È anche considerato la copia più accurata della traduzione originale di San GirolamoAnche se non sappiamo molto di San Ceolfrido, conosciamo almeno qualche dato a lui relativo: era sicuramente l’abate anglosassone del monastero di San Paolo, in Inghilterra, ed era guardiano di Beda il Venerabile. Sappiamo anche che alla fine del VII secolo commissionò tre copie della Bibbia. Una di queste è l’inestimabile Codex Amiatinus, la più antica copia sopravvissuta della traduzione di San Girolamo del IV secolo della Bibbia sia ebraica che greca (ovvero sia dell’Antico che del Nuovo Testamento) in latino. Questa traduzione è quella che conosciamo come Vulgata.
Il Codex Amiatinus è considerato la copia più accurata della traduzione originale di San Girolamo, e venne infatti usato per la revisione della Vulgata da parte di Papa Sisto V alla fine del XVI secolo. Attualmente è custodito nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, ed è ritenuto uno dei manoscritti cristiani più preziosi dell’Occidente.
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Quello che sappiamo di Ceolfrido deriva alla Storia ecclesiastica del popolo inglese di Beda, in cui afferma che il monaco benedettino Ceolfrido commissionò tre grandi Bibbie allo scriptorium dell’abbazia. Due di queste copie vennero poste nelle chiese gemelle del monastero (a Wearmouth e Jarrow), mentre la terza doveva essere un dono per il Papa. Queste Bibbie vennero copiate da un altro codice, il Codex Grandior, oggi perduto. Dei tre testi, sopravvive solo la copia poi diventata nota come Codex Amiatinus.
Completato da sette scribi diversi, il Codex Amiatinus venne presentato a Papa Gregorio II da alcuni collaboratori di Ceolfrido, che morì nel cammino verso Roma nel 716.
Il manoscritto è così ricco di influenze bizantine da essere stato a lungo considerato italo-bizantino (come se fosse stato prodotto a Ravenna) piuttosto che di origine inglese.
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