Il prelievo venoso periferico è una delle procedure più frequenti in pediatria, ma può causare ansia nei bambini. Vediamo come aiutarli!di Immacolata Dall’Oglio
Il prelievo venoso periferico è una delle procedure più frequentemente effettuate in pediatria. È semplice e dura pochi minuti. Tuttavia, per il bambino può rappresentare un’esperienza dolorosa e traumatica, tanto più per quei bambini che devono sottoporsi a frequenti controlli degli esami del sangue, come nel caso di una malattia cronica.
Come si può prevenire la paura da prelievo nel bambino?
La collaborazione dei genitori è fondamentale: i bambini sono spesso lo specchio dei genitori e del loro atteggiamento verso la procedura. Pertanto, è importante mostrarsi il più possibile sereni, con la consapevolezza che si tratta di una procedura semplice e generalmente rapida, anche se un po’ fastidiosa o dolorosa.
I genitori possono quindi con semplicità informare e preparare il proprio figlio all’esame, il giorno stesso delle analisi i figli più piccoli, mentre qualche giorno prima i più grandi (età scolare e adolescenti).
L’importante, in genere, è essere sinceri e rassicurarlo che i genitori saranno accanto a lui per affrontare questa esperienza.
È utile anche che i genitori portino qualcosa per intrattenere il bambino nel caso di possibile attesa prima del prelievo: la lettura di un libro o giocare insieme o disegnare, per far trascorrere il tempo più velocemente e ridurre l’ansia.
Leggi anche:
Cos’è un emocromo? a che serve?
Cosa fare per contenere il dolore durante l’esecuzione del prelievo?
Oltre a dare informazioni adeguate, è utile chiedere al bambino quali sono le sue preferenze: su quale braccio preferisce e ettuare il prelievo, se desidera o meno la presenza dei genitori, in che posizione preferisce stare (seduto o in braccio ai genitori).
I genitori potranno, inoltre, suggerire la tecnica di distrazione più adatta a loro figlio (guardare la televisione, giocare con qualche pupazzo o con un videogame, soffiare delle bolle di sapone, ascoltare o raccontare qualcosa) o i contenuti che possono essere più interessanti per il bambino (per esempio lo sport, gli animali, ecc.).
Le tecniche di distrazione e rilassamento sono molto importanti perché permettono al bambino di distaccarsi mentalmente non solo dal dolore fisico, ma anche dall’ansia e dalla paura della procedura. Nel neonato e nel lattante, la principale distrazione è data dal contatto fisico e dall’allattamento o dalla somministrazione di soluzione zuccherata appositamente predisposta, o dalla suzione non nutritiva. Se un bambino si divincola e piange significa che non vuole essere sottoposto alla procedura. Si prova quindi a distrarlo in vari modi, ma se non c’è modo di calmarlo, è opportuno intraprendere la procedura in un secondo momento. Essere trattenuto con forza contro la propria volontà può essere più doloroso dello stesso dolore provocato dalla procedura. Un altro aspetto importante è l’applicazione dell’anestetico locale nel punto dove verrà eseguito il prelievo. Spesso saranno gli stessi infermieri che valuteranno il patrimonio venoso di vostro figlio e decideranno le zone dove porre l’anestetico. Sarà importante rispettare i tempi d’azione raccomandati, che non sono mai inferiori ai 20 minuti: e la maggiore efficacia è dopo 60 minuti. Quindi, sentito anche il pediatra, specie per i bambini che possono richiedere diversi controlli ematici o in cui si suppone una scarsa collaborazione, i genitori possono prendere accordi in modo da presentarsi con l’anestetico già posizionato nelle aree precedentemente individuate.
E dopo il prelievo?
I più piccoli possono aver bisogno di essere subito consolati. Dai 5-6 anni si può chiedere al bambino “da uno a dieci, quanto male hai sentito?”.
Può essere un buon sistema per quantificare e commentare in modo sintetico l’impressione generale dell’esperienza dolorosa.
Scattarsi una fotografia dopo il prelievo può essere un altro modo utile per ricordarsi la reale entità della procedura nel caso in cui debba essere ripetuta nel futuro.
Leggi anche:
I test prima dei vaccini: servono davvero?
Tecniche di distrazione divise per età
Età: 0-3 mesi. Metodi: Marsupio terapia (kangaroo mother care), suzione non nutritiva, allattamento, contenimento visivo o con il contatto fisico.
Età 3 mesi 2 anni. Metodi: Contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare, cullare, ascoltare musica, distrazione (ad es. giocattoli sopra la culla).
Età 2-4 anni. Metodi: Distrazione (ad es. giocare, raccontare storie, leggere libri); respirazione, bolle di sapone, tecnica del guanto magico.
TECNICA DEL GUANTO MAGICO: l’infermiere fa finta di avere un guanto speciale, che non fa sentire il dolore; lo indossa prima del prelievo.
Età 4-6 anni. Metodi: Respirazione; rilassamento; distrazione (racconto di storie, gioco con pupazzi, parlare dei luoghi preferiti, guardare la televisione); tecnica del guanto magico, tecnica di visualizzazione, coinvolgimento nella procedura (ad es. mettere il cerotto).
TECNICA DI VISUALIZZAZIONE: consiste nel proporre al bambino di concentrarsi su un’immagine mentale piacevole (ad esempio trovarsi nel suo luogo preferito), anziché sul prelievo.
Età 6-11 anni. Metodi: Respirazione, rilassamento, distrazione (musica, contare, parlare dei luoghi preferiti, guardare la TV), tecnica di visualizzazione2, tecnica dell’interruttore.
TECNICA DELL’INTERRUTTORE: dopo il rilassamento si propone al bambino di immaginare – visualizzare – un interruttore in grado di diminuire la sensibilità al dolore dell’area di cute dove verrà effettuato il prelievo.
Età 11-13 anni. Metodi: Distrazione con musica o TV, respirazione, visualizzazione, tecnica dell’interruttore.
Leggi anche:
Quali sono gli esami per la diagnosi di allergia in età pediatrica?
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL MAGAZINE MULTIMEDIALE A SCUOLA DI SALUTE