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Ecco che idea aveva Giovanni Paolo II sull’origine del diavolo e le possessioni

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 10/03/20
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“Non è sempre facile discernere ciò che di preternaturale avviene in questi casi, né la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio”Anche Giovanni Paolo II ha sviluppato il tema dell’esistenza e della natura del diavolo in diverse circostanze. I documenti più lunghi sono due discorsi tenuti in due udienze generali in Piazza san Pietro il 13 e il 20 agosto 1986. Presentano un carattere prevalentemente pastorale, in cui sono presenti citazioni bibliche.

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L’origine del diavolo

Vengono presi in esame i problemi riguardanti Satana, la sua origine, la sua attività malefica, specie attraverso la tentazione per distogliere l’uomo da Dio, e la certezza della nostra possibilità di vittoria nella vittoria stessa di Cristo sul diavolo (Cfr. C. Balducci, Il diavolo …esiste e lo si può riconoscere”, Piemme Casale Monferrato (AL) 1988, p. 69). Continuando l’argomento delle precedenti catechesi dedicate all’articolo della fede riguardante il mistero della libertà che alcuni di essi hanno indirizzato contro Dio ed il suo piano dio salvezza nei confronti degli uomini.

Nell’Antico Testamento la narrazione della caduta dell’uomo, riportata nel libro della Genesi, contiene un riferimento all’atteggiamento di antagonismo che satana vuole comunicare all’uomo per portarlo alla trasgressione (Gn 3,5). (…). Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo ha acquistato in certa misura il dominio sull’uomo. Questa è la dottrina costantemente confessata ed annunziata dalla Chiesa, e che il Concilio di Trento ha confermato nel trattato sul peccato originale (cfr. DS 1511). (…). Di questo influsso sull’uomo e sulle disposizioni del suo spirito ( e del corpo), troviamo varie indicazioni nella Sacra Scrittura” (Giovanni Paolo II, Udienza generale del 13 agosto 1986: “La caduta degli angeli ribelli”, in “La Traccia” , 7 (1986), p. 823).

Le manifestazioni di Satana

Si afferma che l’azione di Satana consiste prima di tutto nel tentare gli uomini al male, influendo sulla loro immaginazione e sulle loro facoltà superiori per volgerle in direzione contraria alla legge di Dio. Non è poi escluso che in certi casi lo spirito maligno si spinga ad esercitare il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell’uomo, per cui si parla di possessioni diaboliche.

“Non è sempre facile discernere ciò che di preternaturale avviene in questi casi, né la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si può negare che nella sua volontà di nuocere e di condurre al male, Satana possa giungere a questa estrema manifestazione della sua superiorità” (Giovanni Paolo II, Udienza generale del 13agosto 1986: “La caduta degli angeli ribelli”, in “La Traccia” 7 (1986), p. 824).



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La vittoria di Cristo risorto

Infine, il Santo Padre sottolinea che la presenza nella storia dell’umanità si acuisce man mano che l’uomo e la società di allontanano da Dio. Mentre in questo discorso il Papa si era soffermato nell’illustrare il concetto di Satana e il suo perverso agire, in quello del 20 agosto egli vuole rassicurare i fedeli della vittoria che sul diavolo ha riportato il Cristo crocifisso e risorto (Giovanni Paolo II, Udienza generale del 20 agosto 1986: “La vittoria di Cristo sul male” in “La Traccia” 7 (1986), pp. 828 – 829; Cfr. Giovanni Paolo II, Udienza generale del 25 novembre 1987: “Cristo rivela il potere di Salvatore”, in “La Traccia” 8 (1987), pp. 1291 -1293).

La dannosa azione di Satana, cioè, non è in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l’uomo e tutta la creazione, il Bene. “Anche se è vero che tutta la storia terrena continua a svolgersi sotto l’influsso di “quello spirito che – come dice San Paolo – ora opera negli uomini ribelli” (Ef 2,2), i credenti sanno di essere chiamati a lottare per il definitivo trionfo del Bene” (Giovanni Paolo II, Udienza generale del 20 agosto 1986: “La vittoria di Cristo sul male”, in “La Traccia” 7 (1986), p. 829.

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Rogelio A. Galaviz C. | Flickr CC by NC 2.0

Giovanni Paolo II, Wadowice, Polonia

I danni dell’azione diabolica

Anche se l’azione di Satana causa certamente molti danni di natura spirituale e indirettamente di natura anche fisica sia ai singoli sia alle società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l’uomo e la creazione: il Bene.

In data 31 marzo 1985, nell’Anno Internazionale della Gioventù , esce la Lettera apostolica Parati semper. Giovanni Paolo II parla del diavolo verso la fine. Egli afferma:

Non bisogna aver timore di chiamare per nome il primo artefice del male: il maligno. La tattica, che egli adoperava ed adopera, consiste nel non rivelarsi, affinché il male, da lui innestato sin dall’inizio, riceva il suo sviluppo dall’uomo stesso, dai sistemi stessi e dalle relazioni intraumane, tra le classi e tra le nazioni… – per diventare anche sempre di più peccato “strutturale”, e lasciarsi sempre meno identificare come peccato “personale”. Dunque, affinché l’uomo si senta in un certo senso “liberato” dal peccato, e al tempo stesso, sempre di più sia in esso sprofondato”. (Cfr. C. Balducci, Il diavolo…esiste e lo si può riconoscere”, Piemme Casale Monferrato (Al), 1988, pp. 65-77).



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