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Bimbe “fidanzate” a 3 anni e fotomodelle a 5. Perché togliere l’infanzia prima del tempo?

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Cristina Buonaugurio - pubblicato il 31/10/19
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Applicare categorie adulte ai nostri figli riduce la loro comprensione del mondo; suggerire che il valore dipende dalle categorie esteriori rischia di indurli a usare l’aspetto per ottenere ciò che vogliono. Nell’ultimo periodo mi hanno colpito due cose (una vista sui social, l’altra ascoltata di persona), che mi hanno portato a riflettere su quanti danni rischiamo di causare ai nostri figli, in particolare alle figlie femmine, senza assolutamente esserne consapevoli.

Così ho deciso di condividere i due eventi e i miei pensieri, per stimolare in tutti una riflessione e, se possibile, un cambiamento.


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Fotomodelle o bambine?

Una prima situazione che mi ha interrogato fortemente è stata l’aver osservato ripetutamente delle immagini della figlia di una conoscente postate su un social network. Una bimba di 5 anni (non ancora compiuti!), che veniva immortalata e mostrata a tutti in pose quasi sexy, a tratti ammiccanti, sicuramente non adatte ad una bimba di quell’età.

Tralasciando il tema della pubblicazione delle foto dei figli sui social, vedere quelle immagini mi ha portato a chiedermi quale messaggio di sé e del mondo possa arrivare a quella bambina.

Innanzitutto va detto chiaramente che atteggiarsi come una modella o una star non è qualcosa di naturale a 5 anni. Anche nel caso in cui una bambina lo faccia spontaneamente in una determinata occasione, probabilmente questo avviene perché qualcuno le ha mostrato simili pose, magari chiedendole di imitarle o semplicemente dandole un rinforzo quando per caso le ha assunte. Per dare un rinforzo intendo dire che qualcuno le ha comunicato che era particolarmente bella in quella posizione, oppure le ha fatto delle foto in quel preciso momento. Quando avviene una cosa del genere, specie se avviene più di una volta, la bambina tenderà a ripetere tali pose per ottenere altre attenzioni e sentirsi così amata. E se da un lato questo è assolutamente normale, dall’altro non è affatto educativo che un genitore volontariamente o involontariamente spinga una figlia (ma lo stesso vale per un figlio) a richiedere attenzioni solo per l’aspetto fisico.

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pixabay

Perché il punto è proprio questo!

Scattare foto in pose inadeguate, fare continuamente complimenti per la bellezza, permettere alle bambine di truccarsi sin da piccolissime, dare molta attenzione al look, significa insegnare ai bambini che ciò che conta nella vita è solo l’aspetto fisico. Ciò è ancor più pericoloso per le femmine, visto che già normalmente l’attenzione sull’aspetto esteriore delle donne è particolarmente elevata. Invece si dovrebbe dare uguale importanza a tutte le caratteristiche dei nostri figli, senza puntare i riflettori sempre e solo su una di esse. Perché il rischio è che imparino a valutare se stessi (e gli altri) solo in base a quella caratteristica e che credano che basti puntare su quella caratteristica per ottenere ciò che desiderano.


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Tornando all’esempio della bambina in pose sexy, il rischio che corre è che da grande creda che basta mostrarsi sexy con chi ha il potere per ottenere ciò che vuole e che lo faccia senza rendersi conto di quello che significhi, semplicemente perché così a casa otteneva attenzioni. L’idea di sé che costruisce in tal modo è che è importante solo in quanto bella, mentre l’idea del mondo che ne consegue è che tutti sono interessati solo alla bellezza. La pericolosità di un simile atteggiamento è lampante!

Fidanzati o semplicemente amici?

Una seconda situazione che mi ha fatto riflettere è coincisa con l’ascoltare un’altra persona che conosco parlare della figlia di 3 anni e dire che già da un anno è fidanzata.

Chiaramente il legame tra questa bambina e il suo “fidanzatino” non è neanche lontanamente paragonabile al rapporto che esiste tra due fidanzati più grandi (anche se loro prendono la cosa molto seriamente), ma ad essere pericoloso è il linguaggio usato dai genitori.

Parlare di fidanzamento a due, tre anni vuol dire far passare l’idea che l’unico rapporto possibile tra uomo e donna sia un legame sentimentale. E questa idea è totalmente sbagliata tanto per i bambini quanto per le bambine, perché impedisce di considerarsi prima compagni di giochi ed in seguito amici. Inoltre rischia di far passare l’idea che bisogna per forza avere un legame sentimentale e che è sbagliato non avere un partner. Questo concetto di solito viene associato prevalentemente alle donne, motivo per cui i genitori delle bimbe devono prestare particolare attenzione a non veicolare una simile idea. Logicamente quello che accade a 2/3 anni non per forza segna il resto dell’esistenza, eppure bisogna fare attenzione all’atteggiamento assunto come genitori. Perché chi parla ai figli con tale linguaggio quando il figlio ha 3 anni, potrebbe continuare ad usarlo anche quando è più grande… e questo potrebbe davvero essere rischioso!

Educare all’amicizia tra maschi e femmine è compito della famiglia e si inizia a fare da piccoli. Per cui, anche in caso di legami speciali, è possibile parlare di amica/amico del cuore, senza adoperare forzatamente categorie adulte che non riflettono (e non possono riflettere) l’esperienza dei figli.

Allora, che fare?

Per evitare di incasellare i bambini in concetti ed atteggiamenti inadeguati alla loro età (e il più delle volte legati ad una visione sessista del mondo), è allora utile ricordarci che quello che proponiamo e presentiamo loro deve essere adeguato alla loro età. Il compito dei genitori, infatti, è innanzitutto quello di rendere comprensibile il mondo ai loro figli: i bambini non potrebbero comprenderlo se glielo presentassimo attraverso le nostre categorie, né avrebbero le competenze necessarie per decifrare esperienze tipicamente adulte.


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Inoltre è necessario essere consapevoli degli effetti che potrebbe avere sul lungo periodo di un certo modo di trattare il figlio, perché se un errore una tantum non crea problemi, reiterare un atteggiamento inadeguato può portare i figli ad avere idee errate su di sé e su come gestirsi nel rapporto con gli altri. In particolare va prestata attenzione a tutti i nostri comportamenti che potrebbero incidere sull’immagine del proprio ruolo di genere e sull’idea dei rapporti tra i sessi. Il pericolo di trasmettere una visione stereotipata di uomini e donne, infatti, è molto elevato! Educare figli e figlie femministe, nel senso più elevato del termine, è un percorso che inizia dalla più tenera età e che impone grande attenzione pedagogica.

Una bambina deve fare la bambina, non la piccola donna. Un bambino ed una bambina possono essere amici, non devono necessariamente essere “fidanzatini”. Non occorreanticipare i tempi: i figli cresceranno e nulla li farà tornare all’ingenuità dell’infanzia, perché mai togliergliela prima del tempo?

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA CRISTINA BUONAUGURIO