Da Giotto a Botticelli, da Van der Goes a Van der Weyden: gli spiriti celesti occupano una funziona specifica in ogni dipintoLe iconografie della Natività, specie se consideriamo quelle più celebri, hanno al loro interno una serie di elementi che le rendono molto diverse tra loro. Eppure i Vangeli la descrivono in modo simile. Un ruolo differente che spicca nei dipinti è quello assegnato sopratutto agli angeli.
Vediamo, quindi, come quattro tra i principali artisti della storia hanno interpretato e rappresentato la nascita di Cristo.
1) Giotto
La Natività di Giotto (1267 ca.-1337) è uno degli affreschi più emozionanti del ciclo padovano con le Storie di Cristo nella cappella degli Scrovegni. Oltre la povera tettoia, gli angeli volano partecipando alla felicità dell’evento. Sotto, il tenero e muto dialogo tra Maria ed il Bambino.
2) Botticelli
La Natività mistica di Sandro Botticelli (1445-1510), è una scena di intensa e visionaria spiritualità, che solo apparentemente ricalca lo schema della tradizionale Adorazione dei pastori.
La Sacra Famiglia è al centro, in una capanna, con Giuseppe addormentato, ma Botticelli fa quasi perdere d’importanza al presepe, tanto la scena è dominata dalle danze degli angeli. Nella parte superiore, sotto una cupola d’oro, il protagonista della scena è un girotondo festoso di angeli che danzano nel Cielo tenendosi per mano. Poco più in basso, sul tetto di paglia sopra la capanna, tre angeli inginocchiati sorreggono un libro aperto. Indossano abiti rispettivamente bianco, rosso e verde, e sono la personificazione della Grazia, della Verità e della Giustizia. Vegliano l’umile dimora proteggendo i sonni del Bambino, ed altri due, ai lati della capanna, indicano Gesù ai pastori. In primo piano, tre angeli accolgono ed abbracciano tre uomini. Accanto, cinque piccoli demoni in fuga sono sprofondati nei crepacci o sono trafitti.
Gli angeli della pace
Il tema della pace è dominante nella scena, esaltato dai rami d’ulivo tenuti in mano in segno di pace da ciascun angelo, e nelle corone che cingono la testa degli uomini. Se si escludono le pitture sul giudizio universale dove gli angeli compaiono a frotte, questo quadro è uno dei pochi che offre così tanti angeli impegnati in compiti diversi. Li vediamo in cielo, sopra il tetto della capanna, ai lati della grotta a mostrare Gesù Bambino e, in basso, che abbracciano gli uomini.
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I piccoli demoni
Al fianco di questi ultimi si scorgono anche dei piccoli demoni. Perché tanti angeli? La tela del Botticelli è ispirata come prima fonte dall’Apocalisse, il libro che più di tutti gli altri testi biblici parla degli angeli. Ispirandosi all’Apocalisse, Botticelli vuole affermare sulla scia di san Giovanni che quando è avvenuto quella notte a Betlemme si inscrive in un disegno grandioso contro cui le forze demoniche del male non potranno prevalere. Certamente l’umanità per accogliere il divino Bambino dovrà convertirsi ed esercitare le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Gli angeli con la tunica verde (speranza), bianca (fede), rossa(carità), stanno al nostro fianco, ci accompagnano e ci proteggono.
Gli angeli hanno fatto destare i pastori dal sonno affinché accorressero a rendere omaggio al Bambino. Sopra il tetto gli angeli della fede, della speranza e della carità cantano la gloria di Dio tenendo un libro aperto tra le mani. San Luca scrive nel suo vangelo: “Subito si unì all’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio così : “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Gli angeli di Botticelli danzano tenendo tra le mani cartigli con la scritta Gloria in Exelcisis Deo ora con Pax hominibus. La nascita di Cristo unisce nella gioia cielo e terra.
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3) Van der Weyden
Nel 1451-1452, Van der Weyden, dipingendo una Natività (Berlino, museo Dahlem) per la chiesa principale di Middelburg, aveva associato sei piccoli angeli al mistero di Natale: tre in preghiera al di sopra della stalla; e altri tre, anch’essi a mani giunte, inginocchiati davanti al Bambino Gesù, a fianco di Maria, di Giuseppe e del donatore. In una Natività dipinta da Petrus Christus (morto a Bruges nel 1473), quattro angioletti pregano ugualmente in ginocchio sul terreno della stalla a lato di Maria e di Giuseppe (Washington, National Gallery).
4) Hugo Van der Goes
Ancora più impressionante è l’Adorazione del Bambino, pannello centrale del trittico Portinari (Firenze, Uffizi), dipinto da Hugo Van der Goes nel 1475-1478. In questa composizione potente e piena di contrasti, i lineamenti rozzi dei pastori si oppongono al viso dolce di Maria, in ginocchio, rivolta verso il suo bambino. Alcuni angeli volano nel cielo, annunciando la notizia ai pastori, e soprattutto cantano e pregano al di sopra della stalla. Altri – ce ne sono nove – sono inginocchiati in cerchio di fianco ai pastori. Due portano tuniche bianche, due tuniche blu e cinque sontuose dalmatiche.
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L’artista ha voluto rendere tangibile il significato del Natale, ossia l’interpretazione del cielo e della terra. I pastori, la campagna, le case, la chiesa con il suo portale romantico, la stalla , l’asino e il bue appartengono alla vita quotidiana. Ma Maria, alta, con una bella veste blu notte, san Giuseppe, anch’egli alto e con un ampio abito granata e ,naturalmente, gli angeli ci trasportano in un altro universo. Nella stalla di Betlemme, il peccato scompare e agli uomini viene concesso un momento nell’aldilà.
Alla fine della sua tormentata carriera artistica, Hugo Van der Goes dipinse un’altra Adorazione dei pastori (Berlnio, museo Dahlem), accentuando ancora questi caratteri: i pastori si precipitano, commossi per la stupefacente notizia che hanno appena sentito. Maria e Giuseppe, raccolti e a mani giunte, portano ricchi abiti, l’una blu, l’latro rosso; nove angeli si affollano intorno al cesto dove riposa il Bambino Gesù.
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