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Gli angeli, i materialisti e la intuizione di Tolkien

JOHN RONALD REUEL TOLKIEN

Tolkien

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 18/02/20
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L’angelologo Stanzione risponde a due importanti questioni: la prima riguarda i razionalisti, che cercano di portare il mondo angelico alla scienza-finzione. La seconda, invece, si riferisce al numero totale degli angeli

Nella mia esistenza di sacerdote-scrittore ho dedicato diverse centinaia di libri agli angeli tradotti in varie lingue.

Questo soggetto degli angeli è, più di quanto si potrebbe crederlo a primo acchito, un soggetto di attualità. Respinti dal nostro sapere, gli angeli non continuano nondimeno ad accostare l’incosciente della nostra cultura. Nel momento in cui li si caccia dalla porta della ragione come costituenti una credenza indegna dell’uomo moderno, essi ritornano dalla finestra della scienza-finzione che affascina tanti scienziati.

Materialisti ed extraterrestri…

Come per caso questa si rappresenta sempre gli extra-terrestri, quale che possa essere la bruttezza del loro corpo ed il nerume morale della loro anima, come degli esseri intellettualmente superiori a noi.

Come pure che, nel materialismo, la materia eredita un buon numero di attributi divini, così, nella scienza-finzione, gli extra-terrestri si ritrovano dotati della superiorità intellettuale sugli uomini che caratterizzava nelle tradizioni religiose la perfezione spirituale degli angeli.

Posągi aniołów na tle nieba

Il successo di Tolkien

Ma la nostalgia metafisica dell’angelo che costeggia il nostro mondo preteso “disincantato” non usa più obbligatoriamente, per esprimersi, la svolta della scienza-finzione. L’incredibile successo letterario, poi cinematografico, che ha avuto con ritardo la saga mitologica Il Signore degli anelli di Tolkien ne è una testimonianza eloquente.



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La proiezione delle gerarchie

Questa si presenta come la proiezione immaginaria delle gerarchie angeliche, della loro divisione morale e della loro lotta, su di un mondo visibile che sarebbe abitato da degli spiriti incarnati creati secondo delle specie di ineguale perfezione.

Tolkien, professore ad Oxford, cattolico praticante, era perfettamente cosciente di questa ispirazione fondatrice della sua opera. La maggior parte dei nostri contemporanei non lo sono assolutamente. Ma il fascino ch’essa esercita su di noi, e che non è senza rapporto col fascino esercitato dalla gnosi, segnala, al di là di ogni ambiguità, la mancanza che crea, nel loro spirito, l’espulsione degli angeli nel sapere attuale.

JRR TOLKIEN

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Quanti sono?

Nella mia lunga attività di studio degli spiriti celesti, una delle domande che più spesso mi sono state rivolte è quanti sono gli angeli. Noi non abbiamo  nella Sacra Scrittura alcuna indicazione precisa del numero esatto degli Angeli. Il profeta Daniele, nella sua visione, vide l’Eterno assistito e servito da milioni di questi Spiriti celesti: “Mille migliaia lo servivano, miriadi di miriadi, stavano davanti a lui” (Dan 7, 10), ma non bisogna credere che parlando così, egli abbia intrapreso a contarli.


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Prodigiosa moltiplicazione

Questa prodigiosa moltiplicazione che ne ha fatta coi più grandi numeri, ci significa solamente che essi sono innumerevoli e che lo spirito umano si perde in questa moltitudine. “Contate, se potete, o la sabbia del mare, o le stelle del cielo, sia quelle che si vedono che quelle che non si vedono: e credete che non avrete raggiunto il numero degli angeli. Non costa niente a Dio moltiplicare le cose più eccellenti; e quello che vi è di più bello, è per così dire, quello che prodiga di più” (Bossuet 4^ settimana 1^ Elevazione).

ANGELS

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La “sentenza” di San Gregorio Magno

“Il numero degli Spiriti celesti dice San Gregorio  Magno è tutto insieme infinito e definito; definito in rapporto a Dio, poiché egli lo conosce con esattezza; infinito in rapporto a noi che siamo incapaci di contarli” (Greg. PP. Moral. Lib. XVII, c. 13).

Ma il grande numero in mezzo agli angeli non genera la confusione, come accade spesso presso gli uomini, ed il più bell’ordine regna tra di loro; Dio, che la loro moltitudine glorifica, non è meno onorato dalla loro diversità nella quale egli ha saputo mettere un’ammirabile armonia.



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