La storia risale al IV secolo – siamo ad Adana, in Turchia – e riguarda Teofilo, un giovane chierico caduto in disgrazia agli occhi del suo vescovo. Ridotto in miseria, rinnegò la fede e strinse un patto col Diavolo. Il demonio gli permise di umiliare il suo vescovo e di prendere il suo posto. Rapidamente, però, Teofilo fu preso dal rimorso: si pentì dell’alleanza con Satana e desiderò chiedere perdono.
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Il suo patto col Diavolo gli proibiva di entrare nelle chiese: dal portale d’ingresso, però, poteva vedere una cappella il cui altare era sovrastato da una Madonna seduta, col figlio tra le braccia. Sotto lo sguardo della Vergine, si mise allora a pregare con fervore. Toccata dalla supplica del chierico, la madre di Cristo si recò dal diavolo per salvare l’anima del penitente. Schiumando rabbia, e non potendo resistere alla Vergine, Satana restituì il contratto che Teofilo aveva firmato col suo sangue e sigillato col proprio anello.
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Nel XIII secolo il poeta e trovatore Rutebeuf si sarebbe ispirato a questa storia per scrivere il dramma religioso “I miracoli di Teofilo”. La pièce fu messa in scena per più di due secoli in occasione di cerimonie religiose, davanti a folte platee raccolte sui sagrati delle chiese. Il passaggio più celebre della pièce è probabilmente la preghiera che il penitente rivolge alla Vergine Maria:
Mia santa regina bella,
gloriosa Vergine,
Signora piena di grazia,
che ci riveli il bene,
chi t’invoca nel bisogno
è libero dalla pena,
chi il suo cuore a voi conduce.
Nel regno che non passa
avrà gioia inusitata.
O fontana zampillante,
bella e salutare,
richiamami a tuo Figlio.
Oggi è possibile trovare la storia di san Teofilo il penitente sul timpano del portale nord di Notre-Dame de Paris. La leggenda sta lì per simboleggiare il sacramento della penitenza e della riconciliazione per mezzo del quale Dio, nel suo immenso amore, perdona tutte le colpe e tutti i peccati.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]