Francesco durante l’angelus ha “benedetto” lo storico gesto dei due leader, e ha parlato di “buon esempio di cultura dell’incontro”
«Nelle ultime ore abbiamo assistito in Corea a un buon esempio di cultura dell’incontro. Saluto i protagonisti, con la preghiera che tale gesto significativo costituisca un passo ulteriore nel cammino della pace, non solo su quella penisola ma a favore del mondo intero».
Così Papa Francesco, dopo la preghiera dell’Angelus recitata dalla finestra del suo studio che guarda piazza San Pietro, ha salutato a distanza Donald Trump e Kim Jong Un e la loro storica stretta di mano sul confine coreano.
Il villaggio della guerra
I due leader si sono visti poche ore prima a Panmunjon, il villaggio costruito sulla Dmz, la linea di demarcazione militare stabilita dall’armistizio del 1953 tra Corea del Sud (alleata con gli Stati Uniti) e Corea del Nord, situata a 60 chilometri da Seul.
Su proposta del presidente Usa, Trump e Kim si sono incontrati sulla linea del 38esimo parallelo, dove durante la guerra morirono moltissimi coreani e statunitensi. Alla fine vittime e dispersi furono 2 milioni e 800 mila, metà civili.
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L’incontro
Trump si è avvicinato al confine poco dopo le 8.30 ora Italiana. “Vorresti che attraversassi?” ha chiesto al leader nordcoreano. “Lui ha risposto che ne sarebbe stato onorato” ha raccontato poi alla stampa il presidente Usa. “L’onore è tutto mio”, ha replicato Trump, e ha attraversato da solo il confine intercoreano, primo presidente Usa ad averlo mai fatto. “Mi sento benissimo”, ha commentato subito dopo, mentre il leader Kim Jong-un gli andava incontro. I due si sono stretti la mano una prima volta in Corea del Nord. “E’ un piacere vederti di nuovo“, ha detto Trump, e il supremo comandante ha ricambiato, dicendo che “non si sarebbe mai aspettato” che si sarebbero potuti incontrare a Panmunjom. Entrambi hanno poi attraversato il confine e sono entrati nella Corea del Sud, concedendosi ai media per alcuni minuti (Vatican News, 30 giugno).
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L’invito
Ad ottobre scorso il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in – durante la sua visita in Vaticano – aveva consegnato una lettera di Kim al Papa.
«Il presidente Kim ha detto che accoglierà calorosamente il Papa, se visiterà Pyongyang», spiegava il portavoce del leader nord coreano (Agi, 10 ottobre 2018).
Una mano tesa a cui Francesco ha replicato in modo cortese: «il Papa ha detto che che potrebbe visitare Pyongyang quando ufficialmente sarà invitato», ribadiva dopo l’udienza con il pontefice il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in (Il Messaggero, 18 ottobre 2018). Come a dire, per ora manca l’ultimo tassello, che è quello di rispettare la prassi di un formale invito al Santo Padre.
Il precedente
Quando si completerà quest’ultimo pezzo del mosaico? Le parole del Papa all’Angelus e il disgelo con Trump fanno ben sperare. Intanto c’è un precedente: nel 2000, fu il padre di Kim, Kim Jong-il, a invitare a Pyongyang l’allora Papa Giovanni Paolo II. Ma il Santo Padre disertò l’invito. Erano altri tempi.
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