“Gesù mi ha dato la ferita anche nella mano sinistra, da sola nel silenzio e nel nascondimento in una piccola cameretta”Maria Bolognesi fu una grande mistica del ventesimo secolo, nacque a Bosaro in provincia di Rovigo il 21 ottobre 1924 e morì a Rovigo il 30 gennaio 1980. E’ stata beatificata il 7 settembre 2013. Soffrì molto a causa di varie malattie e la morte all’età di 56 anni non le consentì di portare a termine il suo progetto di assistenza ai bisognosi.
La stigmatizzazione
Fu un esempio di preghiera, di umiltà e di apostolato. La stigmatizzazione della Bolognesi avvenne progressivamente dal 2 gennaio 1944. Quel giorno il Signore appare in visione estatica e Maria, vedendolo tanto triste e con sudori di sangue, Gliene chiede spiegazione: “Maria, è per la conversione della anime. Ora il mio flagello è anche tuo, il tuo corpo riceve gli stessi sudori di sangue. Il mio sudore è tuo”. A questo punto la giovane esclama: “Mio Dio, che dolori, se non avessi Gesù vicino non potrei sopportare!”. Questa prima sudorazione sanguigna di Maria dura 5 minuti: le lenzuola, come scrive nel diario, sono “passate di sangue”. Nel diario del 15 aprile 1944 leggiamo che Maria in seguito a perdita di “sangue vivo” appariva agli occhi dell’Angelina Piva tanto pallida e tal punto fredda da costringere la signora a chiedere se si sentiva male. “Non ho male, lasciami riposare”, risponde Maria e l’Angelina a ribattere: “Ma se hai un profumo addosso!”. “ Io non sento nulla, non ti preoccupare, per me Gesù vorrà così”, è la risposta di lei.
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Primo accenno, questo, al profumo che emana ed emanerà in seguito da Maria durante le sudorazioni sanguigne. Nel diario del 21 maggio 1944 si legge l’ordine dato dal direttore spirituale all’Angelina Piva di conservare un “fazzoletto di Maria inzuppato di sangue” con meraviglia della beata, che non ne capisce la motivazione; ciò fa supporre che nell’estasi del venerdì santo del 7 aprile 1944 possa essersi verificata la ferita al costato.
Il costato insanguinato
E che si tratti della ferita al costato appare anche dalla richiesta di fazzoletti che il 26 aprile 1945 Maria rivolge alla Piva, perché “dal costato sono tutta bagnata”, come soggiunge la giovane. Il 20 luglio 1951 la beata scrive dei “ forti dolori della flagellazione che Gesù mi fa provare”. Questo è il primo accenno certo a simile partecipazione di Maria alla Passione del Signore. Accenni indiretti, e perciò non del tutto sicuri, si leggono anche nei diari del 21 ottobre 1949 e del 24 novembre 1952. La ferita alla mano destra è registrata nel diario del 25 gennaio 1954: “Questa mattina si aperse una ferita dalla mano destra” nel monastero di Ferrara nei giorni 25-28 agosto 1954 esce sangue dalle ferite dei piedi: “Mentre ero in chiesa alla S. Messa la Superiora mandava a prendere ogni cosa per lavare. La Superiora mi mandò a chiamare di nuovo. “Maria, Maria, Maria, quelle camicie sembrano un macello, come mai, anche a casa eri così?”. “No, Superiora, meno a casa”. “Ti fanno male i piedi, piccina mia?”. “Superiora, ho fatto l’abitudine”.
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Dalla risposta di Maria si può dedurre che certamente da questa data (ma forse da prima), ella soffra per le stimmate ai piedi, sebbene non in modo continuativo. L’ultima ferita alla mano sinistra viene inferta il 2 aprile 1955 presso la famiglia che a Sperlinga ospita Maria in ritiro quaresimale: “Gesù mi ha dato la ferita anche nella mano sinistra, da sola nel silenzio e nel nascondimento in una piccola cameretta”.
La Passione di Gesù
Così si conclude il ciclo del progressivo identificarsi di Maria con il Gesù della Passione. Le stimmate però sono lo strumento e il segno visibile del pieno e progressivo adeguamento di lei allo stato di vittima del Redentore, stato di vittima che costituisce la forma partecipativa di Maria alla realtà del Suo Sposo divino. Alla chiamata rivolta da Gesù a Maria a partecipare alla sua azione di vittima per l’umanità peccatrice fa riscontro l’ulteriore prova di fedeltà che il suo Fidanzato Gesù le chiede: questa prova è indirizzata a confermare la scelta della sofferenza come scelta di vita in opposizione alla scelta contraria offerta dal Nemico di Gesù.
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