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Con un’anima a 24 carati, ecco come ci vuole Dio

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Paola Belletti - pubblicato il 17/09/19
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Santa Caterina da Genova è tutta un fuoco di carità e purificazione da quando Dio la riattira a sé con la forza del Suo amore. E, vivendo di fatto il Purgatorio nella propria carne, ci mostra la ragione e la giustizia profonda che agisce in quella particolare condizione delle anime.Domenica sera, a Messa finita, due delle mie figlie ed io (la più grande no, lei tende a sbuffare già un secondo dopo la benedizione finale e scalpita che vuole tornare a casa sua) ci siamo concesse un giretto all’interno del Santuario mariano che riposa sulle nostre colline che fanno da corona al lago e forse anche alla Sua Regina. Proprio la Madonna del Frassino è stata proclamata Regina del Garda nel 1933.

Come in tanti altri santuari anche in questo si trova una fornita libreria religiosa che propone oltre ad autori più moderni i sempre contemporanei classici della spiritualità. L’espositore girevole ci ha suggerito in modo quasi irresistibile un acquisto: un libretto in particolare occhieggiava dalla mensola centrale col suo titolo rosso vivo: “Il meraviglioso segreto delle Anime del Purgatorio”, Trattato del Purgatorio di Santa Caterina da Genova,editrice Shalom. Una delle mie figlie mi dice che lo vuole scoprire in fretta questo segreto e allora mamma stasera ce lo leggi, d’accordo? Addirittura avrebbe voluto iniziare a farlo in macchina, ma il viaggio era troppo breve e la fame troppo intensa per cimentarci subito in una simile impresa.

La sera stessa siamo crollati presto tutti quanti e così quel segreto è rimasto tale ancora per un po’. Ho iniziato a leggerlo io, rubando pagine ai minuti di attesa in auto fuori della scuola o a casa, in attesa di una risposta al call center per le prenotazioni sanitarie.

Sulle nostre pagine abbiamo già parlato diffusamente di questa grande mistica del XV secolo e della sua autorità e influenza sul pensiero della Chiesa in merito al Purgatorio e al grande mistero dei nostri fratelli salvati ma ancora in attesa della visione beatifica.



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Per questo mi permetto solo di cogliere qualche piccolo fiore da questo giardino cui invito tutti a venire a rinfrancarsi l’anima e a recuperare un po’ di sana premura per i novissimi.

Il Purgatorio, come pure l’Inferno, sono luoghi di misericordia. L’inferno, se Dio non lo governasse con la propria misericordia e dispiegasse del tutto la potenza della giustizia che gli compete, sarebbe ancora più terribile. Il Purgatorio è luogo di misericordia perché ci consente di purificarci e di affrettare il più possibile l’incontro con la felicità che è Dio stesso.

Le pene del Purgatorio sono dolorosissime eppure le anime sono felici, la loro gioia è inferiore solo a quella dei santi in Paradiso.

4. Non credo esista gioia paragonabile a quella di un’anima del Purgatorio, eccetto quella dei santi in Paradiso. E questa gioia cresce di giorno in giorno per l’influsso di Dio in quelle anime, perché ciò consuma sempre più quanto impedisce l’accoglienza) di quell’influsso. L’impedimento è la ruggine del peccato: il fuoco (dell’Amore divino) va consumando la ruggine e così l’anima si apre sempre più all’influsso di Dio. (p.116)

Le anime sante del Purgatorio sono anche le povere anime del Purgatorio. Un ossimoro vivente di gioia e pena che sgorgano dalla stessa fonte, che hanno la stessa causa. L’amore di Dio e la sua visione, desiderata ardentissimamente e altrettanto fermamente differita con la loro stessa volontà che si adegua a quella di Dio, perché si sanno ancora indegne di stare in quella luce così pura. Di quale intelligenza è dotato il nostro spirito.

5. (…) insieme alla gioia della volontà così unita (a quella divina) esse provano una pena talmente grande, che non c’è lingua che ne possa parlare né intelletto umano capace di comprenderne una minima scintilla, se Dio non gliela mostrasse con una grazia speciale. (p.117)

Santa Caterina spiega come nell’anima avvenga uno scontro di potenze, di forze opposte ma non uguali. L’istinto vero e insopprimibile è solo quello per Dio, perché ci ha creati così, meravigliosi, fatti per Lui, fatti di Lui. Il peccato (originale e i nostri, attuali) è una turbativa che ci distoglie da Dio, ci contorce l’istinto, lo devia, ci allontana da Lui frapponendo schermi sempre più opachi e più pecchiamo più ci allontaniamo. Eppure come ha fatto con Caterina Egli non smette di braccarci, di inviarci richiami, stimoli, di gettare esche; tanto più golose quanto più siamo a rischio di perderci. Perché per Dio perderci è una tragedia.

15. Non c’è lingua che possa spiegare nè mente capire di quanto importanza sia il Purgatorio. Io comunque lo vedo luogo di tanta sofferenza come l’Inferno; tuttavia vedo che l’anima, che interiormente ente dentro una minima macchia, lo accoglie come un gesto di misericordia, come già detto, giudicandolo niente rispetto a quella macchia che ostacola il suo amore. (p. 125-126)

Il peccato, che siamo così generosi nel minimizzare è la cosa che dovremmo temere di più.

(Dio) la attira a sè e la infiamma continuamente e mai l’abbandona fino a quando non l’ha ricondotta al suo stato originario, cioè quell’immacolato candore in cui fu creata. (p. 127)

Dice Caterina che il non considerare quanto sia drammatico allontanarci da Dio sia una grande miseria.

Immagino i peccati come le migliaia di lapilli che si spandono per l’atmosfera insieme al fumo e alla cenere di un vulcano che erutta; e come quei detriti ci riempiono di polvere e coprono il cielo. Ma per Dio noi siamo oro e di eccellente qualità, sebbene incapaci di purificarci da soli. I dolori che comporta la nostra purificazione sono accettabili e addirittura desiderabili perché sono il mezzo più veloce e sicuro per tornare in mano all’Orefice.

Come l’oro puro a ventiquattro carati non si consuma ulteriormente, per quanto tu cerchi di aumentare la fiamma che a quel punto può bruciare soltanto residue imperfezioni, così il fuoco divino agisce nell’anima: Dio la tiene immersa nella fiamma che cancella ogni imperfezione finché raggiunga i ventiquattro carati, ciascuna anima secondo il suo grado. (p. 129-130)

Non ho ancora terminato la lettura di quest’opera preziosa più del metallo a cui ci paragona, ma sono grata a Caterina di avere risposto agli appelli d’amore di Dio e di averlo lasciato agire così potentemente nella sua anima. Incontrare la sua figura è come trovare una radura illuminata dal sole in un bosco intricato e fitto: il Sole esiste e continua a spandere la sua luce e il suo calore; a noi non resta che farci strada tra cespugli, fogliame e piante per tornare a goderne i benefici, anche a costo di graffiarci le braccia o slogarci una caviglia.


ST MARGARET MARY ALACOQUE
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