“E’ la guerra fra gli angeli di Dio comandati da san Michele contro Satana, il serpente antico”
San Michele Arcangelo è pure il patrono della Gendarmeria vaticana i cui circa 150 membri sono talvolta definiti come “ gli angeli custodi del papa”. Il 29 settembre 2017 per la prima volta la Polizia italiana e la Gendarmeria vaticana hanno festeggiato insieme il loro angelico patrono fra le mura vaticane, alla presenza del ministro italiano degli interni Marco Minniti e del segretario della Santa Sede il cardinale Pietro Parolin.
Quel giorno papa Francesco ha detto nella sua omelia ai gendarmi: “Qualcuno di voi potrà dirmi: Ma, padre , noi come c’entriamo qui col diavolo? Noi dobbiamo difendere la sicurezza di questo Stato, di questa città: che non ci siano i ladri, che non ci siano i delinquenti, che non vengono i nemici a prendere la città. Ma, anche quello è vero, ma Napoleone non tornerà più, eh? Se ne è andato. E non è facile che venga un esercito qui a prendere la città. La guerra oggi, almeno qui, si fa altrimenti: è la guerra del buio contro la luce; della notte contro il giorno”.
San Michele e la guerra in Vaticano
Per questo, proseguiva papa Francesco, “vi chiedo non solo di difendere le porte, le finestre del Vaticano, peraltro un lavoro necessario e importante, ma di difendere, come il vostro patrono san Michele, le porte del cuore di chi lavora in Vaticano, dove la tentazione “entra” esattamente come altrove: “Ma c’è una tentazione: quella contro l’unità, quando le insidie vanno proprio contro l’unità, di quelli che vivono e lavorano in Vaticano. E il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale, no?” (….)
“Chiediamo a san Michele – aggiungeva Francesco – che ci aiuti in questa guerra: mai parlare male uno dell’altro, mai aprire le orecchie alle chiacchiere. E se io sento che qualcuno chiacchiera , fermalo! Qui non si può: gira la porta di Sant’Anna, va fuori e chiacchiera là! Qui non si può! È quello, eh? Il buon seme sì: parlare bene uno dell’altro sì, ma la zizzania no!”.
Leggi anche:
L’apparizione di San Michele a Roma sul mausoleo di Adriano
Satana all’attacco
Un paio di anni prima, sempre in una omelia ai membri della gendarmeria vaticana, papa Francesco aveva detto. “La prima Lettura, presa dal libro dell’apocalisse, incomincia con una parola forte: ‘Scoppiò una guerra nel Cielo’. E poi dice come era questa guerra: è la guerra finale, l’ultima guerra, la guerra della fine: E’ la guerra fra gli angeli di Dio comandati da san Michele contro Satana, il serpente antico, il diavolo. Questa è l’ultima e lì finisce tutto, rimane soltanto la pace eterna del Signore con tutti i suoi figli che sono stati fedeli”.
“Ma durante tutta la storia – continuava il papa – questa guerra si fa ogni giorno, ogni giorno: si fa nel cuore degli uomini e delle donne, si fa nei cuori dei cristiani e dei non cristiani. C’è la guerra fra il bene e il male dove noi dobbiamo scegliere cosa vogliamo, il bene o il male. Ma il metodo di guerra, i metodi di guerra di questi due nemici sono totalmente opposti. Nella preghiera di questi due nemici sono totalmente opposti. Nella preghiera iniziale, nella Colletta, chiediamo la grazia di essere difesi dall’Arcangelo Michele contro le “insidie” del demonio, del diavolo. e questo è uno dei metodi del diavolo, le insidie”.
“Pregate tanto…”
E ribadiva: (..) Pregate tanto perché il Signore con l’intercessione di san Michele Arcangelo vi difenda da ogni tentazione, da ogni tentazione di corruzione per il denaro, per le ricchezze, di vanità e di superbia. E quanto più umile, come Gesù, quanto più umile è il vostro servizio, più fecondo e più utile sarà per tutti noi (Papa Francesco, Omelia della Messa per il Corpo della Gendarmeria Vaticana, 3 ottobre 2015).
Leggi anche:
Monte Gargano: un cavaliere bianco appare al vescovo. E’ San Michele
La risposta del generale
Nel quotidiano della Santa Sede l’Osservatore Romano dell’8 giugno 2008, a pagina 8 si può leggere l’intervista di Mario Ponzi al comandante dei gendarmi vaticani: “Cosa significa essere gendarme in Vaticano?”.
Risposta del generale Domenico Giani: “Per far comprendere il senso del nostro servizio, mi piace riferirmi alla preghiera che ha appositamente composto per noi il nostro cappellano, monsignor Giulio Viviani, e che solitamente ripetiamo negli incontri spirituali, laddove essa recita: “Dio di immensa bontà, rendici sempre più degni e validi cooperatori dei tuoi angeli nel nostro servizio a protezione e custodia del successore di Pietro e della Sede Apostolica. Il tuo arcangelo Michele, difensore degli amici di Dio sia con noi per salvarci dalle insidie del male”. Per carità, non voglio dire che siamo o ci sentiamo degli angeli! Molto più umilmente vogliamo conformare la nostra missione a a quella propria degli angeli, chiamati a custodire e a proteggere. Il Papa prima di tutti”.
Leggi anche:
La bilancia e un’anima. La raffigurazione di San Michele che pochi conoscono