Ad Osimo, nelle Marche, c’è un biscottificio che tutti i giorni, insieme ai biscotti, fa lievitare la speranza: quella dei suoi dipendenti, tutti disabili e delle loro famiglie. “Frolla” è un progetto imprenditoriale, ma anche un progetto di vita che vuole diffondere un nuovo modo di vedere la disabilità.
Va bene, lo ammetto, quando devi andare a fare un’intervista in un biscottificio non è che puoi proprio chiamarlo lavoro: più abbuffata stile all you can eat dove le domande serie che tenti di fare dandoti un tono con le dita sporche di cioccolata si intervallano a “quindi questo è un altro gusto che non ho assaggiato?”
E il fatto che questa intervista sia stata fatta con la bocca piena la maggior parte del tempo indica solo una cosa, la più importante che ho imparato in un’ora al microbiscottificio “Frolla”: che i biscotti devono essere buonissimi.
“I nostri biscotti devono vendere perché sono buoni”, mi ha detto Jacopo Corona come prima cosa. Lui, pasticcere, insieme a Gianluca Di Lorenzo, operatore sociale, sono gli ideatori del progetto: un’avventura iniziata da un’amicizia sul campo da calcio e dall’esperienza comune in un’associazione locale. Un’idea che non poteva non includere quindi il mondo della disabilità, sfociata in un vero e proprio progetto di vita: una start up per fornire a “soggetti socialmente svantaggiati” un percorso di inserimento lavorativo finalizzato all’integrazione, nata grazie a un crowdfunding in una zona, quella di Osimo, nelle Marche, dove se annunci il crowdfunding, appunto, la gente viene a portarti le torte a casa (parola loro!). Nonostante tutto la raccolta è andata, ha superato le aspettative (circa cinquemila euro la cifra raccolta sulla piattaforma Eppela) e oggi quel sogno iniziato con un video nella cucina dell’oratorio parrocchiale, di dipendenti ne conta quattordici.
Non perché li ha fatti un ragazzo in sedia a rotelle o uno con la sindrome di down. Non è la pietà che deve vendere, ma la bontà.
Leggi anche:
“Quelli di Zara” aprono primo store in Italia gestito da persone disabili
Si deve parlare dei biscotti di Frolla perché dopo il primo morso ne vorresti ancora, perché di quei sacchetti la prossima volta devi ricordarti di comprarne almeno cinque, non perché sai chi li ha fatti: quello non è importante e non fa nessuna differenza, né per noi, né per loro. A fare la differenza, come per tutte le aziende, sono le vendite, quelle con cui puoi mantenere quei posti di lavoro. Perché se vogliamo parlare davvero di disabilità e vogliamo smettere di leggere “differenza” o “poverini” allora la prima cosa da fare è vedere questi ragazzi per quello che sono: persone che lavorano e sanno fare i biscotti più buoni che abbiate mangiato, così buoni che tornerete a comprarne altri, come fareste se a farli fossero stati ragazzi così detti “normali”.
Anche le differenze si abbattono con dolcezza: non c’è bisogno di tanto rumore, proprio come coi biscotti. Li impasti silenziosamente, cuociono senza chiasso, ma il profumo che si espande non ti lascia indifferente. Il sapore lo gusti lentamente e vorresti non finisse mai. Ecco: le differenze si eliminano giorno dopo giorno, biscotto dopo biscotto, traguardo dopo traguardo. Da un laboratorio in una ex pasticceria a una squadra di basket per il dopo lavoro, fino ad arrivare a pensare a un progetto di vita indipendente per questi ragazzi, fatto di una casa propria, di una vita lontana da mamma e papà, nei casi in cui è possibile.
Frolla nasce come biscottificio, ma è diventato molto di più: intanto è l’idea di lanciare un progetto replicabile (in molti sono già venuti a studiare questa piccola realtà per riproporla in altre zone d’Italia), ma è anche un nuovo modo di vedere la disabilità e quindi anche di responsabilizzare i ragazzi per renderli indipendenti in tutti i sensi, sia economicamente che emotivamente. Non si risolve tutto nel lavoro, non ci saranno sempre i genitori e anche per mamma e papà è giusto godere di qualche libertà prima delle pensione e dell’arrivare al punto di non farcela più, senza il pensiero di dover essere “per sempre” per i loro figli. Perché forse è proprio questo pensiero la difficoltà e l’angoscia più grande che i genitori si trovano a fronteggiare oggi, quella che fa davvero la differenza.
Leggi anche:
Gli eccellenti tortellini che mangiamo da Eataly fatti da disabili psichici (VIDEO)
Piccoli passi, che silenziosamente si fanno strada in un mondo dove non sembra mai cambiare niente, dove le famiglie dei disabili sono spesso lasciate sole con la domanda del “che ne sarà dopo”, senza certezze da dare ai loro figli, nessuno che sappia renderli indipendenti come invece, in molti casi, potrebbero. Nessuno che li veda come persone, con le stesse potenzialità di tutti gli altri.
Frolla è solo un biscottificio, ma insieme ai biscotti ha fatto lievitare anche tanta speranza.
Se volete seguire questa avventura sul sito e sulla loro pagina Facebook.