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La missione è dire al mondo che la Verità ci tiene per mano

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Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 18/09/19
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Dissuaso dall’usare la parola “verità” per testimoniare il Vangelo, un sacerdote riscopre coi suoi alunni la grande novità del Cristianesimo: essere testimoni di un’esperienza di bene che cambia la vita.di Luca Speziale

Un paio di mesi dopo il nostro arrivo in Inghilterra siamo stati invitati dalla diocesi a partecipare a un corso organizzato dalla Conferenza episcopale inglese per i sacerdoti stranieri. Lo scopo era aiutare i preti appena arrivati nel Regno Unito a conoscere e capire meglio la cultura del luogo. Durante gli incontri, più e più volte ci è stato detto: “Dovete stare molto attenti a quello che direte alle persone. Soprattutto, vi consigliamo di non usare certe parole, come verità, perché qualcuno potrebbe offendersi e voi potreste dare l’impressione di non essere accoglienti e di voler creare distanze incolmabili”. Questa frase mi ha interrogato molto.



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In quelle prime settimane di missione, infatti, avevamo cominciato a conoscere tanta gente e a parlare con loro di un po’ di tutto, dalla politica all’educazione dei ragazzi, fino alla vita in famiglia. Mi capitava, e mi capita ancora, davanti a una mia affermazione forte, che avesse una qualche pretesa di verità, di ricevere immediatamente una risposta gentile di questo tenore: “Capisco quello che dici ma è la tua opinione”; “Dobbiamo accettare di essere in disaccordo”. Frasi come queste, in realtà, chiudevano la conversazione lasciando intendere che mai più sarebbe stato possibile parlare tra noi di quel tema.
Una grande domanda si faceva strada nella mia mente: “In che modo potremmo comunicare quello che abbiamo incontrato? Quale metodo seguire?”.

Nella mia vita, attraverso ciò che è successo, ho scoperto che Cristo è la verità, l’unico in grado di creare unità tra gli uomini, di svelare ciò che abbiamo in comune. Come testimoniare tutto questo? Un altro episodio mi ha aiutato a trovare una risposta a queste domande. Tornato a casa dopo quella settimana di corso, mi sono messo a sistemare gli scatoloni del trasloco. Mentre lavoravo, l’occhio mi è caduto casualmente sul titolo di uno dei miei libri preferiti di don Giussani: Il cammino al vero è un’esperienza. Si trattava di parole che avevo sentito tante volte e che ora mi apparivano in una nuova luce. Ho cominciato lentamente a dare credito dentro di me, nel modo di pensare e proporre la nostra evangelizzazione, al titolo di quel libro: proporre esperienze condivise, accompagnare le persone a scoprire la verità dentro un’esperienza vissuta insieme. È il metodo della missione cristiana ed è anche, tra l’altro, il modo con cui il cristianesimo mi ha raggiunto: la scoperta di alcune verità immutabili sulla natura dell’uomo, e dunque sulla moralità, per me è accaduta nel tempo, partecipando alla vita della Chiesa.


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La settimana scorsa abbiamo passato un pomeriggio insieme con i bambini delle elementari. Avevamo organizzato la proposta pensando a giochi, canti, al commento del Vangelo della domenica, preceduto da una domanda fatta a loro. Il vangelo era quello dove Gesù dice che se ci si fa guidare da un cieco si finisce in un burrone. La domanda che abbiamo fatto loro diceva: «Quali persone segui nella tua giornata, e perché?». Un ragazzino, durante i giochi, mi aveva parlato del Momo Game, un gioco online dove sei invitato a seguire quello che il computer ti dice di fare. Passo dopo passo, il computer ti chiede di fare cose sempre più al limite, fino all’ultima richiesta, che è ammazzarti. Alcuni sono andati fino in fondo e si sono suicidati. Il ragazzino me lo raccontava quasi ridendo.
Durante il momento di risposta alle domande, gli ho chiesto di ripetere quello che mi aveva detto. Poi abbiamo letto insieme il vangelo. Così hanno scoperto che quello che Gesù diceva 2000 anni fa è vero anche oggi, per noi. Bisogna seguire le persone giuste, quelle che ti fanno vedere la bellezza del mondo, altrimenti finisci in un burrone. È stato un momento di verità.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA FRATERNITÀ SAN CARLO