Non è una premura estetica: la bellezza della comunione in Cristo, resa visibile, suscita un’attrattiva autentica in chi la incontra.di Susanna Manzin e Andrea Arnaldi
Stiamo trascorrendo un periodo di vacanza e si presenta la felice occasione di fare visita a due amici che vivono a pochi chilometri dalla nostra casa di villeggiatura. Arriviamo nel loro incantevole paesino dell’entroterra toscano e siamo accolti sulla soglia di casa, dove si affaccia un grazioso e curatissimo giardino, con piante fiorite e alberi di alto fusto, sul quale domina la vecchia casa di famiglia. Si tratta di una costruzione che emana eleganza, frutto della attenta ristrutturazione dell’antico casale di un tempo, adesso suddiviso in quattro differenti unità abitative. La conversazione è subito intima e gradevole ed inizia proprio dal racconto delle radici familiari, della trasmissione nel tempo delle cose, delle buone consuetudini, dei ricordi (alcuni remoti e in qualche modo “ricostruiti” attraverso documenti, lettere, cartoline).
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La casa, che abbiamo poco dopo occasione di visitare, testimonia questo amore alla storia di famiglia ed alle radici di chi la abita: oggetti di antiquariato, foto, ricordi degli avi a cui si accompagnano arredi e accessori che esprimono con evidenza la personalità ed i gusti dei suoi attuali abitatori. La serata prosegue a tavola dove anche piatti, bicchieri e candele (oltre naturalmente alla eccellente qualità di quanto ci viene servito) amplificano il senso di accoglienza dell’ospite, di cura per il bello e l’armonico.
Trascorriamo così una serata estremamente gradevole allietata da una conversazione mai banale, ma semplice, genuina, cordiale, fatta di racconti di famiglia, ricordi dei nonni, amore verso i nipotini, episodi edificanti di vita umana e cristiana di chi ci ha lasciato prematuramente. Sprazzi di nostalgia, ma soprattutto solidità di un presente aperto al futuro. Torniamo a casa con la consapevolezza che questi incontri sono segno di una Grazia dal valore inestimabile. La via della bellezza è un habitus che “funziona” veramente solo se indossato nella quotidianità dell’esistenza, se entra cioè a far parte del modo d’essere di una persona, di una coppia, di una comunità. E questa “via” è la chiave che rende comprensibile come la dimensione del bello sia veramente percorribile e praticabile per tutti e per ciascuno: circondarsi di bellezza ed emanare bellezza non rappresentano un astruso vezzo da esteti, ma denotano una esistenza che enfatizza ordine e armonia in modo spontaneo in quanto fondata sulla roccia della Grazia.
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La bella serata che abbiamo avuto la gioia di trascorrere ci sembra straordinariamente in sintonia con quanto scrive l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura nel Documento finale del 27-28 marzo 2006, La Via pulchritudinis, Cammino privilegiato di evangelizzazione e di dialogo:
Pavel Florenskij, cantore russo della bellezza, martire del XX secolo, così commenta un passo del Vangelo di San Matteo (5, 16): «I vostri “atti buoni” non vuole affatto dire “atti buoni” in senso filantropico e moralistico: tà kalà erga vuol dire “atti belli”, rivelazioni luminose e armoniose della personalità spirituale – soprattutto, un volto luminoso, bello, di una bellezza per cui si espande all’esterno “l’interna luce” dell’uomo, e allora vinti dall’irresistibilità di questa luce, gli uomini lodano il Padre celeste, la cui immagine sulla terra così sfolgora». Pertanto, la vita cristiana è chiamata a diventare, con la forza della Grazia donata dal Cristo risorto, un evento di bellezza capace di suscitare ammirazione, dare origine alla riflessione e incitare alla conversione. L’incontro con Cristo e con i suoi discepoli, in particolare con Maria sua madre e con i santi, suoi testimoni, deve poter sempre diventare, in tutte le circostanze, un evento di bellezza, un momento di gioia, scoperta di una nuova dimensione dell’esistenza, una esortazione a rimettersi in cammino verso la Patria Celeste e di godere della visione della «Verità tutta intera», della bellezza dell’Amore di Dio: la bellezza è splendore della Verità e fioritura dell’Amore. […] È necessario proporre il messaggio di Cristo in tutta la sua bellezza, in grado di attirare le menti e i cuori attraverso legami di amore, nel contempo, bisogna vivere e testimoniare la bellezza della comunione in un mondo spesso segnato dalla disarmonia e dalla divisione. Si tratta di trasformare in «avvenimenti di bellezza» tutti i gesti di carità quotidiana e l’insieme delle attività pastorali ordinarie delle chiese locali.
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