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Gli incontri di Suor Veronica con l’ “angelo del candore”

maria cesira pazzafini
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 14/08/19
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Testimonianze straordinarie di questa clarissa cappuccina che è sulla via della beatificazioneSuor Veronica, al secolo Maria Cesira Pazzafini, nacque il 16 novembre 1896. All’età di 18 anni, l’11 marzo 1915, entrò nel monastero delle clarisse cappuccine di Ferrara, dove con umiltà o obbedienza ricoprì diversi incarichi, sempre accompagnata da visioni mistiche di Gesù e della Madonna e offrendo a Dio le sue sofferenze. Morì in concetto di santità l’8 luglio 1964. Da allora la sua tomba è meta di pellegrinaggio per i fedeli.

E’ in corso a Ferrara la causa diocesana di beatificazione aperta il 12 gennaio 2015 dall’arcivescovo Luigi Negri. I suoi scritti spirituali composti su ordine delle superiori e dei sacerdoti confessori si intitolano “Sentii cose che non so spiegare”. Un giorno in cui suor Veronica si trova in solitudine e piena di timori, perché ha paura di ingannare e di essere ingannata, brucia alcuni fogli, dove aveva scritto alcune ispirazioni.



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Confessatasi dal padre Giulio da Praduro che in quel periodo era il suo direttore spirituale, questi la rimprovera per quel gesto e le ordine di scrivere una visione che lei ebbe in quei giorni e di consegnargliela:

“Un giorno, nell’ora del riposo pomeridiano, mentre mi trovavo a letto, mi apparve un uomo che sembrava uno dei santi apostoli, con la barba e i capelli neri, il quale appressandosi alla sinistra del letto, amorevolmente, mi disse: Figlia mia, mi fa compassione la tua ignoranza! Vi sono tante cose nella purità del cuore, nella purità del corpo e nella purità degli occhi che tu non comprendi e che sarebbe pur tanto necessario sapersi. Vuoi che io te lo insegni? In questo mentre mi fece conoscere che, se io acconsentivo che m’ istruisse, mi avrebbe dato anche un lume per comprendere quanto insegna. Allora io risposi: Parlate, o Signor, che la vostra serva vi ascolta. Quasi non avevo terminato di dire queste parole, quando apparve ai piedi del letto un giovane bellissimo che assomigliava a Gesù, però molto più giovane di lui. Era vestito con una lunga e candita vestaglia. Il suo volto era candido ed amabile, ma alquanto maestoso. In tono severo, disse: “Retro, spiritu imundo (Vade retro, immundissime spiritu)”. 


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Il comparire di quel bel giovane, le sue parole, e lo scomparire di quell’uomo che era prima alla sua sinistra, “fu un lampo solo”. Allora quel bellissimo giovane, rivolgendosi alla suora, con uno sguardo severo, le disse:

“E tu, perché non ti sei fatto il segno della Santa Croce, come ti ha ordinato il tuo padre spirituale? Avresti meritato che il Signore ti avesse lasciata in balìa del demonio; ma egli vuol fare di te un vaso delle sue misericordie”. Io allora. Sbalordita  alquanto, per tutte queste cose, domandai: “E tu chi sei, che così parli?”. Fatti il segno della Santa Croce, e ti dirò chi sono”.

Io allora mi segnai, ed egli mi disse: “Io sono l’Angelo del candore e ti proibisco assolutamente di domandare quello che non comprendi, sotto pena di essere privata di una gemma sì preziosa. Tu non la conosci questa gemma, ma la conosce il tuo padre spirituale; perciò, digli che durante la Santa Messa l’offra a Gesù; e allora il demonio deporrà le armi. Sei stata avvertita che il demonio s’arrabbia per ingannarti, perciò ripeti spesso: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat. Chistus defendat ab omni malo. Amen. Poi: Per signum Cruci, de inimicis nostris, libera nos, Deus noster”. E così feci. 


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