“Non hai veduto che sotto il cappello aveva le corna? Ti assicuro che mi ha fatto sudare!”Giuseppe Benedetto nasce a Bra, in provincia di Cuneo, nel 1786, primogenito di dodici figli. Sacerdote nel 1811, si laurea in Teologia e ottiene il canonicato al Corpus Domini di Torino. Nella parrocchia merita l’appellativo di “canonico buono”. Nel 1827 viene chiamato a dare l’estrema unzione a una donna francese di passaggio a Torino, respinta dall’ospedale perché malata di tubercolosi. Assiste la donna fino alla morte; accarezza i bambini, parlando loro del paradiso, dove la loro mamma è salita. Poi consegna pochi soldi al marito disperato ed esce dall’albergo con l’animo carico di angoscia.
Quella sera prega a lungo nell’oscurità della sua chiesa del Corpus Domini, davanti all’immagine della Madre della Misericordia. All’improvviso ordina di accendere tutte le candele e di suonare le campane. E al sagrestano stupito: “Presto!“, dice, “la Madonna ha fatto la grazia”. La grazia di cui il Cottolengo, a quell’ora insolita, nella chiesa deserta, ringraziava la Madre della Misericordia, era quella di avergli fatto scegliere la via della carità più eroica e assoluta.
Un asino e due suore
Nei giorni seguenti vende i quadri, i libri, le fibbie d’argento, l’orologio d’oro e perfino il mantello, per prendere in affitto due camere in una casa detta della Volta Rossa. E’ quella prima sede di un piccolo ricovero, nel quale la prima ospite è una vecchietta paralitica che Cottolengo ha trovato per strada. Sulla “Piccola casa”, la Provvidenza fa fiorire la più splendida carità. Vi trovano rifugio e sollievo un esercito di malati incurabili, vecchi inabili, sordomuti, epilettici, menomati fisici e mentali. Nel 1831, quando sul Piemonte si abbatte il colera, le autorità fanno chiudere la “Piccola Casa”, ritenendola poco igienica. Cottolengo non si arrende: con un asino e due suore, si avvia verso Valdocco.
Qui la “Piccola Casa” diventa un villaggio, poi una borgata, poi un paese. L’uomo che credeva nella Provvidenza, giunto in paradiso il 30 aprile 1842, ancora oggi vive nella sua ammirevole opera. E’ protettore di coloro che confidano nella Provvidenza. Dalla biografia classica del Gastaldi scritta sul santo della carità riporto alcune testimonianze dei fastidi e delle vessazioni che il Cottolengo dovette patire dal demonio:
“Per dire di alcune non di tutte le infestazioni che tormentavano il Padre, accedeva di tempo in tempo che mentre prendeva nella notte il suo breve riposo, scomparissero dalla stanza le vesti, le scarpe, le calze, cosicché, volendosi alzare al mattino, non aveva più nulla di quanto gli era necessario. Dopo aver rovistato un po’ dappertutto le trovava in luoghi stranissimi. Interrogato in merito, il Servo di Dio rispondeva: “E’ venuto Chiapino (così chiamava il demonio) e mi ha fatto quella burla, perché vorrebbe che non mi alzassi per celebrare”.
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“Se tu sapessi chi è!”
Si vide una volta entrare nella stanza un signore decentemente vestito, il quale pòstosi a ragionare della Piccola Casa, voleva distogliere il Santo dall’opera intrapresa, mettendogli sott’occhio che in coscienza non poteva tirare avanti in quell’affare rovinoso, e che ora era contro giustizia mantenere tante persone a forza di debiti facendo soffrire i creditori; e ciò diceva con tanta persuasione ed eloquenza che il Padre, preso così all’improvviso, non sapeva che cosa rispondere, ma, accortosi dal turbamento che provava internamente che quella era un’apparizione diabolica, ricorse alla preghiera e se lo vide tosto scomparire. Disceso dalla camera in portineria, interrogò la suora se avesse visto uscire un signore e se l’avesse conosciuto: avendo ella risposto di no, il Servo di Dio soggiunse: “Oh, se tu sapessi chi è!” volendo indicare che era il demonio.
“Sono sempre stata qui…”
Nell’anno 1835 la vincenziana suor Camilla si trovava all’ufficio di portineria, quando un giorno si presentò alla porta un signore che, con in testa un gran cappello la cui falda era calata sugli occhi, chiedeva di parlare col Santo. Compiacente, la suora lo fece entrare e, mentre lo pregava di attendere un pochino quel tanto che era necessario per avvisare il Padre il nuovo introdotto, senza del Servo di Dio. La religiosa non fece gran caso a quel modo di agire e continuò nel suo ufficio.
Ma dopo un po’ di tempo vedendo il Padre discendere tutto solo le scale, gli si fece incontro a domandargli perdono per non aver annunziato quella visita, aggiungendo che non era stato possibile agire altrimenti, perché l’uomo dal cappellaccio aveva fatto tanto lesto quella manovra che lei non aveva potuto impedirglielo, e soggiunse anche: “Sono sempre stata qui alla porta, ma non l’ho più veduto uscire. Forse gira qua e là per la Casa”. Il Sant’uomo sorridendo rispose: “Quel signore è uscito per altra via e non aspettarlo più oltre a quella gente lì tanto fa che ci siano le porte come che non ci siano: hanno tutti i mezzi d’entrare e d’uscire. E poi non hai veduto che sotto il cappello aveva le corna? Ti assicuro che mi ha fatto sudare!”.
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La “partenza” del demonio
Un’ altra volta nel 1838, si presentò alla Piccola Casa un uomo signorilmente vestito che chiedeva del Servo di Dio. La portinaia non aprendo, ma solo parlando dallo spioncino, gli disse d’aver pazienza, perché in quel giorno il Padre non poteva ricevere nessuno. Quel tale con aria arrogante le rispose: “E io assolutamente voglio parlargli”. Quindi, senza saper come, se lo vide entrare in portineria e, infilata la scala, in un batter d’occhio fu alla stanza del Padre. “Bel modo è questo!” disse allora la suora e, piantandosi di guardia all’ultimo scalino: “Di qui pensava dovrà pur passare, e quando passerà, farò in modo di dirgli due parole”.
Ebbe pazienza ed aspettò un’ora intera. Finalmente vide uscire dalla stanza il venerato Padre pallido, affannato e abbattuto. A tal vista la suora si riscaldò tutta e, come per scusarsi, disse che quel signore s’era introdotto nella Piccola Casa in modo che lei non sapeva come, e qui lo aspettava, quando uscisse. Ma il Santo rispose: “E’ inutile aspettarlo, tanto è già partito. E’ se non lo sai, è il demonio che è venuto a tormentarmi. Ha una rabbia immensa contro la Piccola Casa. Ho dovuto sostenere con lui una gran lotta, per la quale sono sfinito di forze, ma, grazie a Dio, il maligno non ha vinto!”.
L’acqua benedetta
Si trovava in fin di vita una povera ricoverata che era agitatissima e smaniosa. Dopo aver cercato inutilmente ogni mezzo per renderla un po’ tranquilla, le suore ricorsero al buon Padre. Dicendogli dell’orribile stato in cui si trovava la meschina, lo pregarono di venir con una benedizione che credevano efficacissima in quelle smanie. “Vengo subito, subito rispose perché non deve morire in quel modo!”. Arrivò infatti e, dettele alcune buone parole, fece attorno al letto molte aspersioni con l’acqua benedetta. Poco dopo la moribonda morì, ed egli confidò alle suore che l’assistevano: “Se aveste visto la quantità di diavoli che erano qui per tribolarla! Ma speriamo nella Madonna e nell’Angelo custode che tutto sia dato bene nel Signore!”.
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