L’ha inclusa nel calendario della Chiesa San Giovanni Paolo II nel 2000, canonizzando Santa Faustina KowalskaNella Seconda Domenica di Pasqua, la Chiesa cattolica celebra una giornata dedicata particolarmente alla Divina Misericordia.
L’ha inclusa nel calendario della Chiesa San Giovanni Paolo II nel 2000, canonizzando Santa Faustina Kowalska:
“È importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d’ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di “Domenica della Divina Misericordia”” (30 aprile 2000).
La base di questa devozione deriva dalle rivelazioni private a Santa Faustina, religiosa polacca che ha ricevuto i messaggi di Gesù sulla sua Divina Misericordia a Plock, in Polonia.
La Divina Misericordia è legata in modo speciale al Vangelo della Seconda Domenica di Pasqua, rappresentata nel momento in cui Gesù appare ai discepoli nel Cenacolo, dopo la resurrezione, e dà loro il potere di perdonare o ritenere i peccati. Questo momento è registrato nel Vangelo di Giovanni (20, 19-31), passo che abbraccia l’apparizione di Gesù Risorto all’apostolo San Tommaso, quando Gesù lo invita a toccare le sue piaghe l’ottavo giorno dopo la Resurrezione (Gv 20, 26). Proprio per questo, è usato nella liturgia otto giorni dopo la Pasqua.
Una data inserita meravigliosamente in questo tempo liturgico
Per comprendere in modo ancor più completo cosa sia la Domenica della Misericordia, dobbiamo capire meglio il tempo liturgico in cui si inserisce: il Tempo Pasquale, periodo che dura 50 giorni che sono “come uno solo”:
“I cinquanta giorni che succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la Grande Domenica»” (Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico, n. 22).
Il Tempo Pasquale
Il Tempo Pasquale è iniziato nella Veglia di Pasqua, con la Resurrezione di Cristo, e viene celebrato per sette settimane, fino alla venuta dello Spirito Santo la Domenica di Pentecoste (che in greco significa “cinquanta giorni”).
Questo tempo liturgico di immensa forza e significato è una profonda celebrazione della Pasqua di Cristo, che passa dalla morte alla vita – la parola “Pasqua”, del resto, significa proprio “passaggio”, in base al senso letterale termine nella tradizione ebraica.
Il Tempo Pasquale è anche la Pasqua della Chiesa, Corpo di Cristo, che passa alla Vita Nuova del Signore e nel Signore. È un tempo che prolunga la gioia ineguagliabile della Resurrezione e attende, alla fine di questi cinquanta giorni, il dono dello Spirito Santo nella festa di Pentecoste. Una testimonianza di Tertulliano, nel II secolo, riferisce già che in questo periodo non si digiuna, ma si vive con una gioia prolungata.
Leggi anche:
Volete accogliere la Divina Misericordia? Ascoltate San Giovanni Paolo II
L’Ottava di Pasqua
La prima delle sette settimane di questo tempo liturgico è la cosiddetta “Ottava di Pasqua”, chiusa dalla “Domenica dell’Ottava di Pasqua”.
Il termine “ottava” si riferisce all’ottavo giorno dopo la festa di riferimento – in questo caso la Pasqua, ma esistono anche l’Ottava di Pentecoste, dell’Epifania, del Corpus Domini, di Natale, dell’Ascensione e del Sacro Cuore di Gesù, le cosiddette “ottave privilegiate”, oltre ad altre considerate “comuni” (come quella dell’Immacolata Concezione e della solennità di San Giuseppe, tra le altre), o “semplici” (come quella di Santo Stefano e dei Santi Innocenti).
Tutto il periodo compreso tra la festa principale e il suo ottavo giorno è considerato come un’unica celebrazione prolungata.
La Domenica dell’Ottava di Pasqua
Si tratta della domenica che chiude l’ottava di Pasqua, ovvero la Seconda Domenica del Tempo Pasquale, dove la prima è la Domenica di Pasqua, la grande solennità della Resurrezione di Cristo.
La “Domenica dell’Ottava di Pasqua” era anche chiamata Domenica “in Albis” (ovvero domenica “vestita di bianco”), visto che in quel giorno i neofiti (nuovi battezzati) deponevano la tunica bianca del Battesimo.
Popolarmente è stata chiamata anche domenica di “Piccola Pasqua” o “Domenica di Quasimodo”, per via delle due prime parole in latino (“quasi modo”) cantate nell’introito. Un nome additivo e complementare: la Domenica della Misericordia!
Dal 2000, questa seconda Domenica del Tempo Pasquale riceve anche un altro nome, quello di “Domenica della Divina Misericordia”, in base alla disposizione di San Giovanni Paolo II.
Leggi anche:
Partecipa con il Papa alla celebrazione della Domenica della Divina Misericordia
È in quel giorno che termina la Novena dalla Divina Misericordia, iniziata il Venerdì Santo. E poi cosa verrà?
In seguito, in questo ricchissimo tempo liturgico, avremo la festa dell’Ascensione del Signore – celebrata la settima domenica di Pasqua e non più necessariamente 40 giorni dopo la Resurrezione, perché il senso della celebrazione è più teologico che cronologico.
Il periodo pasquale si chiude con la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste.
Caratteristiche di questo periodo
L’unità di questi 50 giorni che costituiscono il Tempo Pasquale spicca nel Cero Pasquale, che resta acceso in tutte le celebrazioni fino alla Domenica di Pentecoste per esprimere il mistero pasquale comunicato ai discepoli di Gesù.
È con questa intenzione che si organizzano le letture della Parola di Dio nelle otto domeniche del Tempo Pasquale: la prima lettura è sempre tratta dagli Atti degli Apostoli, il libro che racconta la storia della Chiesa delle origini e della sua diffusione della Pasqua del Signore. La seconda lettura cambia in base ai cicli, potendo essere tratta dalla prima Lettera di San Pietro, dalla prima Lettera di San Giovanni o dal libro dell’Apocalisse.
Indulgenza plenaria
“Per far sì che i fedeli vivano con intensa pietà questa celebrazione, lo stesso Sommo Pontefice (Giovanni Paolo II) ha stabilito che la predetta Domenica sia arricchita dell’Indulgenza Plenaria, come più sotto sarà indicato, affinché i fedeli possano ricevere più largamente il dono della consolazione dello Spirito Santo e così alimentare una crescente carità verso Dio e verso il prossimo, e, ottenuto essi stessi il perdono di Dio, siano a loro volta indotti a perdonare prontamente i fratelli” (Decreto della Penitenzieria Apostolica del 2002).