: dobbiamo mettere più impegno non sul cosa dire ma sul come dirlo. I contenuti sono gli stessi da oltre duemila anni. Però oggi il mondo è diverso rispetto a venti o cinquanta anni fa».

Tre: diamo troppe cose per scontate». «Dobbiamo riconoscere che la società cristiana non esiste più da un pezzo – incalza il giovane sacerdote – Se nel Medioevo toglievi la parola Dio crollava tutto e non capivi nulla del mondo: politica, istruzione, società, economia, conflitti. Se oggi togli la parola Dio dalla nostra società il mondo va avanti tranquillamente. Se togli la parola denaro non capisci più nulla».

DON ALBERTO RAVAGNANI

Don Alberto Ravagnani – YouTube
Questa è la faccia che fa quando ci giustifichiamo con "No, ma non sto mica tutto il tempo al cellulare!"

Dal Papa a San Pietro ai preti sui camioncini

Infine Famiglia Cristiana ha chiesto a Don Alberto l’evento comunicativo “più forte” che ha visto in questa quarantena, e quello meno efficace.

Il “più forte” è stato «la preghiera del Papa il 27 marzo nella piazza San Pietro vuota. La cornice simbolica è stata efficace e Francesco, con le parole ma soprattutto con i gesti e il silenzio, ha saputo leggere questo tempo attraverso il brano evangelico del mare in tempesta nel quale tutti, credenti e no, si sono identificati».

Il “più debole” sono stati «i preti che sono usciti per le strade sui camioncini portando in giro i simboli della fede, dalle icone della Madonna alla Croce al Santissimo Sacramento. L’hanno fatto in buonafede e il messaggio era giusto ma la stragrande maggioranza delle persone sui social ha deriso queste iniziative. Lo so che ogni occasione è buona per parlare male della Chiesa però bisogna anche considerare come la gente recepisce il nostro messaggio e fare attenzione agli scivoloni comunicativi».


DON ALBERTO RAVAGNANI
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