Oggi è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: ognuno di noi può essere una risorsa preziosa. In Italia circa 4.000 suicidi annuali.Il 10 settembre di ogni anno si celebra dal 2003 la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, lanciata per la prima volta a Stoccolma e promossa dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio (AISP), iniziativa subito riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nel mondo si registrano 800.000 suicidi l’anno: questo significa che mediamente ogni 43 secondi una persona si toglie la vita. Il dato ancora più allarmante è che il suicidio risulta la prima causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. L’Oms sottolinea che:
Il suicidio è un serio problema serio di salute pubblica, tuttavia è prevenibile con interventi tempestivi, basati sulle evidenze scientifiche e a basso costo (Ansa.it).
In Italia 4.000 suicidi all’anno
Secondo le statistiche dell’Istat in Italia avvengono circa 4.000 suicidi ogni anno, e un comunicato dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, che al tema dedicherà un simposio, sottolinea come nel nostro Paese il trend sia in diminuzione:
Dal 1995 al 2017 il numero dei decessi, in tutte le fasce di età, si è ridotto del 14%. A fronte di questa diminuzione, crescono i tessi di autolesionismo e di comportamento suicidario fra gli adolescenti (Ibidem).
Presso il Pronto Soccorso di questo importante Presidio Pediatrico della Capitale gli accessi per ideazione e comportamento suicidario sono aumentati di 20 volte, passando dai 12 casi del 2011 ai 237 del 2018.
L’uso di cannabis da adolescenti triplica il rischio di suicidio da adulti
Alla vigilia di questa giornata gli psichiatri hanno poi lanciato l’allarme sul pericolo, poco noto e sottovalutato, rappresentato dall’uso assiduo di cannabis sulla salute mentale degli adolescenti. La canapa non è una droga con cui scherzare assumendola alla leggera: una recente revisione degli studi sul tema, che ha analizzato i dati di circa 24.000 giovani assuntori abituali, apparsa sulla rivista Jama Psichiatry, ha evidenziato come tra gli utilizzatori, rispetto a chi non ne fa uso, il rischio di depressione aumenta del 37%, la comparsa di pensieri suicidi del 50%, ma soprattutto si innalza di tre volte e mezza la probabilità di tentare di togliersi la vita (Ansa.it).
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Il meccanismo dell’emulazione
Un problema molto serio, specialmente per quanto riguarda i giovani, è rappresentato anche dal fenomeno dell’imitazione suicidaria che può essere involontariamente incrementato dai mass media e dai social media. Il meccanismo dell’emulazione, particolarmente temibile fra gli adolescenti, viene anche chiamato “effetto Werther”, in riferimento alla epidemia suicidaria registratasi fra i giovanissimi europei che seguì la pubblicazione nel 1774 del romanzo di Wolfgang Goethe: “I dolori del giovane Werther”, fenomeno che indusse molte città del Vecchio Continente a bandire il libro. Questo rischio ha portato all’introduzione di un codice di autoregolamentazione nell’ambito della carta stampata che prevede alcune importanti attenzioni e principi a cui ispirarsi per dare notizie sul suicidio senza enfatizzarne i particolari e i dettagli sugli strumenti utilizzati, specialmente nel caso che il gesto venga attuato da personaggi famosi nel mondo giovanile. Purtroppo analoga sensibilità e cautela non si registra sul web, dove circola di tutto e sono addirittura presenti siti che in vario modo veicolano contenuti pro-autolesionismo e pro-suicidio particolarmente pericolosi per i giovanissimi navigatori.
“Take a minute, change a life”
Il messaggio che invece dovrebbe essere dato in tutti i modi e in ogni contesto è quello della campagna promossa dall’AISP nel 2017: “Take a minute, change a life”, incentrata sul ruolo della comunità nella prevenzione del suicidio. Ogni suo membro, ciascuno di noi quindi, può giocare infatti un ruolo fondamentale per sostenere le persone in difficoltà. Anche solo un minuto di tempo, la disponibilità all’ascolto e alla condivisione di una storia, possono cambiare il destino di una persona che sta progettando il suicidio, ma che contemporaneamente, coscientemente o no, nutre la speranza che qualcuno, cristianamente “il prossimo”, lo aiuti prima di imboccare il momento del non ritorno.
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