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6 cose da sapere per essere ben informate sull’induzione del parto

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Il Parto Positivo - pubblicato il 22/08/19
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L’induzione del parto ha un impatto sull’esperienza della donna e dovrebbe essere riservata a specifiche condizioni mediche.

Se più del 40% delle donne ha bisogno di ossitocina sintetica per progredire normalmente forse dobbiamo rivedere il nostro concetto di normale. (Cit.)

Pochi temi sono confusi e offuscati da usanze e convinzioni mai messe in discussione dagli anni ’50 come l’induzione del parto. Si parla di induzione con una disinvoltura allarmante, quando non con rassegnazione. Cosa bisogna veramente sapere dell’induzione del parto?


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Il parto non dovrebbe mai essere indotto per convenienza

L’induzione del travaglio dovrebbe essere riservata a specifiche condizioni mediche. Nessun’area geografica dovrebbe avere tassi di induzione superiori al 10%. Sono le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in materia. Ricordarselo, ogni volta che qualcuno discute l’induzione, è il primo passo verso una scelta consapevole. Perché non tutte lo sanno, e certo alcuni professionisti non troppo rispettosi preferiscono farci credere che sia una scelta obbligata, ma:

L’induzione è una scelta della donna

Le linee guida NICE (Istituto britannico per l’eccellenza clinica), che sono considerate punti di riferimento in tutta Europa per, appunto, l’eccellenza nelle pratiche ospedaliere, dicono chiaramente:

L’induzione del parto ha un impatto sull’esperienza della donna. Il parto può essere meno efficace ed è di solito più doloroso (…) Dopo le 42 settimane, alle donne che rifiutano l’induzione dovrebbe essere offerto un controllo intensificato che consista di almeno due volte alla settimana monitoraggio del battito fetale e del livello di liquido amniotico.

42 settimane non è un errore di battitura.

Una gravidanza umana è fisiologica da 37 a 42 settimane

Ricordarselo, quando qualcuno discute induzione a poco più di 40 settimane, è il secondo passo verso una scelta consapevole. Come abbiamo già detto, non siamo una scatoletta di formaggio in scadenza, né una bomba innescata: la data presunta del parto è, appunto, presunta. E interamente convenzionale. Dopo aver creato un intero essere umano dal nulla, sarebbe davvero logico per il nostro corpo non aver predisposto una eccellente via di uscita? Se non altro per la maggior parte delle donne?


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Ossitocina sintetica e ossitocina naturale non lavorano allo stesso modo

L’induzione comporta l’iniezione di ossitocina sintetica (e già ci va di lusso, dato che in passato era presa dai maiali). Questa sostanza agisce sull’utero e le sue contrazioni, ma solo quelli. Non condivide nulla dell’ossitocina naturale che noi rilasciamo quando ci sentiamo felici e rilassate (quella che in natura protegge i cuccioli dal nascere in situazioni di pericolo) e che trascina con sé endorfine (i nostri analgesici naturali) e tutta l’euforia e la positività che il nostro cervello è chimicamente in grado di produrre per prepararci al meglio ad accogliere questo bambino e amarlo, che è poi il sistema più raffinato di protezione e nutrimento -quindi sopravvivenza- che la natura ha previsto per noi, mammiferi che veniamo al mondo nelle condizioni meno propizie per sopravvivere. I cavalli si alzano subito in piedi, noi ci mettiamo un annetto. Per dire.

Mentre ci inducono, la probabilità che il nostro cervello inizi a produrre adrenalina anziché ossitocina è piuttosto alta. Col risultato che al nostro utero arriverà un ordine esterno di lavorare e un ordine interno di non farlo. Potete immaginare il risultato.

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L’induzione rende 6 volte più probabile la necessità di ricorrere a un cesareo

Tra le tante ricerche disponibili, prendiamo ad esempio quella del 2013 di Listening to Mothers: abbiamo un 5% di cesarei per donne senza induzione e senza epidurale contro un 31% di quelle che hanno avuto sia induzione che epidurale. Non è un caso. L’ossitocina sintetica stimola l’utero a lavorare, è vero. Ma un parto è più complesso. Un utero che lavora meccanicamente non basta. E se all’ossitocina sintetica contrapponiamo l’adrenalina che quasi ogni donna rilascia nella tensione di essere indotta…la tipica cascata di interventi che da un’induzione trascina a un cesareo diventa comprensibile oltre che probabile.

Un parto indotto aumenta la probabilità di depressione post-parto e non aiuta bonding e allattamento

Non vuol dire che tutte le donne indotte saranno depresse, non riconosceranno i loro bambini e nessuna allatterà. Una mamma resta comunque potenzialmente più forte. Ma il bagaglio bio-chimico dei primi giorni, quando una donna incontra il suo bimbo dopo un travaglio naturale e spontaneo con ossitocina, endorfine, prolattina e compagnia bella indisturbate, è quello che supporta al meglio i primi giorni -fisici e psicologici- della maternità. (L’ossitocina sintetica ha effetti anche sul bambino, non dimentichiamolo. Ma sarà tema di un prossimo post.)



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Qui NON abbiamo scritto di rifiutare sempre e comunque un’induzione. C’è scritto che la scelta è nostra e deve essere una scelta informata.
Dopo aver creato un essere umano dal nulla senza che nessuno avesse un cronometro alla mano per controllare il giorno e l’ora in cui gli avremmo fatto spuntare tutte le 5 dita della mano, è possibile – per non dire probabile – che il nostro corpo sappia anche metterlo al mondo.
La vera e più potente induzione del parto resta quella offerta dalla nostra ossitocina: arrivare in fondo alla gravidanza fiduciose e rilassate, preparate e ben assistite, è la vera condizione biochimica che permette al nostro cervello di rilasciare gli ormoni che servono.
Una mamma merita fiducia. E anche il suo bimbo.